lunedì 8 Luglio 2024

Cara Catanzaro: “Stadio allo stadio: lo impongono la nostra storia e le nostre radici”

L'associazione "Cara Catanzaro" interviene in seguito al convegno di ieri sulla problematica stadio Foto: Romana Monteverde

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Ci sono tanti buoni motivi per dire assolutamente no all’ipotesi nuovo stadio in periferia. Da quelli “romantici” legati al fascino della storia (e ricordiamo che il fascino non si compra) a quelli economici legati al grave nocumento in termini di presenze che ne devirerebbe per la città storica (già sofferente per lo spostamento di università e uffici regionali); da quelli ambientali legati alla necessità di scongiurare la cementificazione di ettari di terreno in pieno periodo di crisi climatica, a quelli di facile risoluzione delle problematiche che l’attuale collocazione dello stadio Ceravolo comporta.

Iniziamo da quest’ultimo aspetto che sembra quello a cui i favorevoli al nuovo stadio fuori le mura si appigliano maggiormente e cerchiamo di dimostrare come anche il “cozzo”, come in maniera ingenerosa e dispregiativa qualcuno cita la città storica, sia quindi assolutamente compatibile con un moderno e funzionale impianto sportivo. Nelle partite di questo meraviglioso campionato, si è sperimentato, grazie all’impegno dell’amministrazione comunale, il bus navetta dal parcheggio del Musofalo. Una sperimentazione riuscitissima che si potrebbe benissimo replicare con regolarità anche da altri parcheggi come quello della funicolare e anche quello di disponibilità dell’attuale proprietà giallorossa, con centinaia di posti auto, a ridosso della sede di via Gioacchino da Fiore, un parcheggio chiuso o sottoutilizzato da anni che troverebbe quindi un utilizzo ottimale.

Ma c’è molto di più. La realizzazione ormai certa della bretella di poche centinaia di metri che collegherà gli ampi parcheggi già esistenti a ridosso del cimitero e del campo scuola, alla strada per Siano, e quindi alla tangenziale, scongiurando così la necessità di entrare in città per raggiungere il Ceravolo, utilizzabile a favore sia della tifoseria giallorossa, ma anche e soprattutto di quella ospite, consentirà di trovarsi, in pratica, direttamente a due passi dal settore riservato alle tifoserie ospiti. Un accesso facilmente raggiungibile sia da ovest e da nord tramite la tangenziale, che da sud e da est tramite la bretella per Siano. Parcheggi che si potrebbero facilmente ampliare con sistemi modulari sopraelevati già utilizzati in tante altre realtà. Una soluzione che andrà a vantaggio non soltanto dello stadio in occasione delle partite, ma che si rivelerà utilissima tutti i giorni della settimana decongestionando notevolmente dal traffico la zona dell’ospedale.

E al proposito, immaginiamo solo un attimo se si concretizzasse il nostro antico sogno (ne parliamo da anni) di avere il Campus universitario al posto dell’ospedale Pugliese e viceversa. Si creerebbe un centro sanitario d’eccellenza al servizio di tutta la regione, con ospedale e policlinico finalmente integrati anche fisicamente a Germaneto, e un fantastico Campus (per le materie umanistiche e giuridiche) al posto dell’ospedale e integrato con il Parco della Biodiversità che farebbe invidia (almeno come collocazione) a Oxford e non solo. Basti immaginare gli studenti popolare il Parco anziché le assolate colline di Germaneto. Stadio, Parco e Campus insieme, sarebbe fantastico.

Il Ceravolo, da parte sua, si può benissimo ammodernare e rendere architettonicamente più gradevole con minimi interventi, come la realizzazione di un secondo livello di spalti ai due lati della palazzina (armonizzando così quest’ultima) e il rifacimento delle due curve rendendole dritte e anche queste a due livelli con prosecuzione direttamente dai distinti. La tribuna, fermo restando il rifacimento della copertura con eliminazione dei fastidiosi pilastri, potrebbe restare com’è attualmente, magari “legandola” alle nuove curve con delle torri, stile il Marassi di Genova. All’interno delle torri si potrebbe creare la sede sociale con annesso “museo” storico; palestre e attività commerciali, così come nello spazio posizionato dietro la tribuna si potrebbe creare un piccolo centro sportivo con campi da tennis, padel ecc., senza considerare il limitrofo palazzetto dello sport “Geppe Greco”. Uno stadio Ceravolo non solo stadio quindi, da vivere sette giorni su sette.

E poi basta guardare le altre realtà per capire che spostare lo stadio in periferia sarebbe una scelta anche in controtendenza rispetto a quando avviene ormai nel resto d’Italia e d’Europa dove chi ha lo stadio in centro se lo tiene ben stretto, anzi lo riqualifica proprio perché consapevole dell’ importanza. Esempio attualissimo lo stadio di Bergamo, dove, nonostante l’Atalanta sia ormai da anni al vertice del calcio europeo, si è rimodernato il vecchio stadio dov’era, e con una capienza di soli 25.000 posti che potrebbero sembrare pochi, ma così non è. E ancora Parma (stadio posizionato praticamente tra i condomini e in piena città), Genova, Firenze e tantissimi altri ancora. E in Europa? Basta pensare a Londra dove praticamente tutti i tredici stadi si trovano tra le case dei vari quartieri dell’ immensa capitale britannica. Idem a Parigi per il Parco dei Principi ecc.ecc. E poi, dicevamo, la storia.

Ci rendiamo conto che al vecchio Militare si respira la storia autentica delle nostre radici sportive? Che si respirano ancora i gol di Bui, Fanello, Tribuzio. Che si respirano ancora le magie di Massimo Palanca, il sorriso di Nicola Ceravolo e la maglietta intrisa di fango di Angelo Mammì dopo il gol della prima storica vittoria in serie A contro la Juventus? Ci rendiamo conto che il Ceravolo è il terzo stadio d’Italia in quanto ad anzianità e ancora attivo dopo il Ferraris di Genova e il Penzo di Venezia?
Non diamo quindi l’ulteriore colpo di grazia alla città, alla sua storia e ai suoi simboli più identitari solo nel nome di ulteriori tornelli e robe del genere, sarebbe un affronto a noi stessi, alle nostre radici, ai nostri padri.

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