La Serie B è un campionato che da sempre regala emozioni, sorprese e storie di calciatori capaci di infiammare le piazze. In questo contesto, l’articolo di Filippo Grimaldi sulla Gazzetta dello Sport di oggi, 5 gennaio 2025, pone l’accento su due figure che stanno caratterizzando la stagione: Pietro Iemmello del Catanzaro e Cristian Shpendi del Cesena. Non si tratta semplicemente di due attaccanti prolifici, ma di veri e propri leader, capaci di trascinare le proprie squadre con il carisma e l’esempio. La Gazzetta non si limita a celebrare i gol, ma scava più a fondo, esplorando le qualità umane e l’impatto che questi giocatori hanno sulle rispettive realtà. Un riconoscimento importante per due protagonisti di un campionato avvincente e imprevedibile, che meritano di essere raccontati in modo approfondito.
Bomber di razza, leader di natura: un identikit comune
L’incipit dell’articolo di Grimaldi è una sintesi efficace delle qualità che accomunano Iemmello e Shpendi: “Spirito di appartenenza. Spiccata leadership. Cinismo in campo. Senso di responsabilità”. Queste parole non descrivono solo due marcatori, ma delineano il profilo di due leader. Capaci di incarnare lo spirito della squadra, di assumersi responsabilità nei momenti cruciali e di essere un punto di riferimento per i compagni. Il gol, in questo contesto, diventa la naturale conseguenza di un atteggiamento positivo e di una mentalità vincente. Non si tratta di individualismo, ma di mettersi al servizio del collettivo, guidandolo verso l’obiettivo comune. Sia Iemmello che Shpendi, pur con caratteristiche diverse, incarnano perfettamente questo modello di calciatore moderno.
Iemmello, il ritorno a casa e la sfida alla profezia: un legame viscerale con Catanzaro
L’articolo dedica ampio spazio a Pietro Iemmello e al suo legame profondo con Catanzaro, la sua città natale. Grimaldi sottolinea come il capitano giallorosso sia “legatissimo a Catanzaro – si legge sulla Rosea –, città dove è nato, e s’è fatto apprezzare anche al di fuori della sua terra per il grande carisma dentro e fuori dal campo”. Questo legame non è solo geografico, ma affettivo e identitario. Iemmello non indossa una maglia qualsiasi, ma quella della sua città, della sua gente. Questo senso di appartenenza si traduce in un impegno ancora maggiore, in una volontà di dare sempre il massimo per onorare la sua terra.
Il megafono e il derby: un gesto che vale più di mille parole
Un episodio emblematico, riportato nell’articolo, testimonia la leadership di Iemmello: l’episodio del megafono dopo il derby pareggiato a Cosenza. “Era stato proprio lui, per placare i brusii di disapprovazione della gente, che era sceso dal pullman della squadra e, megafono in mano, aveva spiegato la sua delusione ai tifosi, garantendo in prima persona sull’impegno passato e futuro di tutto il gruppo. Fiducia ritrovata”. Questo gesto, semplice ma potente, dimostra la capacità di Iemmello di comunicare con la tifoseria, di farsi carico delle responsabilità e di trasmettere fiducia. In un momento delicato, il capitano ha scelto di mettersi in prima linea, di parlare a cuore aperto con i tifosi, ristabilendo un dialogo fondamentale per il bene della squadra.
“Nemo propheta in patria”? Iemmello smentisce il detto
La Gazzetta ricorda anche le perplessità che avevano accompagnato il ritorno di Iemmello a Catanzaro: “quando s’era creata l’opportunità di tornare nella sua città, aveva ricevuto solo consigli contrari. Invece ha dato retta all’istinto, nonostante le voci di chi gli ricordava che quasi nessuno poteva essere profeta in patria, a parte casi rari nel mondo del calcio come Totti o De Rossi”.
I fatti, però, hanno smentito queste previsioni negative. Iemmello non solo si è integrato perfettamente nel contesto catanzarese, ma è diventato un leader indiscusso, un punto di riferimento per la squadra e per la città. “Il campo ha detto altro. Ecco, anche qui si misura la grandezza di un calciatore, un leader vecchio stampo, e non è solo una questione di esperienza”. Questa frase sottolinea come la leadership di Iemmello non sia legata all’età, ma a una qualità innata, a un carisma che lo rende speciale.
Il confronto con gli altri “over 30”: Iemmello un esempio di continuità
L’articolo confronta Iemmello con altri attaccanti esperti della Serie B: “Perché dopo queste prime venti giornate non tutti gli altri ultratrentenni fra i nomi top dei cannonieri sono riusciti a fare altrettanto. Nella Cremonese promosso Vazquez, 35 anni, già a quota 8, mentre è in ritardo il sampdoriano Coda (36 anni, cinque centri), sedici gol l’anno scorso a fine stagione proprio con la maglia dei lombardi”. Questo confronto non è una critica agli altri giocatori, ma una sottolineatura della continuità di rendimento di Iemmello. Mentre altri attaccanti della sua età faticano a mantenere gli stessi livelli, il capitano del Catanzaro continua a segnare e a trascinare la squadra.
Oltre il gol: il valore aggiunto di leadership e appartenenza
L’articolo della Gazzetta offre una prospettiva interessante sul calcio, che va oltre la semplice statistica dei gol. Si concentra sul valore aggiunto che giocatori come Iemmello e Shpendi portano alle loro squadre: la leadership, il carisma, il senso di appartenenza. In un calcio sempre più globalizzato e impersonale, queste qualità diventano ancora più preziose. La capacità di creare un legame con la tifoseria, di trasmettere valori positivi e di essere un esempio per i compagni è fondamentale per costruire squadre vincenti e per creare un movimento calcistico sano e appassionante. L’articolo di Grimaldi è un invito a riscoprire questo aspetto del calcio, spesso trascurato, ma fondamentale per comprenderne la vera essenza.
