La notizia è di quelle che scuotono le fondamenta del calcio italiano: la Sampdoria è retrocessa in Serie C per la prima volta nei suoi 79 anni di storia. Un epilogo amaro e drammatico per una società che ha scritto pagine importanti del pallone tricolore, ma che ora si ritrova ad affrontare la realtà più dura: la discesa nel terzo livello del calcio nazionale.
Una stagione da incubo
Il pareggio senza reti sul campo della Juve Stabia, nell’ultima giornata della regular season 2024/25, ha sancito la disfatta. Con il risultato di 0-0, i blucerchiati chiudono al terzultimo posto in classifica, alle spalle di Frosinone e Salernitana, entrambe salve grazie alla classifica avulsa e agli scontri diretti. Il verdetto è inappellabile: è Serie C, insieme a Cosenza e Cittadella.
Il bilancio stagionale racconta di una squadra smarrita: appena 8 vittorie, 17 pareggi e 13 sconfitte per un totale di 41 punti. Numeri che certificano l’assenza di un’identità e di una continuità in campo, aggravata da una gestione tecnica confusa e turbolenta.
Una caduta senza precedenti
Dal 1946 ad oggi, la Sampdoria aveva sempre militato tra Serie A e Serie B, raggiungendo vertici straordinari come lo Scudetto del 1991, la finale di Champions League del 1992 e una Coppa delle Coppe nel palmarès. Ma il 2025 segna una frattura storica: per la prima volta, i doriani parteciperanno al campionato di Serie C.
Una caduta verticale che ha origine in un biennio oscuro, fatto di instabilità societaria, assenza di progettualità e continui scossoni in panchina. Una ferita che difficilmente si rimarginerà in breve tempo.
Quattro allenatori e nessuna svolta
La stagione era iniziata con la conferma di Andrea Pirlo, ma il suo esonero è arrivato dopo appena tre giornate. Al suo posto Andrea Sottil, che sembrava aver trovato una formula vincente, salvo poi crollare nel giro di poche settimane. Leonardo Semplici è stato il terzo tentativo: chiamato alla 17esima giornata, è durato fino alla 32esima, senza mai invertire la rotta.
Infine, Alberico Evani ha provato a ridare un’anima alla squadra nelle ultime sei giornate, affiancato da Attilio Lombardo e altri ex bandiere doriane. Ma il destino era ormai segnato: il pareggio di Castellammare ha solo chiuso una stagione già compromessa.
Le ferite societarie
La Sampdoria non ha pagato soltanto sul campo. Il declino è iniziato ben prima, con l’arresto dell’ex presidente Massimo Ferrero nel 2021 e le successive difficoltà gestionali. Nonostante il tentativo di rilancio con l’avvento di Matteo Manfredi e Andrea Radrizzani, le macerie finanziarie e morali non sono mai state davvero sgomberate.
Il risultato è un club che, negli ultimi due anni, ha arrancato senza visione, senza struttura e senza certezze, fino al tracollo definitivo.
Un futuro tutto da scrivere
La retrocessione in Serie C pone interrogativi profondi sul futuro del club. Sarà necessario ricostruire dalle fondamenta, con un nuovo progetto tecnico, una riorganizzazione societaria e, soprattutto, il sostegno incondizionato di una tifoseria che merita ben altro. Il nome “Sampdoria” pesa ancora nel panorama calcistico nazionale, ma ora serviranno fatti e non più promesse.
Il calcio è fatto di cicli, e anche i giganti possono cadere. Per la Samp, l’unica via è quella della rinascita, consapevole che il ritorno ai vertici passerà per un lungo e tortuoso sentiero. La passione della sua gente sarà il primo mattone su cui costruire una nuova identità. Perché il passato non si cancella, ma il futuro va scritto giorno dopo giorno.