Quella che doveva essere una giornata di calcio e sport si è trasformata in un momento amaro e doloroso per il Catanzaro e per i suoi tifosi. Durante l’amichevole di prestigio disputata a Dimaro contro il Napoli, il centrocampista Marco Pompetti è stato costretto ad abbandonare il campo a causa di un brutto infortunio alla gamba, causato da un’entrata tanto dura quanto inopportuna da parte del giovane partenopeo Luis Hasa. La diagnosi, arrivata nelle ore successive, non ha lasciato spazio a dubbi: frattura della tibia. Un colpo durissimo per la squadra di Alberto Aquilani, che perde così uno dei suoi uomini chiave alla vigilia di una stagione cruciale.
A distanza di poche ore dall’accaduto, secondo quanto riportato da Il Mattino, lo stesso Hasa ha telefonato a Pompetti per porgere le sue scuse e fargli un sincero in bocca al lupo per il recupero. Un gesto certamente apprezzabile e rispettoso, che però non è bastato a calmare l’indignazione che si respira in casa giallorossa. Perché quanto accaduto va ben oltre la dinamica di un contrasto di gioco: è la conseguenza di una leggerezza imperdonabile in un contesto – quello delle amichevoli estive – dove lo spirito dovrebbe essere ben diverso.
La rabbia del Catanzaro: “Certe entrate non devono esistere”
Il clima a Catanzaro è di forte amarezza. Tifosi, staff tecnico e società sono uniti in un sentimento di frustrazione e delusione. A essere messi sotto accusa non sono solo la dinamica dello scontro, ma anche il senso stesso di una partita che ha visto trasformarsi un momento di crescita collettiva in un grave danno sportivo. Pompetti, ormai al suo terzo anno in giallorosso, rappresentava non soltanto una pedina fondamentale nello scacchiere tattico, ma anche un punto di riferimento per lo spogliatoio, l’ambiente e la tifoseria. La sua assenza, in un momento in cui la squadra sta costruendo con ambizione la nuova stagione, sarà pesante sotto ogni punto di vista.
“In un’amichevole non possono e non devono esistere certi interventi”, è il pensiero che aleggia tra chi vive il Catanzaro ogni giorno. Un sentimento legittimo, rafforzato dal fatto che il danno non è stato solo tecnico, ma anche umano. Perché dietro ogni maglia, c’è un ragazzo, un professionista, una storia. E certe storie vanno protette, non spezzate.
Oltre le scuse, servono cultura e rispetto
È doveroso riconoscere il gesto di Luis Hasa, che ha avuto la sensibilità di contattare il compagno di squadra avversario per esprimergli solidarietà. Un comportamento che fa onore al ragazzo e ai suoi valori personali, ma che, purtroppo, non riesce da solo a colmare l’amarezza per ciò che è accaduto. Serve qualcosa di più. Serve una riflessione più ampia da parte di tutto il movimento calcistico: dalla gestione delle amichevoli al rispetto delle regole non scritte che dovrebbero guidare queste partite.
Il calcio non è solo tecnica e agonismo. È anche cultura, educazione sportiva e responsabilità. Ed è su questi principi che dovrebbero fondarsi le carriere dei giovani calciatori e il lavoro quotidiano dei club, soprattutto quando a essere coinvolti sono talenti come Pompetti, che con serietà e dedizione hanno costruito il proprio spazio a Catanzaro e nel panorama nazionale.
Il Catanzaro va avanti. E Pompetti non sarà solo
L’infortunio di Marco Pompetti rappresenta un ostacolo importante nel percorso del Catanzaro verso la nuova stagione, ma anche una nuova sfida da affrontare. La società si muoverà per reagire sul mercato, ma lo farà tenendo fede al proprio spirito: quello di un club unito, forte e profondamente umano. Pompetti, dal canto suo, potrà contare su un intero popolo che lo aspetta e che crede nella sua forza.
Il futuro è ancora suo. E la città lo sa.