Per Antonio Soda la sfida di sabato al “Picco” non è una partita come le altre. È “il match delle emozioni”, come ha confidato a La Nazione: un incrocio che riporta alla memoria i sette anni da calciatore nel Catanzaro—con l’esordio in Serie A contro l’Inter a soli 18 anni—e le tre stagioni da allenatore nello Spezia, culminate in una promozione in Serie B dopo 55 anni, una Supernova e una salvezza scolpita da imprese rimaste nella memoria collettiva.
“Riuscimmo a lasciarci alle spalle l’Arezzo di Antonio Conte e il Verona di Giampiero Ventura”, ricorda con orgoglio. In mezzo, i picchi emotivi: i successi sul Genoa di Gasperini e i “quattro punti con la Juventus” nel campionato dei colossi, dettagli che restituiscono la misura di un’epopea spezzina. È la voce di chi ha vissuto quel campo da protagonista e che sabato tornerà in tribuna, dove, come ha anticipato, sarà celebrato anche l’ex bomber Massimiliano Guidetti: “Con quella squadra abbiamo scritto la storia”.
Due cantieri in rodaggio: i segnali dallo Spezia e dal Catanzaro
Soda legge il presente con il filtro dell’esperienza. Siamo all’alba del campionato: lo Spezia paga un elenco di assenze che ne condiziona l’assetto e deve trovare compensazioni d’equilibrio. Contro la Carrarese si è visto meno mordente del previsto—anche alla luce della rivalità regionale—e l’allenatore calabrese si aspetta passi avanti già contro i giallorossi. Il Catanzaro, per contro, ha cambiato pelle: organico ringiovanito, idee nuove con Alberto Aquilani e una partita d’esordio che ha messo a nudo difficoltà di costruzione e letture sotto pressione, poi riequilibrate dalla perla di Pietro Iemmello. “Il Catanzaro ha qualità, soprattutto davanti”, sottolinea Soda, individuando nel capitano l’architrave tecnico ed emotivo del gruppo.
Le chiavi tattiche: aggressività, gestione del vento e leadership in area
Nel merito della gara, le parole di Soda richiamano tre temi. Il primo è l’aggressività: lo Spezia dovrà alzare i giri nel primo quarto d’ora, sporcare le linee di passaggio e misurare con più precisione il contro-pressing dopo palla persa. Il secondo è un fattore spesso sottovalutato ma determinante al “Ceravolo” e che accompagna i giallorossi anche lontano da casa: il vento. Se al debutto ha condizionato la pulizia del primo possesso, al “Picco” non può diventare un alibi: serviranno scelte più verticali e meno leziose quando la pressione chiude le uscite basse.
Terzo punto: la leadership in area. Iemmello resta il faro, ma il Catanzaro—lo si è capito dalle prime uscite—ha bisogno di alternare il tridente “leggero” con un riferimento capace di tenere botta spalle alla porta e liberare la trequarti. È uno snodo che la società sta affrontando sul mercato, mentre Aquilani lavora per dare al 4-2-3-1 una doppia anima: palleggio quando il contesto lo consente, attacco alla profondità quando il ritmo si impenna.
Fiducia reciproca: D’Angelo, Melissano e la via spezzina; Aquilani e la rotta giallorossa
“Mi fido di D’Angelo e del direttore Melissano”, dice Soda. È una forma di garanzia che poggia sul mestiere: con qualche innesto e il rientro degli infortunati, lo Spezia può risalire. Sul versante opposto, la fiducia è in Aquilani: il tecnico romano sta trasferendo principi chiari—uscite codificate, ricezioni tra le linee, coraggio nel portare uomini sopra la palla—senza dimenticare che la Serie B premia anche chi sa soffrire. L’uno a uno con il Südtirol, rimesso in equilibrio dal colpo del capitano, vale soprattutto come promemoria: il margine di crescita è ampio, la bussola è tracciata, il calendario non aspetta.
C’è, infine, una dimensione personale che rende questa vigilia unica. Antonio Soda non nasconde un sogno: “Mi piacerebbe tornare a lavorare in un club, magari nel settore giovanile”. Non è un vezzo, ma una linea di coerenza. È proprio nel lavoro con i giovani che, a Gozzano, emersero talenti come Junior Messias e Michael Kayode—quest’ultimo poi alla Fiorentina e ceduto al Brentford—insieme a una pattuglia di ragazzi oggi protagonisti tra Serie B e Serie C. La gioventù, quando è accompagnata, diventa progetto. E in una B che si decide sui dettagli, l’investimento sulla crescita—tecnica e mentale—fa spesso la differenza tra chi resta a metà del guado e chi costruisce davvero il proprio futuro.
La chiosa
Sarà una partita che parla al cuore e alla testa. Spezia–Catanzaro è la cartolina di due storie incrociate: una città di mare che chiede riscatto, una città di vento che pretende ambizione. Soda, che di entrambe conosce geografie e correnti, indica una via semplice e difficile allo stesso tempo: più intensità, più qualità nelle scelte, più personalità nei momenti che contano. Il resto lo farà il campo, in una notte che promette di pesare sul morale e sulla rotta delle prossime settimane. Perché le partite d’agosto non assegnano verità definitive, ma sanno già raccontare chi è pronto a prendersi qualcosa in più.