Il secondo pari consecutivo del Catanzaro nasce da una partita bloccata, spezzettata, con poche concessioni allo spettacolo. Lo 0-0 del “Picco” racconta di una squadra di Aquilani più solida e coraggiosa nel possesso, ma ancora poco incisiva quando si tratta di occupare l’area avversaria. Le statistiche della gara fotografano bene l’equilibrio e offrono alcune chiavi di lettura utili per capire dove sono mancati gli ultimi metri.
Spezia-Catanzaro, il termometro del gioco: più palla ai giallorossi
Nel territorio del palleggio il segno è giallorosso: 55% di possesso a favore del Catanzaro contro il 45% dello Spezia. Anche nella circolazione i calabresi hanno comandato: 505 passaggi tentati (di cui 412 riusciti, 82% di precisione) contro i 408/305 degli aquilotti (75%). Il baricentro più alto si riflette anche nei 5 calci d’angolo battuti (Spezia 1) e in una migliore rifinitura nella trequarti: 71% di passaggi completati in zona d’attacco (73/103), contro il 58% spezzino (63/108).
La qualità del possesso, però, non si è trasformata in pericolosità: il dato delle grandi occasioni segna 1-0 per lo Spezia, che ha interpretato il match in modo più verticale.
Dove nascono (e dove mancano) i tiri
Il quadro più netto arriva dalla mappa dei tiri. Totale conclusioni: 7-5 per lo Spezia; nello specchio 1-1. La differenza sta nella zona di tiro: i liguri hanno calciato 5 volte in area, il Catanzaro mai. Tutte le 5 conclusioni giallorosse sono arrivate da fuori. Coerente anche il dato dei tocchi nel rettangolo di Pigliacelli/Mascardi: 13 ingressi offensivi spezzini contro 6 del Catanzaro.
Tradotto: più manovra per Aquilani, più presenza interna per D’Angelo. È la ragione fondamentale per cui, a parità di tiri in porta, la sensazione di pericolo è stata leggermente dalla parte dei padroni di casa.
Duelli, intensità e palle inattive
Partita “di contatto”, ma corretta. I falli sono 23-14 per lo Spezia (gialli 3-3), a testimonianza di un Catanzaro che ha spesso costretto i bianchi al fallo tattico. Nei duelli a terra i giallorossi hanno avuto la meglio (57% vinti), mentre nei cieli del Picco ha prevalso lo Spezia (56% di duelli aerei vinti). Interessante la voce dribbling: 70% di riuscita per il Catanzaro (7/10), 40% per lo Spezia (4/10). In difesa, equilibrio: 15 tackle totali a testa; leggero plus giallorosso nei contrasti vinti (80% contro 53%).
Capitolo portieri: una parata per parte; unica presa alta del match per Mascardi (Pigliacelli 0), indice di poche palle profonde realmente contestabili.
Cosa dicono i numeri al Catanzaro
I dati consegnano un giudizio duplice. Da un lato la squadra ha mostrato ordine, pulizia tecnica e coraggio nel palleggio; sono segnali di crescita rispetto all’esordio. Dall’altro lato resta il nodo dell’attacco dell’area: zero tiri dentro i 16 metri e soli 6 tocchi nel box avversario spiegano lo 0-0 più di qualunque altra cifra. Per trasformare il controllo in vittoria, servirà aumentare la presenza interna, riempire meglio l’area sul lato forte e capitalizzare la mole di calci piazzati (oggi 5 corner).
Con l’impatto di profili come Federico Di Francesco e Luca Pandolfi — chiamati per alzare gamba e profondità — la prossima tappa è chiara: convertire la superiorità nel palleggio in pericolosità reale. Il campionato di B non aspetta: i numeri del Picco sono una base da cui ripartire, con una missione semplice da dire e difficile da fare — portare più Catanzaro dentro l’area avversaria.