L’arrivo di Luca Pandolfi a Catanzaro non è un colpo last-minute per riempire una casella, ma un tassello pensato per dare una scossa al reparto offensivo di Alberto Aquilani. Attaccante moderno, cresciuto tra i campi popolari dell’ARCI Scampia, Pandolfi porta in dote corsa, gamba e quella sana ostinazione di chi è passato dai dilettanti alla cadetteria senza scorciatoie. Il suo ingaggio – prestito dal Cittadella con obbligo di riscatto – racconta la fiducia del club: l’idea è che il classe 1998 possa diventare subito un punto di riferimento in una squadra che vuole attaccare in avanti, riconquistare alto e ripartire veloce.
Un percorso in salita: dalle piazze calde alla B da protagonista
Luca Pandolfi è il prototipo dell’attaccante “costruito in strada” e rifinito con il lavoro. Dopo l’infanzia calcistica all’ARCI Scampia, nel 2015 la tappa all’AltoVicentino, quindi Melfi e Portici (2017), dove si impone per generosità e senso pratico. La stagione della svolta è al Castrovillari (2018-19): 12 gol e la sensazione di un calciatore pronto a salire di livello. Lo nota la Virtus Entella, che lo porta tra i pro. Seguono prestiti ad Alessandria e Arezzo, la fioritura alla Turris – dove diventa un riferimento nel gioco verticale – e il salto verso la B, tra Brescia (interrotto da un brutto infortunio al menisco), Cosenza e Juve Stabia. Nell’estate 2023 si svincola e sposa il Cittadella: qui completa la sua maturazione da attaccante di categoria. Nelle ultime due stagioni: 16 gol e 3 assist, con l’ultimo campionato chiuso a 36 presenze e 8 reti. Numeri che non raccontano tutto, ma spiegano perché il Catanzaro abbia deciso di affondare il colpo.
Identikit tecnico: una punta che “strappa”, apre il campo e attacca l’area
Chi è, oggi, Luca Pandolfi? Un attaccante duttile: sa giocare centravanti ma non disdegna partire da esterno per tagliare dentro. Il suo calcio si nutre di accelerazioni, di attacchi alla profondità e di un lavoro prezioso spalle alla porta per far salire la squadra. È rapido, potente nello scatto breve, con una conduzione palla “ruvida ma efficace” che gli permette di vincere contrasti e di farsi trovare nel corridoio giusto. Dentro l’area, il primo istinto è la conclusione: destro pulito, colpo di testa competitivo, ricerca del secondo palo sulle palle sporche. Fuori dall’area, si vede spesso nello smarcamento a uscire: apre la corsia al terzino, riceve sul corpo e gioca semplice di prima, poi gira alle spalledel difensore per farsi servire in profondità.
Questa bivalenza – venire incontro e poi attaccare lo spazio – è la ragione per cui può convivere con più profili: con una seconda punta di raccordo, con un’ala che entra dentro il campo o al fianco di un centravanti classico. In fase di non possesso, Pandolfi ha un istinto “da cacciatore”: pressa in avanti, chiude la linea di passaggio sul mediano e aggredisce forte il primo controllo dei centrali. Una predisposizione utile ad Aquilani, che chiede ai suoi offensivi di essere il primo filtro.
Dentro il Catanzaro di Aquilani: tre utilizzi (molto) credibili
L’impianto 4-2-3-1 di riferimento offre a Pandolfi tre slot naturali, tutti coerenti con le sue caratteristiche.
- Centravanti verticale: con Iemmello da “dieci” alto o da seconda punta atipica. L’idea è semplice: Pietro viene incontro e gioca tra le linee, Pandolfi minaccia la profondità e tiene bassi i difensori; sul lato palla, gli esterni (Di Francesco o D’Alessandro) attaccano l’half-space per le combinazioni a muro. È lo scenario che massimizza le transizioni e apre corridoi per i cross “a rimorchio”.
- Esterno destro a piede naturale: soluzione utile quando Aquilani vuole allungare il campo. Pandolfi parte largo, punta l’uomo, cerca il fondo per il cross teso sul primo palo (dove lui stesso attacca dentro dopo lo scarico). In questo assetto, la complementarità con Favasuli è evidente: uno va, l’altro copre; poi si invertono.
- Coppia da 4-4-2 fluido con Iemmello: in alcune fasi si può abbassare il trequartista e alzare le due punte in parità numerica con i centrali avversari. Pandolfi lavora sul centrale “lato cieco”, attacca il secondo movimento mentre Iemmello viene corto. Questo pattern, nella B di oggi, è spesso letale.
La chiave sarà il timing: se Pandolfi riesce ad allineare la sua corsa ai tempi di rifinitura di Petriccione e Pontisso, i suoi strappi diventeranno linee di passaggio “obbligate” per i compagni.
Cosa aggiunge subito: cinque vantaggi competitivi
1. Profondità costante. Il Catanzaro ha bisogno di qualcuno che scavi metri dietro la linea difensiva: Pandolfi lo fa d’istinto.
2. Pressing e recupero alto. La sua aggressività permette di alzare il baricentro senza sfilacciare la squadra.
3. Varietà di attacco. Può chiudere sul primo palo, attaccare il secondo o presentarsi sul taglio alle spalle del terzino: tre corse, tre soluzioni.
4. Transizione. Ogni palla riconquistata è una corsa alle spalle dell’ultimo difensore: Catanzaro potrà essere più pericoloso in campo aperto.
5. Mentalità. La carriera “per gradini” ha forgiato un profilo resiliente: Luca si sporca le mani, rincorre, accetta il duello. Nella B di oggi vale oro.
Le aree di miglioramento: primo controllo e scelte nell’ultimo metro
Come ogni attaccante “di strappo”, Luca Pandolfi rende al massimo quando la palla viaggia veloce e lo sorprende in corsa. Quando deve giocare corto spalle alla porta, la pulizia del primo controllo e la scelta dell’appoggio possono ancora crescere; lo stesso vale per la selezione del tiro: ridurre una conclusione forzata per una rifinitura in più può aumentare i suoi xG personali. Sono dettagli che il lavoro quotidiano con Aquilani – attenzione maniacale a postura e orientamento del corpo – può migliorare a vista d’occhio.
Un filo con Scampia: la fame che resta
C’è un tratto umano che colpisce, in Pandolfi: la naturalezza con cui non dimentica da dove viene. Dalla Turris alla B, passando per un infortunio pesante e città complesse, non ha mai perso fame. È quella fame che lo ha riportato protagonista a Cittadella e che oggi lo conduce a Catanzaro. I numeri certificano la crescita, ma il resto lo raccontano gli occhi quando parla di lavoro e di occasioni da prendersi, non da aspettare.
Cosa cambia per il Catanzaro (subito)
Con Di Francesco a dare 1 contro 1 e rifinitura dal lato forte, Pandolfi consente alla squadra di allungarsi con criterio: apre lo spazio per l’inserimento della mezz’ala, costringe il centrale avversario a girarsi e, soprattutto, tiene occupati due difensori. Se ne beneficerà Iemmello, più libero di tessere il gioco tra le linee, e se ne accorgeranno i terzini, che avranno un riferimento immediato per il cross attaccato (quel pallone teso, dal 3/4, che in B spesso vale un gol). Sulle palle inattive, la sua elevazione aggiunge un target credibile al primo palo.
Il calcio è anche storie di seconde opportunità. Quella di Luca Pandolfi è cominciata da lontano e oggi si intreccia con la maglia giallorossa. Al Catanzaro serve un attaccante che corra per sé e per gli altri, che apra varchi e strappi applausi; a Pandolfi serve un pubblico capace di accendere il motore quando le gambe chiedono aiuto. L’accordo è semplice: lui ci mette la corsa, voi il volume. Se la strada è quella giusta, presto ne vedremo gli effetti sul tabellino. E – soprattutto – in classifica.
