Le prime parole in giallorosso di Federico Di Francesco ai canali ufficiali del Catanzaro disegnano con chiarezza l’identità del nuovo arrivato: entusiasmo, concretezza e un’idea precisa di squadra. L’esterno, reduce dall’esperienza al Palermo e da parecchi anni di Serie A, racconta un approdo maturato negli ultimi quindici giorni di mercato e vissuto come un passaggio naturale della propria carriera: «È nata negli ultimi 15 giorni. A Palermo la situazione era cambiata e venire a Catanzaro è la scelta più giusta». È una presentazione senza fronzoli, nella quale Di Francesco lega subito il suo percorso a quello del club: «Mi hanno parlato di un gruppo sano, con tanti giovani di qualità. Mi metterò a disposizione per aiutare il Catanzaro a raggiungere gli obiettivi stagionali».
Perché Catanzaro: progetto, ambiente e fiducia tecnica
Di Francesco insiste su tre parole chiave: progetto, ambiente, fiducia. La spinta decisiva arriva dalle conversazioni con Alberto Aquilani e con il direttore Ciro Polito: «Ho parlato con il mister e mi ha fatto un’ottima impressione. Anche il direttore: persone serie, ambiziose, era quello che cercavo e di cui avevo bisogno». A fare da cornice, la fotografia di una realtà che ha costruito reputazione con metodo: «Catanzaro è una realtà sana che negli anni è sempre migliorata».
L’eco delle sue memorie da avversario completa il quadro: una sola apparizione al Ceravolo con il Palermo, ma sufficiente per percepire «ambiente caldo, legame forte tra squadra e città, grande voglia di sport e di calcio». Nelle parole del nuovo numero giallorosso c’è anche un passaggio di continuità affettiva: «Un mio caro amico, Leonardo Mancuso, ha giocato due anni qui e me ne ha sempre parlato bene».
Dentro lo spogliatoio: riferimenti e connessioni
Il primo sguardo è ai compagni: Marco D’Alessandro come riferimento tecnico con cui ha già condiviso spogliatoio, Marco Pompetti come legame di casa («è di Pescara come me») con aneddoti che dicono confidenza e normalità («da piccoli giocavamo a calcio tennis d’estate»). Poi tanti volti conosciuti incrociando percorsi e categorie: «In campo ci si conosce e ci si rispetta». È un dettaglio che pesa: l’inserimento nelle dinamiche del gruppo, nel 4-2-3-1 voluto da Aquilani, passa anche da relazioni già collaudate e da un linguaggio comune fatto di letture, tempi di pressione e attitudine al lavoro.
Obiettivi e messaggio alla piazza
La declinazione degli obiettivi è sobria, quasi programmatica: «Ragiono giorno per giorno. Voglio mettermi nelle condizioni migliori per aiutare il Catanzaro. Gli obiettivi personali sono una conseguenza: arrivo con massimo entusiasmo e massima umiltà, ma con la consapevolezza di poter fare bene». La chiusura è una chiamata collettiva al tifo e all’appartenenza: «Vi aspettiamo tutti al Ceravolo, spero di vedervi presto. Forza Catanzaro!». È il trait d’union tra un giocatore che porta esperienza, duttilità e gamba, e una piazza che ha imparato a riconoscersi in una squadra che vuole qualità e coraggio.
L’innesto di Federico Di Francesco aggiunge al Catanzaro un profilo pronto subito, con il lessico giusto per questo progetto: competizione interna, rispetto dei ruoli, contributo quotidiano. Per i giallorossi, che hanno scelto di alzare il livello tecnico senza perdere equilibrio, è un segnale ulteriore verso un’identità sempre più chiara. Adesso la parola al campo: il Ceravolo aspetta di accendere la scintilla.
