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venerdì 19 Dicembre 2025

Catanzaro, perché parte tardi e perché finisce forte: anatomia di inizio stagione

Il Ceravolo è ancora caldo quando Matias Antonini apre il secondo tempo con un destro che accende il boato. Un lampo, subito. Ma il vero racconto di questo avvio di stagione sta prima, e sta dopo: nei 45’ iniziali in cui il Catanzaro fatica a riconoscersi, e nella seconda frazione in cui la squadra prende coraggio, alza i giri, cambia pelle — e spesso cambia anche la partita.

Dove si inceppa il primo tempo

C’è un filo che unisce le prime tre giornate: nessun gol giallorosso nei primi 45’. Con il Südtirol, l’avvio è di quelli che pesano: Kofler colpisce di testa al 13’ e costringe le Aquile a rincorrere da subito. A La Spezia lo 0-0 fotografa un primo tempo bloccato, povero di campo alle spalle e di seconde palle vinte. Con la Carrarese il punteggio resta inchiodato, ma i toscani fanno paura e chiuderanno con tre legni che raccontano meglio di mille aggettivi quanto la partita sia stata in bilico. Sono segnali chiari: il Catanzaro parte contratto, i reparti restano lunghi, l’uscita bassa non trova linee pulite, i riferimenti tra i due mediani e la trequarti si accendono tardi.

Non è (solo) questione di nomi: è anche questione di forma. Aquilani sta cercando la camicia giusta: 4-2-3-1 all’esordio, 3-5-2 ibrido al Picco, 3-4-2-1 col ritorno al Ceravolo. Scelte legittime — la rosa glielo permette — ma ogni cambio di abito chiede tempo: sincronismi nuovi, altezze diverse dei quinti, letture sulle uscite del primo pressing. Finché gli automatismi non scattano, il Catanzaro dei primi tempi resta più di studio che di affondo.

Lo dice anche il campo nella sua lingua secca. All’esordio, la rincorsa parte nella ripresa con Iemmello che pareggia al 61’ e salva la serata. A La Spezia, in 90 minuti si contano due tiri in porta in totale, uno per parte (il più insidioso giallorosso è di Pontisso al 77′). Contro la Carrarese, si sblocca subito il secondo tempo — Antonini al 46’ — ma prima dell’intervallo il Catanzaro ha creato poco tra le linee, schiacciato dal 3-4-2-1 apuano che oscurava i corridoi centrali. E quando una gara resta a basso punteggio, basta un episodio: l’1-1 di Illanes al 64’ rimette tutti al tavolo delle occasioni sprecate.

Cosa cambia nell’ultimo quarto d’ora

Qui la musica cambia. È una costante: dopo il 60’ il Catanzaro sale di tono. Con il Südtirol, la spinta che porta al pari nasce da un giro-palla più rapido sui due mediani e da un attacco area più convinto. A La Spezia, la squadra costruisce la migliore chance proprio nella ripresa (la conclusione di Pontisso, oltre a quella di Di Chirara), segno che i meccanismi crescono col passare dei minuti. E contro la Carrarese l’onda finale è tutta giallorossa — palloni messi dentro a ripetizione, tiri da fuori, pressione alta — anche se il brivido grosso è di marca ospite, con un legno all’85’ che strozza il boato in gola al Ceravolo. L’inerzia però, negli ultimi 20’, è sistematicamente dalla parte delle Aquile.

Dentro c’è la mano dell’allenatore. Aquilani non ha paura di toccare la squadra: cambia assetto, alza il baricentro, pretende più personalità nelle scelte palla al piede. Non sono parole buttate: il tecnico lo ha ripetuto fin dal debutto, “partita complicata, dobbiamo leggere meglio e avere più personalità”, sottolineando anche la gioventù del gruppo. E dopo la Carrarese ha parlato senza giri di parole di un primo tempo “sottotono”, chiedendo meno apatia e più coraggio. Il messaggio è chiaro: l’aggiustata c’è, ma deve arrivare prima.

La chiave tattica (e mentale) per svoltare

Il trend è scritto: tre pareggi in tredue gol segnati, due subiti. Le gare il Catanzaro oggi non le perde perché è fragile, ma perché parte tardi. La cura? Scegliere un abito base — 4-2-3-1 o 3-4-2-1 cambia poco — e cucirci sopra tre principi non negoziabili fin dal primo minuto:

  1. Uscita pulita e verticale: i primi 20’ chiedono coraggio sul primo passaggio. Senza, gli esterni vengono incontro troppo bassi e la trequarti rimane sulla carta.
  2. Baricentro 10 metri più su: a Spezia lo si è visto nella ripresa; quando la linea si alza e il recupero palla avviene nella metà avversaria, aumentano seconde palle e tiri.
  3. Cambi come onde d’urto, non come cerotti: l’ingresso di energie fresche (lo si è visto con le rotazioni nelle ultime due) deve accompagnare, non inseguire, la scelta di alzare il ritmo.

Il materiale c’è. Il gol di Antonini e la firma di Iemmello dicono che la squadra ha più soluzioni di quel che mostrano i primi 45’. Il punto è accendere prima l’interruttore, portare nel primo tempo l’ardore che oggi arriva nell’ultimo quarto d’ora. Le prossime partite diranno se il Catanzaro saprà trasformare la buona rincorsa in una partenza vera. Perché questo campionato ti perdona gli aggiustamenti, non l’attesa.

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