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mercoledì 24 Settembre 2025

Petriccione, “un punto che conta”: il post che accende la sua ripartenza

La foto è nitida, la curva sullo sfondo, il piede che cerca la palla. Petriccione rompe il silenzio del martedì con un messaggio su Instagram: un punto che vale, si lavora per alzare l’asticella, felice di essere tornato al Ceravolo. Niente frasi fatte, nessun giro largo. È la voce di chi sa come funziona lo spogliatoio: dopo la terza X di fila, si tiene l’inerzia dalla parte giusta e si guarda avanti.

Petriccione, il messaggio e il momento

Dentro quel post c’è più di un pensiero. C’è l’orgoglio del rientro in campo davanti alla sua gente e c’è la promessa implicita: migliorare, subito. In stagione, Petriccione ha dovuto aspettare. Nelle prime due giornate è rimasto in panchina mentre il 2006 Fabio Rispoli (prestito Como) si è preso il compito con una naturalezza sorprendente. Scelte che raccontano una squadra ancora in rodaggio, ma anche la profondità di un reparto dove chi entra deve spostare il livello.

Il post dice “un punto che conta”. È vero. In un campionato lungo, certe partite non si vincono: si evitano di perdere. E quando una squadra giovane prova sempre a giocare, come vuole Aquilani, il dettaglio pesa doppio. Petriccione lo sa: la differenza la fanno le distanze, le uscite pulite, la qualità sul primo passaggio. Dettagli che lui porta in dote.

Jacopo Petriccione dentro il piano di gioco

La mappa è chiara: palleggio dal basso, mezzali che si alternano tra rifinitura e pressione, trequarti che devono trovare il corridoio giusto. In questo sistema, Jacopo Petriccione è il centro dell’orologio. Sa leggere quando rallentare per far salire la squadra, quando infilare verticale per liberare l’esterno, quando cambiare lato prima che la pressione arrivi. Con lui in campo, la riaggressione diventa più corta perché il primo controllo orientato spezza la morsa e costringe l’avversario a correre all’indietro.

Fin qui, Aquilani ha chiesto minuti di personalità a chi c’era. Rispoli ha risposto presente: piedi educati, coraggio nel prendersi il rischio, tempi già adulti per uno nato nel 2006. È un’ottima notizia: alza l’asticella degli allenamenti e costruisce una concorrenza sana. Per Petriccione significa potersi riprendere il centro con un livello di competizione alto, il modo migliore per ritrovare il ritmo vero.

Se cerchi riferimenti di contesto, abbiamo messo a fuoco i nodi della partenza giallorossa qui: focus tattico e gestione degli ultimi 20’. E per la cronologia del suo impiego e le scelte del mister, rimandiamo anche al nostro approfondimento post-gara: analisi e indicazioni dal Ceravolo.

Gli snodi tecnici che può sbloccare

Con Petriccione in ritmo gara, il Catanzaro guadagna tre cose: linea di passaggio sicura tra centrali e mediani; pulizia sul giro palla corto-lungo che libera gli esterni a campo aperto; qualità sulle palle inattive, che in B fanno classifica. Non è una bacchetta magica: è l’effetto accumulo. Un passaggio spezzato in meno, un’uscita pressata che diventa controllo, un tempo di gioco in più negli ultimi trenta metri.

Petriccione e la gerarchia che nasce

Dopo due settimane di panchina e un rientro misurato, l’idea è costruire minutaggio. Tradotto: iniziare partite, magari uscire prima del 90’, ma incidere sulla struttura. La presenza di Rispoli consente rotazioni reali: quando il ragazzo regge la gara sporca, Petriccione può cucire dal basso; quando serve più lettura sulla trequarti, è il dieci a portare qualità sui sedici metri. È un incastro interessante, soprattutto nelle sfide dove l’avversario ti porta uomo su uomo e ti obbliga a uscire bene per non buttare via palloni.

Lo si è visto anche nell’ultimo match: i momenti migliori sono arrivati quando il palleggio ha superato la prima pressione. Lì, una verticalizzazione in più poteva cambiare la serata. È il tipo di dettaglio in cui Petriccione incide: non appariscente, ma determinante.


Alla fine, il post Instagram non è solo comunicazione. È un passaggio di consegne: dal racconto alla responsabilità. Petriccione dice che quel punto conta e che si lavora per migliorare. Sta a lui, adesso, riportare in campo la sua grammatica: tempi, testa alta, passaggi che aprono finestre. E a noi resta una domanda semplice, la più vera di tutte: quando il ritmo tornerà quello giusto, quanto potrà spostare la stagione la sua mano sul gioco?

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