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martedì 23 Settembre 2025

Reggiana-Catanzaro, il gol di Lambourde e i dubbi che restano: il VAR tra linee, centimetri e prospettive

Ci sono gol che entrano in porta e finiscono dritti nel tabellino. Poi ci sono quelli che, al di là della rete gonfiata, restano sospesi nel limbo delle discussioni. Il 2-1 firmato da Lambourde al 74’ di Reggiana-Catanzaro appartiene senza dubbio alla seconda categoria.

Un’azione veloce, un cross teso dalla destra di Bozzolan, l’inserimento dell’attaccante di proprietà dell’Hellas Verona che, con un guizzo, anticipa la difesa giallorossa e mette dentro. Lo stadio “Città del Tricolore” esplode, i granata esultano, ma sulle facce dei giocatori del Catanzaro non c’è rassegnazione: c’è il dubbio. Quel dubbio che in Serie B – e ormai in tutto il calcio moderno – vale più di mille parole: fuorigioco o non fuorigioco?


Il frame che divide

Il VAR entra in azione, le immagini vengono analizzate. Dopo qualche secondo arriva la sentenza: gol regolare. Secondo le linee tracciate al computer, è Bettella a mantenere in gioco Lambourde. Tutto a posto, si riparte dal centrocampo. Eppure, anche chi ha gli occhi allenati a vedere decine di partite a settimana resta con la sensazione che qualcosa non torni.

Il fotogramma mostrato lascia margini di dubbio. Nel momento esatto in cui Bozzolan colpisce il pallone, l’attaccante granata sembra avere mezza spalla oltre la linea difensiva. Bettella è effettivamente più arretrato, ma la prospettiva dell’inquadratura non è limpida: il campo è diviso dall’ombra che taglia la zona dell’area, le diagonali dei difensori giallorossi non sono nette, e il piede del centrale non si vede in maniera chiara. In un calcio dove i centimetri diventano gol o annullamenti, basta questo per alimentare la discussione.


VAR: tecnologia che genera più domande che certezze

Il VAR, introdotto per togliere polemiche, si ritrova spesso al centro di esse. Da strumento nato per “correggere l’errore evidente”, si è trasformato in arbitro silenzioso che decide il destino delle partite su linee millimetriche.

E il problema non è solo tecnico, ma anche di fiducia. Tifosi, allenatori e addetti ai lavori si chiedono: come vengono tracciate quelle linee? Chi stabilisce il frame esatto in cui parte il cross? Perché le immagini mostrate al pubblico sono così limitate? Domande legittime che finiscono per offuscare l’unico dato certo: il Catanzaro si è ritrovato sotto 2-1 per un episodio che rimarrà discusso ancora a lungo.


Le voci della piazza

Basta leggere i commenti sui social per capire quanto il tema sia sentito. C’è chi parla di fuorigioco netto, chi difende la regolarità del gol, chi invece mette in discussione il concetto stesso di fuorigioco passivo.

Un tifoso scrive: “Il problema vero è che con le nuove regole si dà discrezionalità al VAR. Ci vorrebbero norme oggettive, certe, non interpretazioni”. Un altro sottolinea: “Da questo prospetto sembra fuorigioco, ma poi vai a vedere che immagini hanno loro…”. C’è chi contesta la geometria (“basta cambiare un frame e cambia tutto”), e chi invece chiude la questione con pragmatismo: “Alla fine il VAR ha deciso così, inutile protestare”.

Eppure, il punto resta sempre lo stesso: la tecnologia, anziché placare la discussione, la accende ancora di più.


L’impatto emotivo sulla partita

Per il Catanzaro quel gol poteva essere una mazzata. Dopo aver giocato una partita intensa, con occasioni costruite e coraggio nel proporre gioco, ritrovarsi sotto nel momento clou avrebbe steso chiunque. Ma qui entra in scena Alphadjo Cissè, il ragazzo del 2006 che in pochi giorni si è preso il cuore dei tifosi giallorossi. Con una punizione da cineteca, ha rimesso tutto in equilibrio e cancellato l’amarezza.

È stato un segnale importante: questa squadra non si piega davanti alle ingiustizie – vere o presunte – e non perde la testa neppure nei momenti complicati. E questo, in Serie B, può fare la differenza tanto quanto un colpo di mercato.


Una questione di prospettiva

Torniamo all’azione incriminata. Chi guarda la foto televisiva nota una cosa: la posizione di Lambourde sembra oltre la linea difensiva. Chi invece si affida al frame del VAR trova Bettella leggermente arretrato, dunque in gioco. Due verità, due prospettive, entrambe plausibili.

Il calcio vive di questi paradossi. Una volta c’era la “regola del beneficio del dubbio” che andava all’attaccante. Oggi il beneficio va alla tecnologia, e questo cambia radicalmente la percezione delle cose. Perché se l’occhio umano dice “fuorigioco”, ma il computer dice “regolare”, il tifoso medio si chiede: a chi devo credere?


La fragilità delle difese e la concretezza degli attacchi

Dal punto di vista tattico, il gol di Lambourde nasce anche da un errore di posizionamento della difesa del Catanzaro. Bozzolan ha troppo spazio per crossare, la diagonale difensiva non è perfetta e il movimento in avanti dei centrali non è sincronizzato. È lì che un attaccante rapido trova il varco.

Eppure, è proprio in queste situazioni che si misura la solidità di una squadra. Alberto Aquilani lo ha detto chiaramente: il Catanzaro deve crescere soprattutto nelle due aree, perché è lì che si decidono le partite. Un cross lasciato partire, un passo sbagliato in marcatura, e l’avversario non perdona.


Il peso psicologico del VAR

Non bisogna dimenticare un altro aspetto: il fattore psicologico. Quando un gol viene convalidato dopo una revisione al VAR, l’impatto emotivo sulle squadre è enorme. La Reggiana ha festeggiato due volte: prima per la rete, poi per la conferma tecnologica. Il Catanzaro, invece, ha dovuto ingoiare un boccone amaro, sentendosi penalizzato da un episodio dubbio.

Questi momenti spesso determinano la narrativa di una partita. È la sottile linea tra esultanza e frustrazione, tra fiducia e nervosismo.


Il contesto della gara

Non dimentichiamo il contesto: Reggiana e Catanzaro hanno dato vita a una partita intensa, giocata a viso aperto. Il 2-2 finale, firmato dalla magia di Cissè, fotografa bene l’equilibrio visto in campo. Ma la rete di Lambourde resterà il punto più discusso, perché in gare così combattute, un episodio può cambiare il destino di novanta minuti.

Alla fine, resta un pareggio e resta un interrogativo. Il gol di Lambourde era regolare o no? Forse sì, forse no. Ma al di là della verità tecnica, resta la sensazione che in Serie B – e non solo – la tecnologia abbia trasformato la discussione calcistica in un esercizio di geometria.

Il calcio, invece, è fatto di emozioni, intuizioni, errori e colpi di genio. E se un fuorigioco millimetrico diventa argomento da tribunale, il rischio è di perdere la bellezza della sua imprevedibilità.


Il Catanzaro esce comunque con la testa alta, perché reagire dopo un episodio così discusso non è da tutti. Cissè ha messo la sua firma, la squadra ha mostrato carattere, e Aquilani sa bene che il percorso passa anche da queste ferite.

La domanda, però, resta lì, sospesa come il pallone che taglia l’area nel cross di Bozzolan: era davvero tutto regolare?

E forse non avremo mai una risposta definitiva. Ma dopotutto, il calcio vive anche di questo: delle discussioni che si accendono al bar, delle immagini riviste mille volte, dei “secondo me era fuorigioco” e dei “gol regolare”. Perché finché se ne parla, significa che il calcio, quello vero, quello che fa discutere, è ancora vivo.

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