C’è un’immagine che resta stampata negli occhi di chi era al “Mapei” e di chi, davanti alla tv, seguiva Reggiana-Catanzaro: il tiro di Marras che si insacca, e davanti a Mirko Pigliacelli la sagoma di Manolo Portanova, in una posizione che ha acceso subito il fuoco delle proteste giallorosse. L’urlo del gol, e subito dopo il gesto plateale di Pigliacelli che allarga le braccia verso l’arbitro, convinto che la visuale gli fosse stata ostruita.
Il Catanzaro di Alberto Aquilani non ha fatto mistero del proprio disappunto: quell’azione andava fermata, perché la presenza di Portanova davanti al portiere non era neutrale. La discussione è esplosa sui social, nei bar e negli spalti, come succede quando la moviola diventa protagonista. E infatti, l’episodio è stato analizzato anche da chi il regolamento lo conosce bene: Gianpaolo Calvarese, ex arbitro internazionale, oggi voce critica e lucida attraverso il suo sito calvar.it.
L’analisi dell’ex arbitro
Calvarese parte da un punto fermo, quasi a voler calmare le acque: “Le immagini televisive non chiariscono del tutto la geografia della posizione di Portanova”. Un modo elegante per dire che la tecnologia, in questo caso, non offre certezze assolute. Ma la sua lettura va oltre.
L’ex direttore di gara individua due scenari possibili:
- Il primo: Iemmello potrebbe effettivamente tenere in gioco Portanova, con quella gamba che rimane parallela al terreno e che, al fotogramma giusto, lo rimette in posizione regolare.
- Il secondo: se invece Portanova fosse in fuorigioco, allora la sua presenza diventerebbe pesante come un macigno, perché compie un movimento che incide sulla capacità di Pigliacelli di vedere e intervenire sul tiro di Marras.
In pratica, spiega Calvarese, il confine tra regolarità e irregolarità passa da un dettaglio sottile: la gamba di Iemmello. Se tiene in gioco, tutto regolare. Se no, siamo di fronte a un fuorigioco d’impatto, espressione cara ai regolamenti moderni, che non guardano solo alla posizione ma anche all’influenza sulla giocata.
La percezione in campo
E qui sta il nodo. Perché, al di là delle linee del VAR e delle interpretazioni, resta la percezione dei protagonisti. Pigliacelli lo ha detto col corpo, prima ancora che con le parole: Portanova era lì, davanti a lui, e in quel momento contava eccome. Non è un caso che i compagni abbiano circondato l’arbitro tra gesti e proteste, sicuri che la decisione dovesse essere ribaltata.
La sensazione dei tifosi, amplificata dai commenti del post partita, è che ancora una volta al Catanzaro manchi quel pizzico di tutela nei momenti decisivi. E se la tecnologia, nata per fugare i dubbi, non riesce a cancellare le ombre, il dibattito si fa ancora più acceso.
Un episodio che lascia il segno
Il calcio vive anche di queste storie. Un gol che cambia la partita, una decisione arbitrale che divide. Marras segna, la Reggiana esulta, il Catanzaro si sente penalizzato. E da lunedì mattina il tema non è più il punto strappato in trasferta, ma il fuorigioco di Portanova.
Calvarese, con la calma di chi il fischietto lo ha portato in Europa e in Serie A, non dà verdetti assoluti ma mette lì gli elementi: posizione dubbia, possibile impatto sul portiere, decisione che resta al limite. In altre parole, il classico episodio che fa discutere, e che probabilmente continuerà a farlo a lungo.
Il dubbio resta
E allora il discorso torna sempre lì: in un campionato lungo e spietato come la Serie B, episodi del genere possono pesare tanto quanto un infortunio o un errore sotto porta. Il Catanzaro dovrà fare i conti con questo, ma intanto i tifosi giallorossi continueranno a chiedersi: quel gol andava davvero convalidato?
La risposta, per adesso, resta sospesa tra le parole di Calvarese e la rabbia dei tifosi. Perché a volte, più che la verità, conta la percezione. E in questo caso, la percezione giallorossa è chiara: Pigliacelli non ha visto, e il Catanzaro non ha avuto giustizia.