Massimo Mauro conserva nel proprio palmares un primato che pochi possono vantare: ha calcato i campi di Serie A al fianco di tre autentici fenomeni del calcio mondiale come Zico, Michel Platini e Diego Armando Maradona. Il centrocampista catanzarese, cresciuto calcisticamente nelle giovanili giallorosse ed esordito in massima serie a soli 18 anni proprio con il Catanzaro, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del Quotidiano Sportivo nella quale ha ripercorso momenti indimenticabili della sua carriera, spaziando dai ricordi di gioventù alla passione per il basket e il golf, fino a riflessioni attuali su Nazionale e campionato.
Massimo Mauro, radici calabresi e passioni parallele
L’amore per il pallone è nato prestissimo, quasi in fasce, come racconta lo stesso Massimo Mauro: “Finivo il biberon e giocavo con la palla”. Eppure, accanto al calcio, c’è sempre stata un’altra grande passione, quella per la pallacanestro. “Ero playmaker, il basket mi ha sempre accompagnato”, rivela l’ex centrocampista, ricordando il tifo per l’Olimpia Milano e l’idolatria per Mike D’Antoni. Durante gli anni a Udine andava a vedere dal vivo Drazen Dalipagic, definito “un tiratore folle”, mentre a Torino seguiva la Berloni Basket stringendo amicizia con giocatori del calibro di Morandotti, Savio, Pessina e Caglieris. Ancora oggi segue l’NBA tifando per i Los Angeles Lakers, squadra che ha nel cuore dai tempi di Magic Johnson e Kobe Bryant.
Il calcio, però, fino ai 17 anni era puro divertimento, senza pressioni o aspettative genitoriali eccessive. “Non c’era la pressione odierna, era un modo per autogestirsi e sentirsi liberi. Ci si poteva esprimere ed era meraviglioso perché i problemi si risolvevano autonomamente: così si cresceva”, spiega Mauro con nostalgia. Solo dopo l’esordio in Serie A con il Catanzaro è arrivata la consapevolezza che il calcio potesse diventare una professione vera e propria.
I tre fenomeni: Zico, Platini e Maradona
Dopo le prime esperienze con i giallorossi calabresi, Massimo Mauro è approdato all’Udinese, dove ha incontrato il primo campione autentico della sua carriera: Romeo Causio. Ma l’arrivo di Zico ha segnato una svolta definitiva nella comprensione di cosa significhi essere un fuoriclasse. “Quando è arrivato Zico, ho capito la differenza tra un campione e un fuoriclasse. Il brasiliano era esempio di professionalità e leadership. Un uomo squadra con tutte le qualità per essere trascinatore del gruppo”, ricorda Mauro con ammirazione.
Successivamente, con la maglia della Juventus, ha condiviso lo spogliatoio con Michel Platini, mentre l’esperienza al Napoli lo ha messo al fianco di Diego Armando Maradona. Quando gli viene chiesto quale dei tre fosse il più forte, Massimo Mauro non si sottrae alla domanda ma offre una risposta articolata: “Tecnicamente non saprei chi scegliere. Diego aveva qualcosa in più per il valore che riusciva a dare alle cose semplici, per se stesso e per la squadra. Platini ha un’intelligenza superiore alla media. È un grande attore con la drammaticità francese e la capacità di sdrammatizzare qualsiasi momento. Una persona unica di grande valore dotata di grande ironia”.
Golf, emozioni e la Fondazione Vialli e Mauro
Appesi gli scarpini al chiodo, Massimo Mauro ha trovato nel golf un surrogato dell’adrenalina vissuta per vent’anni sui campi di calcio. “Tirare la pallina è un’emozione simile a salire le scale a San Siro. Quando immagini un tiro e riesci a eseguirlo è soddisfazione pura. Il golf è una delle gioie della vita”, confessa con entusiasmo. Un’emozione che vive ancora oggi, gareggiando tra amici sul primo tee.
Proprio il golf è diventato lo strumento attraverso il quale Mauro e Gianluca Vialli hanno dato vita nel 2003 alla Fondazione Vialli e Mauro, ispirandosi all’esempio di Tiger Woods e alla Dunhill Cup britannica. L’obiettivo è raccogliere fondi per la ricerca sulla SLA (sclerosi laterale amiotrofica) e, successivamente, anche sulla prevenzione del cancro. Nel 2025 la Fondazione ha celebrato la ventesima edizione della Golf Cup al Royal Park I Roveri di Torino, un traguardo straordinario raggiunto grazie al contributo di professionisti, celebrity e appassionati.
Dopo la prematura scomparsa di Luca Vialli, avvenuta nel gennaio 2023, Mauro ha scelto di proseguire da solo l’impegno benefico: “È un modo per viverlo quotidianamente. Tutto quello che facciamo è ispirato alle sue indicazioni e porto sempre il suo pensiero, so cosa gli piaceva. In ogni occasione lo ricordiamo festeggiandolo perché lui era così: serio, preparato ma anche molto ironico”.
San Siro, scudetto e Nazionale: lo sguardo sul calcio di oggi
Nel corso dell’intervista, Massimo Mauro ha espresso anche un parere sul futuro di San Siro, confessando che sarà “un dispiacere enorme non vedere più” lo storico impianto milanese, pur comprendendo “la necessità di andare avanti con strutture moderne al passo con i tempi”. Riguardo alla lotta scudetto, l’ex centrocampista ha individuato in Inter e Napoli le favorite, definendole “le più forti, perché hanno le rose più complete”.
Capitolo a parte merita il giudizio su Gennaro Gattuso, nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana nominato nell’estate del 2025. “Rino è quello che ci voleva. È esempio di appartenenza, senso del dovere e rispetto nell’indossare la maglia Azzurra”, ha dichiarato Mauro. Tuttavia, l’ex giocatore del Catanzaro ha posto l’accento su una problematica strutturale del calcio italiano: la scarsità di talenti azzurri nei top club. “Osservavo Atalanta-Juve che avevano in campo solo 5 italiani: 2 portieri e 3 difensori. Se 2 delle prime 4 squadre del campionato non hanno centrocampisti e attaccanti italiani, Gattuso non può inventarsi grandi soluzioni”. Una fotografia impietosa della situazione attuale, che certifica come il problema della Nazionale non risieda tanto nella guida tecnica quanto nella carenza di giocatori di livello internazionale formati in Italia.
Gattuso, dal canto suo, ha preso le redini della Nazionale con entusiasmo e consapevolezza, chiedendo ai suoi giocatori “senso di appartenenza, entusiasmo e voglia di sacrificarsi per i compagni”. Dopo la vittoria sofferta contro Israele che ha regalato agli Azzurri l’accesso ai playoff mondiali, il tecnico calabrese ha dichiarato: “Spero che Dio ce la mandi buona”, confermando la necessità di un pizzico di fortuna per completare il cammino verso il Mondiale.
Un legame indissolubile con il Catanzaro
Nonostante una carriera che lo ha portato a vestire le maglie di Udinese, Juventus e Napoli, Massimo Mauro non ha mai dimenticato le proprie radici calabresi. Ancora oggi trascorre le vacanze nel catanzarese, mantenendo vivo il legame con la terra che lo ha cresciuto e con i colori giallorossi che hanno segnato l’inizio della sua avventura nel grande calcio. Il Catanzaro, attualmente impegnato nel campionato di Serie B 2025-26, occupa la quattordicesima posizione con 6 punti dopo 7 giornate, frutto di 6 pareggi e 1 sconfitta. Per i tifosi giallorossi, le parole e i ricordi di Mauro rappresentano un patrimonio di passione e professionalità, l’esempio di come si possa raggiungere l’eccellenza partendo dalla provincia.
La carriera di Massimo Mauro resta una pagina luminosa della storia del calcio italiano e calabrese, un percorso che ha intrecciato talento, dedizione e valori autentici. Dal Catanzaro ai campi dei Mondiali, passando per l’impegno sociale attraverso la Fondazione, Mauro continua a essere un modello per le nuove generazioni, testimone di un’epoca in cui il calcio era libertà, crescita e pura emozione.