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lunedì 20 Ottobre 2025

Aquilani nel labirinto: Catanzaro spento, il Ceravolo fischia

Il Catanzaro vive il momento più difficile dalla ripartita in Serie B. Otto giornate senza vittorie, appena 6 punti in classifica e una squadra irriconoscibile rispetto alle ultime due stagioni. Alberto Aquilani, arrivato in estate per sostituire Fabio Caserta, è finito nell’occhio del ciclone dopo il ko interno contro il Padova, che ha certificato una crisi non più solo tecnica, ma identitaria.​

Il rendimento altalenante: sei pareggi e il crollo di Monza

L’inizio di stagione del Catanzaro è stato paradossale: sei pareggi consecutivi nelle prime sei giornate, un record negativo che non si registrava dal 1933. Le Aquile hanno mostrato un discreto possesso palla (il 61% medio, il più alto della Serie B), ma una sterilità offensiva preoccupante. Come ammesso dallo stesso Aquilani nelle scorse settimane: “Ci manca il killer instinct”.​

Il copione sembrava ripetersi identicamente: equilibrio perfetto con sei gol fatti e sei subiti, prestazioni ordinarie ma senza mordente. Poi è arrivata la trasferta di Monza, che ha messo a nudo tutte le fragilità. Un bel primo tempo, chiuso sul pari, ma con i giallorossi in vantaggio grazie al gol di Cissé al 5′, e poi il crollo totale: due reti subite su squadra schierata, errori difensivi marchiani e una squadra che “è sparita” dopo il secondo gol.​

“Abbiamo preso due gol evitabili, eravamo schierati. Sono dettagli che contano in Serie B”, ha spiegato Aquilani nel post-gara. Il tecnico ha parlato di “problemi psicologici” e “stanchezza”, ma la realtà è apparsa più complessa: una squadra fragile mentalmente, che non ha trovato la reazione necessaria per invertire la tendenza.​

Due settimane di lavoro per la svolta: promesse e delusioni

Dopo il ko di Monza, il Catanzaro si è ritrovato con due settimane piene per lavorare durante la sosta per le nazionali. Un’opportunità preziosa per Aquilani, che lo scorso anno aveva permesso a Caserta di trovare la quadra in un momento simile. Il tecnico romano ha lavorato senza alcuni nazionali (Liberali, Cisse e Bashi), cercando di ricostruire certezze tattiche e mentali.​

“Il lavoro è l’unica arma, l’unica medicina che conosco per migliorare”, aveva dichiarato alla vigilia della sfida col Padova. Aquilani aveva annunciato la necessità di trovare “cattiveria” e personalità, elementi mancati per tutta la prima parte di stagione.​

La sfida col Padova: una squadra spenta e senza identità

Il match contro il Padova era l’occasione della svolta, ma si è trasformato nell’ennesima delusione. Aquilani, tolto Bettella, ha confermato in blocco la formazione di Monza, una scelta che ha sorpreso considerando le due settimane di preparazione. Il risultato? Una prestazione scialba, “spenta”, contro un avversario tutt’altro che irresistibile.​

Il gol di Perrotta nel primo tempo ha condannato i giallorossi, che hanno reagito in maniera disordinata, senza mai convincere. Il rigore sbagliato da Iemmello, ipnotizzato da Fortin, ha tolto l’ultima speranza di raddrizzare la partita. Per la prima volta dopo tre anni, il pubblico del Ceravolo ha fischiato la squadra.​

“Sembra sempre il momento giusto per la svolta, ma quel momento non arriva”, ha ammesso con amarezza Aquilani. Il tecnico ha difeso i suoi giocatori dalle accuse di mancanza di carattere: “Non sono d’accordo, perché vedo reazione e voglia di provarci, seppur con limiti importanti”. Ma ha anche confessato: “Siamo fragili. Abbiamo preso gol al primo errore”.​

Aquilani sempre più in bilico

La panchina del tecnico romano “appare sempre più traballante”. Nonostante non ci sia un ultimatum ufficiale, la società non può più ignorare i numeri: zero vittorie in otto giornate, l’ultima volta era accaduto nella stagione 1962-63. Per trovare un avvio peggiore in Serie B bisogna tornare addirittura al 1946-47.​

“Mi sento in discussione, ma non da oggi. Sono io il responsabile, ma non mollo”, ha dichiarato Aquilani con sincerità. Il tecnico ha confermato di non aver parlato con il direttore Polito dopo la sconfitta col Padova, ma è chiaro che la fiducia sia ai minimi termini.​

La situazione è delicata anche perché il Catanzaro non ha più l’identità ammirata nelle ultime due stagioni. La squadra è “in deriva identitaria”, smarrita tra un possesso palla sterile e una fragilità difensiva preoccupante. Le scelte tattiche di Aquilani sono state criticate: dalla gestione di giocatori come Liberali, Buglio e Buso (tutti lasciati in panchina contro il Padova), alle difficoltà nel trovare soluzioni contro avversari organizzati.​

Prospettive: serve una reazione immediata

Il Catanzaro è quindicesimo in classifica con 6 punti, pericolosamente vicino alla zona playout. Il confronto con lo scorso anno è impietoso: “Solo due punti in meno, ma la differenza vera è l’identità perduta”. I tifosi, delusi e frustrati, meritano risposte immediate.​

Per Aquilani le prossime partite potrebbero essere decisive. “Non sono uno che molla, credo in questo progetto”, ha ribadito. Ma senza una vittoria imminente, il destino del tecnico romano potrebbe essere segnato. Il Catanzaro ha bisogno di ritrovare quella “cattiveria” e quella consapevolezza che lo avevano reso una delle rivelazioni della Serie B negli ultimi anni. Altrimenti, il cambio in panchina diventerà inevitabile.​

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