Il Ceravolo esplode, le Aquile finalmente volano. Dopo otto giornate di digiuno, il Catanzaro di Alberto Aquilani ha conquistato la prima vittoria stagionale battendo 1-0 il Palermo nella sfida della nona giornata di Serie B. Ma il dato che emerge con prepotenza dalle statistiche è uno solo: i giallorossi hanno vinto l’unica partita in cui hanno avuto meno possesso palla rispetto agli avversari. Un paradosso tattico che ribalta le certezze di una squadra costruita per dominare il gioco, ma che forse ha trovato la sua vera identità proprio quando ha accettato di rinunciare al controllo totale del pallone.
Il paradosso del possesso: dominare per perdere
Fino alla sfida contro i rosanero, il Catanzaro aveva viaggiato con una media monstre del 60,7% di possesso palla, seconda miglior percentuale dell’intera Serie B 2025-26. Un dato che certificava la filosofia di gioco di Aquilani: pressing alto, costruzione dal basso, occupazione della metà campo offensiva e ricerca ossessiva del controllo. Eppure, quella supremazia tecnica si era tradotta in un bottino magro: zero vittorie, sei pareggi e due sconfitte nelle prime otto uscite.
Contro il Palermo, invece, i giallorossi hanno accettato di giocare con il 43% di possesso contro il 57% degli ospiti. Per la prima volta in stagione, il Catanzaro ha giocato in inferiorità numerica palla al piede, adottando un approccio più attendista e verticale. Il risultato? La prima vittoria dell’anno, firmata dal gol di Alphadjo Cisse al 45’+2 su assist di Pietro Iemmello. Un paradosso tattico che racconta più di mille discorsi: a volte, per vincere, bisogna saper rinunciare.
I numeri della svolta: difesa e cinismo al posto del controllo
Le statistiche della partita disegnano un Catanzaro inedito. Con 303 passaggi contro i 391 del Palermo, i giallorossi hanno rinunciato alla costruzione corale per affidarsi a transizioni più veloci e letture difensive impeccabili. La difesa a tre ha chiuso 24 volte contro le 15 del Palermo, mentre Pigliacelli ha effettuato 4 parate decisive contro le 2 di Joronen. Il portiere giallorosso ha salvato il risultato in almeno tre occasioni cruciali, confermandosi ancora una volta tra i migliori in campo.
Sul fronte offensivo, il Catanzaro ha tirato 10 volte contro le 14 degli ospiti, ma con maggiore precisione negli ultimi metri: 3 tiri in porta contro 5, e soprattutto 3 grandi occasioni create contro 2. Una maggiore concretezza che ha fatto la differenza: i giallorossi hanno sfruttato al meglio l’unica vera chance nitida nel primo tempo, mentre il Palermo ha pagato dazio a una mira imprecisa e alla solidità del blocco difensivo catanzarese.
Il centrocampo compatto: la chiave tattica di Aquilani
La vera novità tattica è stata l’assetto del centrocampo. Con Pontisso, Petriccione e Rispoli (o Buglio nelle rotazioni), Aquilani ha costruito un centrocampo a tre più folto e protettivo, capace di schermare le linee di passaggio centrali e costringere il Palermo a giocare sugli esterni. I 36 passaggi in zona d’attacco del Catanzaro contro i 59 del Palermo raccontano una squadra che ha preferito attendere piuttosto che esporre il fianco alle ripartenze di Pohjanpalo e Le Douaron.
La mappa del possesso palla evidenzia come i giallorossi abbiano concesso il 42% del gioco nella zona centrale agli avversari, accettando di difendere con il 38% di occupazione della propria metà campo e lasciando solo il 20% di possesso nella trequarti offensiva. Una rinuncia consapevole al predominio territoriale, compensata da una maggiore aggressività sui contrasti: 14 contrasti totali contro 16, con una percentuale di successo del 64% nei duelli difensivi.
Palermo sterile nonostante il dominio tecnico
Per il Palermo di Pippo Inzaghi, invece, è arrivata la prima sconfitta stagionale dopo un avvio imbattuto (4 vittorie, 4 pareggi). Nonostante il dominio territoriale e i 57% di possesso, i rosanero hanno faticato a trovare varchi nella difesa giallorossa, producendo 14 tiri ma solo 5 nello specchio. La mancanza di cinismo è emersa anche nei 8 calci d’angolo conquistati contro i 2 del Catanzaro , mai sfruttati con la dovuta cattiveria.
I numeri dei contrasti raccontano una squadra tecnicamente superiore ma poco incisiva: 31% di contrasti vinti contro il 64% del Catanzaro, e appena 1 fallo avversario provocato in zona d’attacco contro i 5 dei padroni di casa. Il Palermo ha dominato nei 391 passaggi e nei 322 passaggi precisi, ma ha pagato la mancanza di profondità verticale e la difficoltà a sfondare il muro eretto da Antonini, Brighenti e Di Chiara.
Catanzaro-Palermo, una lezione tattica per Aquilani: vincere senza dominare
La vittoria contro il Palermo rappresenta una svolta concettuale per il Catanzaro di Aquilani. Fino a ora, i giallorossi avevano incarnato il mantra del possesso palla: nelle precedenti uscite stagionali avevano viaggiato con medie da 60-70% di controllo del gioco, come dimostrato contro il Monza (59%), il Sudtirol (74%) e la Sampdoria (64%). Ma quei numeri si erano tradotti in un digiuno di vittorie che durava dalla scorsa stagione.
Ora, la strada sembra tracciata: il Catanzaro può vincere anche senza monopolizzare il pallone, affidandosi a una difesa solida, transizioni verticali e cinismo negli episodi decisivi. Il gol di Cisse, arrivato al termine di un’occasione orchestrata da Iemmello, è l’emblema di questa nuova identità: meno palleggio sterile, più verticalità ed efficacia. Una lezione tattica che potrebbe cambiare le sorti di una stagione iniziata in salita, ma che ora vede le Aquile finalmente decollare dal Ceravolo.
