Promo desktop
martedì 28 Ottobre 2025

Il piccolo Francesco e il cuore del Catanzaro: quando il calcio diventa vita

Ci sono serate che restano impresse nella memoria collettiva non per un gol spettacolare o per una rimonta rocambolesca, ma perché raccontano qualcosa di più profondo del calcio stesso. Catanzaro-Palermo 1-0, disputata sabato 25 ottobre 2025 allo stadio “Nicola Ceravolo”, è stata una di quelle partite che nessun tifoso giallorosso dimenticherà mai. Non solo perché ha portato i primi tre punti stagionali alle Aquile, ma perché ha dimostrato che il pallone può ancora essere ponte tra sogni e realtà, tra sofferenza e speranza, tra una tribuna e un bambino che combatte la battaglia più importante della sua vita.​

Pochi istanti prima del fischio d’inizio, mentre le due squadre si disponevano per la foto ufficiale, il “Ceravolo” ha trattenuto il fiato. Tra i giocatori giallorossi non c’erano solo i titolari schierati da Alberto Aquilani, ma anche un piccolo ospite speciale: Francesco, bambino catanzarese che sta affrontando una malattia grave senza mai smettere di sorridere e di tifare per i suoi colori. Accanto ad Alphadjo Cisse, autore poi del gol-vittoria al 45’+2′, Francesco ha posato per la foto pre-partita, immortalando un momento che ha commosso tutto lo stadio. Prima in braccio al capitano Pietro Iemmello, poi circondato dall’abbraccio virtuale di quattordicimila cuori pulsanti sugli spalti, il piccolo Francesco ha attraversato il prato del “Ceravolo” accolto da un’ovazione che ha cancellato ogni altra emozione.​

squadra catanzaro palermo francesco e1761471171192

Un gesto che vale più di ogni vittoria

Quella foto, scattata sul prato verde sotto i riflettori, non è stata un semplice momento coreografico. È stata la materializzazione di un legame profondo tra città, squadra e tifosi, reso possibile dalla sensibilità della famiglia Noto, proprietà del club, che da anni ha restituito dignità e valori a un Catanzaro capace di essere comunità prima ancora che società sportiva.

Francesco aveva già incontrato la squadra qualche settimana prima, durante una visita al Catanzaro Training Center, quando con la spontaneità e la forza che solo i bambini sanno avere aveva spronato i giocatori: “Vincete la prossima partita”. Quelle parole, pronunciate con la semplicità disarmante dell’infanzia, avevano colpito dritto al cuore l’intero gruppo squadra, diventando un mantra silenzioso ripetuto nello spogliatoio nei giorni precedenti al match contro il Palermo.​

E quando sabato sera la Curva Capraro ha dispiegato uno striscione con scritto “Ci sono battaglie più importanti di una partita, non solo oggi, non solo in campo. Piccolo Francesco, gli ultras sono con te”, il “Ceravolo” si è trasformato in un abbraccio collettivo, una preghiera laica che ha unito generazioni e sensibilità diverse sotto lo stesso cielo giallorosso. In quelle parole cucite sulla stoffa c’era tutto: il calcio vero, la solidarietà, l’appartenenza, la vita nella sua essenza più pura e autentica.​

La dedica di Iemmello al piccolo Francesco e il valore della vittoria

Al termine della gara, vinta con il gol di Cisse nel finale del primo tempo, Pietro Iemmello ha voluto dedicare pubblicamente il successo proprio a Francesco e al tecnico Aquilani, sotto pressione dopo un avvio di stagione complicato. “Da capitano voglio fare i complimenti a tutta la squadra e dedicare questa vittoria al piccolo Francesco, che ci ha portato fortuna, e al mister, che da settimane indossa il ‘giubbotto antiproiettile’ perché i colpi li ha presi tutti lui”, ha dichiarato il bomber giallorosso ai microfoni nel post-partita.

Parole da leader autentico, quelle di Iemmello, che testimoniano come il gruppo abbia saputo compattarsi nei momenti difficili, rispondendo sul campo alle critiche e alle difficoltà con carattere e determinazione. “Si parlerà del risultato, ma secondo me la prestazione c’è stata anche nelle altre gare. Oggi la vera differenza l’ha fatta il cuore: abbiamo giocato da uomini, difendendoci con umiltà e spirito di sacrificio”, ha aggiunto il capitano, sottolineando l’importanza di una vittoria costruita più con l’anima che con il talento.​

Quella serata al “Ceravolo” ha dimostrato che il Catanzaro è qualcosa di più di una squadra di calcio in lotta per la salvezza in Serie B. È un simbolo di resilienza, un punto di riferimento per una città che sa trasformare il dolore in speranza, la sofferenza in forza collettiva. E Francesco, con il suo sorriso e la sua presenza accanto a Cisse nella foto pre-partita, è diventato il simbolo vivente di questa identità: un bambino che lotta contro un Male invisibile, circondato dall’amore di un’intera comunità che ha scelto di non voltarsi dall’altra parte.

Oltre il risultato, una lezione di umanità

I tre punti conquistati contro il Palermo hanno un valore tecnico indiscutibile: primo successo stagionale, morale risollevato, classifica che inizia a muoversi nella direzione giusta. Ma il vero risultato di sabato sera non si misura in punti o in gol segnati. Si misura nella capacità di una squadra, di una proprietà e di un’intera tifoseria di mettere al centro l’umanità, di ricordare che esistono battaglie ben più importanti di quelle che si combattono su un campo di calcio. Francesco ha realizzato il suo sogno: entrare al “Ceravolo”, indossare i colori giallorossi, stare accanto ai suoi idoli, sentirsi parte di qualcosa di più grande. E il Catanzaro, in cambio, ha ricevuto in dono la più preziosa delle fortune: la consapevolezza che vincere significa anche e soprattutto saper regalare un sorriso a chi soffre, un raggio di luce a chi combatte nell’ombra.​

La prossima sfida dirà se questa vittoria sarà il punto di svolta per la stagione delle Aquile. Ma una certezza già esiste: al “Ceravolo”, sabato sera, ha vinto la vita. E con essa, ha vinto Catanzaro.

Articoli correlati

Ultimi articoli