La crescita di Favasuli al Catanzaro non vive di slogan ma di dettagli ripetuti e riconoscibili: conduzioni che spaccano la prima pressione, gestione del contatto che conquista metri e punizioni, letture pulite nel rifinire l’ultimo passaggio. Sono tre facce della stessa identità, costruita senza clamore, in linea con la dimensione del ragazzo e con le necessità di una squadra che ha ritrovato ritmo e fiducia. Dentro Mantova-Catanzaro 1-3 c’è la fotografia più nitida: un cross velenoso che costringe all’autogol e, poco dopo, la rete del definitivo 1-3. Non sono episodi isolati ma la somma di progressioni palla al piede, falli subiti e passaggi chiave che hanno cambiato inerzia e territorio nella ripresa.
Costantino Favasuli e le progressioni che aprono il campo
La prima dote che salta agli occhi è la capacità di portare palla con il corpo già orientato alla giocata successiva. Favasuli riceve, alza lo sguardo in corsa, sceglie la linea di conduzione che spezza la parità numerica e costringe l’esterno avversario a rincorrere in diagonale. Nel momento in cui la pressione raddoppia, la conduzione diventa passaggio verticale oppure scarico sul lato forte per innescare il terzino. È proprio da una di queste progressioni che nasce la palla messa dentro con il tempo giusto e con il piede “sporcato” quanto basta: la deviazione di Majer è la prova che la scelta è stata aggressiva e corretta, non un semplice cross buttato. Il Catanzaro ne ricava metri e coraggio, l’avversario smarrisce le distanze e si apre uno spazio centrale che la squadra di Aquilani occupa con più uomini.
Falli subiti e territorio
La seconda fotografia è nella gestione del contatto. Il fallo subito non è un dato cosmetico ma un indicatore di dominio territoriale: quando Favasuli accelera e difende palla tra linea laterale e metà campo offensiva, ottiene calci piazzati che trasformano un’uscita sporca in una rimessa in gioco organizzata. Significa risalire, respirare e soprattutto attaccare con palla ferma una difesa che ha appena corso all’indietro. A Mantova, il cambio di passo del secondo tempo ha avuto anche questa firma: non solo conduzione, ma protezione della sfera e guadagno di seconde opportunità, il modo più semplice per consolidare possesso e piglio dopo l’1-1. Sulle palle inattive successive, la squadra ha trovato tempi migliori di attacco dell’area, come mostra la sequenza che precede il sorpasso firmato Cisse, dentro un’inerzia ormai girata.
Passaggi chiave e rifinitura
Il terzo blocco è la rifinitura. Favasuli non forza la giocata di tacco al primo pallone utile: orchestra con passaggi chiave a due tocchi, spesso dopo conduzione breve per attirare il mediano e liberare la mezzala. L’azione dell’1-1 nasce da una scelta lucida di tempo e traiettoria, quella del 3-1 è la conclusione di una lettura ancora più fredda, colpendo sul corridoio interno quando la difesa, scivolando, perde l’orientamento del corpo. Il dato importante non è solo la rete, ma la sequenza: progressione, palla dentro, poi finalizzazione. In novanta minuti, Favasuli ha occupato tutte le fasi che chiedi a un esterno moderno con compiti da costruttore: avanzare, creare, rifinire. La cronaca fotografa la dinamica senza margini d’interpretazione: autogol su suo cross e gol del 3-1 pochi minuti dopo.
Costantino Favasuli: Una leadership senza clamore
Il tono emotivo resta misurato, quasi a voler proteggere il percorso dal rumore. Le parole dopo Mantova sono lineari: “Felice per la prestazione, ma la prossima sarà tosta” è il riassunto di una leadership che non alza la voce e che trova autorevolezza nel campo prima che nel microfono. È una postura rara e utile, tanto più in un gruppo che ha bisogno di ancore tecniche e caratteriali durante il ciclo fitto di partite. L’essere calabrese e il firmare la prima rete in giallorosso proprio in una serata così diventano note di contesto, non la storyline principale: prima vengono le conduzioni, le punizioni guadagnate, le scelte nell’ultimo terzo. Poi le parole.
C’è anche un tema di funzione collettiva: con Favasuli in partita, il Catanzaro guadagna la possibilità di raddoppiare il lato palla e cambiare versante con più qualità. La squadra di Aquilani beneficia di una valvola che riduce i tempi morti: l’esterno sale, accompagna, assorbe fallo o entra sul corridoio per scambiare sul breve; nel momento in cui la pressione si chiude, il suo scarico permette a Iemmello di presentarsi tra le linee e velocizzare la rifinitura. Non è un caso se il cambio d’inerzia a Mantova avviene su ripartenze “corte”, riaggressioni immediate e conduzioni finalizzate a creare il vantaggio posizionale: la struttura di possesso resta, ma l’esecuzione è più verticale e più concreta.
Questa cifra tecnica parla anche al prosieguo del campionato. In un torneo che premia chi sa riconquistare campo con pochi tocchi e che valorizza la qualità del cross arretrato, il profilo di Favasuli è pienamente dentro il vocabolario della Serie B. Il recente 1-3 ha ribadito il punto con semplicità aritmetica: un gol, un cross determinante, più conduzioni che hanno messo il Mantova in affanno nella porzione centrale della ripresa. È la continuità, non l’exploit, a fare la differenza quando il calendario si fa denso e le partite diventano fotocopie da sporcare con un dettaglio tecnico. In questo senso, la sinergia con i compagni di catena e con i movimenti interni è la leva su cui insistere per portare quel bagaglio di passaggi chiave dal possibile al probabile, dalla mezza occasione alla chance pulita.
Il contesto attorno conferma come l’onda giallorossa sia salita in molte componenti. L’esplosione di Cisse e il riconoscimento ufficiale ne sono parte, non il tutto: aumenta la pressione sull’avversario, crescono la fiducia e la disponibilità a correre in avanti. In questo ecosistema, Favasuli è un moltiplicatore di linea: attira, accelera, scarica, riparte. Le percentuali e le classifiche aggiornate di giornata spiegano “il cosa”; la lettura in campo di chi porta palla e al tempo giusto spegne la giocata complicata in favore di quella esatta spiega “il come”. E, alla lunga, proprio il “come” regge i risultati.
Non serve etichettare: basta guardare dove inizia l’azione e dove finisce quando la palla passa da Favasuli. Se il Catanzaro saprà alimentarne le conduzioni senza snaturare i tempi della rifinitura, i carry progressivi continueranno a trasformarsi in calci piazzati e i passaggi chiave resteranno il primo mattone delle vittorie. Il prossimo match dirà se questa leadership silenziosa riuscirà a pesare anche contro avversari che difendono basso e raddoppiano subito sul lato palla. Intanto restano una serata, un gol e molte cose utili da portare con sé.
