C’è un paradosso in questa Serie B che racconta molto più delle cifre. Il Catanzaro, che per settimane aveva guidato la classifica delle tifoserie più presenti in trasferta, scende ora al quarto posto nella media spettatori lontano dal “Ceravolo”. Una flessione solo apparente, figlia della trasferta di Mantova, disputata di mercoledì sera, in piena settimana lavorativa. I 488 giallorossi presenti al “Martelli” non bastano a mantenere la vetta, ma raccontano comunque un’adesione fuori dal comune per una gara da oltre 1.000 chilometri di distanza.
La nuova classifica diffusa da StadiaPostcards e ripresa da PianetaSerieB fotografa così la situazione: Sampdoria prima con una media di 1.248 tifosi, seguita da Palermo (1.216), Modena (1.202) e appunto Catanzaro (1.022). Quarto posto, dunque, ma con il primato assoluto di presenze totali: 5.111 tifosi in cinque trasferte, più di qualsiasi altra squadra cadetta.
Il valore di un dato relativo
Il numero, isolato, potrebbe sembrare un segnale di rallentamento. In realtà, va letto nel suo contesto. L’infrasettimanale di Mantova, con una lunga trasferta e orari proibitivi per chi lavora o studia, ha inciso sulla media. Ma non ha intaccato l’essenza di un fenomeno che va oltre la statistica: la capacità del popolo giallorosso di trasformare ogni viaggio in un rito collettivo, un modo di appartenere. Chi frequenta la Curva Capraro o segue la squadra in ogni angolo d’Italia sa che l’adesione non si misura solo nei biglietti staccati. Si misura nel tempo investito, nei chilometri percorsi, nelle ferie prese per esserci anche quando la logica suggerirebbe di restare a casa. In questo, il Catanzaro continua a essere un modello. E la classifica della passione, quella vera, non ha subito flessioni.
Un popolo che resiste
Da Bari a Cesena, passando per Padova e Venezia, nessuna tifoseria ha mostrato una continuità simile. Il dato di 1.022 tifosi di media non è solo un numero, ma la conferma di una comunità calcistica che vive la squadra come identità territoriale. L’arrivo di Alberto Aquilani in panchina in estate ha portato entusiasmo e curiosità, ma la spinta emotiva nasce da più lontano, da anni di risalita e orgoglio condiviso.
Le trasferte diventano un’estensione del “Ceravolo”: cori, bandiere, la stessa voce che rimbalza anche a centinaia di chilometri. “Essere del Catanzaro” significa esserci, anche quando il calendario non fa sconti. Lo dimostrano le immagini arrivate da Mantova: quasi cinquecento tifosi in un mercoledì piovoso del Nord, in un impianto tutt’altro che comodo, ma comunque colorato di giallorosso.
Numeri, emozioni e prospettive
Le cifre, prese a freddo, raccontano che il Catanzaro non è più primo. Ma basta spostare lo sguardo di un passo per capire che nessuno viaggia così tanto, così lontano e così spesso. La media è una formula aritmetica; la presenza, un atto d’amore. E per una piazza che ha fatto della passione e dell’appartenenza la propria cifra distintiva, restare al quarto posto in un campionato nazionale è un risultato che nessun algoritmo può ridurre. In un torneo dove la geografia pesa — con avversarie come Sampdoria e Modena, piazze storiche e logisticamente più centrali — il Catanzaro continua a rappresentare il Sud che non si arrende, che parte, che canta e ritorna.
Oltre le statistiche
Le prossime settimane diranno se il dato tornerà a crescere, ma il senso resta lo stesso: il Catanzaro ha perso un primato statistico, non quello morale. A Mantova erano “solo” 488, ma chi c’era ha reso l’assenza di tutti gli altri invisibile. In fondo, le medie passano, le emozioni restano. E per questa tifoseria, ogni chilometro percorso è una dichiarazione d’amore lunga quanto la storia giallorossa.
