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martedì 22 Ottobre 2024

Addio a Umberto Provasi, eroe di Coppa Italia

Umberto Provasi, nato a Cesano Maderno (Monza Brianza) – stesso comune in cui era nato Gigi Radice, lo storico allenatore del Torino che vinse lo scudetto nel 1976, nonché uno dei più apprezzati tecnici della storia del calcio italiano – il 1 agosto 1938, è stato un portiere di un’epoca purtroppo irripetibile. E non solo perché è ha difeso la porta del Catanzaro nella finale di Coppa Italia del 1976, ma perché ha giocato in un periodo in cui i portieri venivano giudicati secondo le loro effettive qualità. Alto 1.69, faceva dell’agilità e del dinamismo atletico il suo punto di forza. Oggi invece i portieri vengono giudicati solo in base all’altezza – se non sei alto almeno 1.90 non sei nessuno – e delle doti tecniche e di agilità – al di là delle belle parole e della prosopopea di preparatori ed esperti che ci dicono che il calcio si è evoluto ma non si capisce bene come e perché – non se ne cura più nessuno. Mentre per decenni i migliori portieri al mondo sono stati italiani, oggi in Nazionale ne abbiamo uno sopravvalutato che sta mostrando tutte le sue pecche nella sua squadra di club e si cerca qualcuno che possa sostituirlo in maglia azzurra. 

Non è polemica a prescindere, ma è il modo migliore per ricordare un portiere come Umberto Provasi in un calcio di oggi sopravvalutato e che per giunta non è in condizione di voler fare autocritica. A Catanzaro, Provasi arriva nel 1964 dalla Pro Patria, la squadra di Busto Arsizio. Sceso al profondo Sud in tre campionati otterrà 75 presenze, subendo 66 gol e facendosi apprezzare in numerose occasioni per il suo strepitoso colpo d’occhio e le movenze feline di cui oggi si è persa la memoria con portieri spesso troppo pesanti fisicamente, che magari coprono meglio lo spazio, ma risultano poi anche goffi nel gesto atletico. 

Provasi è stato determinante – come già rammentato all’inizio – in occasione della finale di Coppa Italia del 1966. Fiorentina-Catanzaro. E una dimostrazione della sua grande agilità si può notare nell’azione del gol del vantaggio viola che parte da un colpo di testa di Hamrin indirizzato sotto la traversa e respinto in maniera assolutamente prodigiosa da Provasi. Un intervento che la dice tutta sulle qualità del portiere giallorosso, da vedere e rivedere. Sul prosieguo dell’azione Hamrin segnerà e il Catanzaro perderà a un minuto dalla fine per un netto fallo di mano appena dentro l’area, commesso da Sardei e che porterà l’arbitro, l’internazionale Antonio Sbardella di Roma, a concedere il rigore decisivo per la vittoria dei viola. Una gara sfortunata per i giallorossi e che avrebbe potuto cambiare la storia del calcio calabrese, ma anche di quella del calcio italiano. Alcuni giocatori, come Gianni Bui, si rammaricano ancora oggi di non aver giocato la loro migliore partita, ma Provasi ne uscì a testa alta e mantenne incerto il risultato sino alla fine. E per questo – ma non solo – lo ricorderemo sempre come un grande, fedele giallorosso.

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