Regista di centrocampo con buone qualità tecniche e colpi di classe, Alberto Quadri è nato a Brescia il 9 gennaio 1983. In carriera ha disputato 322 partite e segnato 29 gol fra i professionisti, mentre nel Catanzaro conta 38 presenze e 3 reti, di cui due speciali, fra l’altro. In giallorosso gioca per due stagioni e si distingue per l’orgoglio, l’attaccamento alla maglia e per la continua ricerca delle giocate migliori – spesso anche “no look” – e più utili alla squadra. Il suo spirito di appartenenza – come anche quello di tutta la squadra – portò alla promozione in Prima Divisione nel campionato 2011-12, il primo della gestione del presidente Giuseppe Cosentino. Come ogni ex calciatore ha una lunga storia da raccontare e come tanti nostri ex è rimasto legato ai colori giallorossi, e non lo nasconde. Ma proprio per questo, adesso è il momento di partire con le domande.
Ci racconti i tuoi inizi da calciatore?
“I miei inizi sono legati ai settori giovanili a Brescia dove sono stato per otto anni e poi dell’Inter dove ho passato i due anni della Primavera, ed è stata la prima esperienza lontano da casa in una società molto importante, dove mi sono formato come uomo e mi sono tolto la soddisfazione di diventare Campione d’Italia di categoria”.
Quadri passa poi in Serie A ed esordisce da titolare giocando con la maglia numero 6 con la Lazio allenata da Delio Rossi il 5 novembre 2006, decima giornata di andata, al “Castellani” di Empoli. La gara finisce 1-1 (vantaggio di Pandev per i biancocelesti e pareggio di Vannucchi per i toscani) e il regista bresciano gioca per sessanta minuti, venendo poi sostituito da Roberto Baronio. E sarà la sua unica apparizione nella massima serie. Poteva essere un grande trampolino di lancio verso una carriera importante. Come mai gli eventi poi andarono diversamente?
“Ho avuto la grande fortuna di esordire in serie A con la Lazio ma devo essere onesto nell’ammettere che quel contesto per me soprattutto in quegli anni era troppo. Soprattutto dal punto di vista fisico avevo delle lacune che non mi hanno consentito di sviluppare una carriera a quel livello”.
Veniamo al capitolo Serie B. E per Alberto Quadri ci sono sedici presenze fra Spezia e Avellino – otto per ciascuna stagione – di cui tredici partendo dalla panchina. E anche qui non possiamo fare a meno di fare un’altra domanda importante: eppure le qualità non ti mancavano, ti resta qualche rammarico?
“Il rammarico sicuramente è legato alla Serie B. Potevo farla più a lungo e meglio. Ad Avellino non mi trovavo bene e invece di rimanere e provare a raddrizzare la stagione preferii scendere di categoria a Perugia per cercare di vincere il campionato. Invece perdemmo i play off con l’Ancona e da lì non ebbi più la possibilità di misurarmi nella serie cadetta”.
Ci racconti del tuo arrivo a Catanzaro?
“Arrivai a gennaio 2012. Giocavo a Campobasso e facciamo la partita in casa col Catanzaro, segno un gol e pareggiamo 2-2. A fine partita il mio ex compagno Sammy Accursi, capitano dei giallorossi, mi cerca nello spogliatoio e mi dice che Cozza mi vuole parlare. Esco e il mister mi dice: “Io a gennaio ti voglio portare da noi”. E così è stato”.
– Quali sono i ricordi più belli delle tue stagioni in giallorosso?
“I ricordi sono tantissimi. La vittoria del campionato sicuramente ha un sapore speciale, ma il boato del Ceravolo al gol di D’Anna contro la Vigor Lamezia rimane indelebile. E pensare che la sera prima ci avevano rubato tutte le scarpe dagli spogliatoi e non sapevamo come giocare. La cosa che rimane di più ancora oggi sono però le persone fantastiche che hanno fatto parte di quel gruppo meraviglioso. Pensate che ancora oggi, a distanza di dieci anni, abbiamo un gruppo Whatsapp dove ogni giorno ci sentiamo e ci prendiamo in giro come se fossimo ancora nello spogliatoio”.
Le tue qualità tecniche ti consentivano giocate di prestigio, fra cui i gol da calcio d’angolo, alla Palanca, per dirne uno che ne ha segnato un po’. Di quelli che hai segnato con il Catanzaro, qual è quello più significativo, o più bello, o al quale sei più legato?
I gol sono due, a partire quello all’esordio col Melfi. Esordire a Catanzaro nel nostro stadio e fare un gol da calcio d’angolo nel posto dove Massimo Palanca ha fatto la storia per questa specialità è stato quantomeno curioso. Il secondo è quello di Perugia: era un periodo complicato, venivamo da una settimana di ritiro e forse era l’ultima chiamata per il nostro mister Cozza. Volevamo a tutti i costi quella vittoria e segnare il gol 2-3 dalla bandierina è stato fantastico ed emozionante.
Hai concluso la tua carriera tra i professionisti nella Maceratese, dove hai segnato anche undici gol nel campionato di Serie C 2016-17. Se dovessi fare un bilancio complessivo della tua carriera di calciatore, come lo riassumeresti?
La mia carriera di calciatore la paragono a un viaggio bellissimo sulle montagne russe, però mi sono divertito tanto e ci ho messo tanta passione.
– Oggi dove vivi? Sei rimasto nel mondo del calcio?
Oggi sono tornato a vivere a Brescia, la mia città, e faccio scouting per un’agenzia di procuratori. Mi piace moltissimo vedere ed aiutare a crescere i ragazzi di oggi che hanno un talento da non sprecare.
– Veniamo al presente più stretto: stai seguendo il Catanzaro? Cosa ne pensi della squadra e del campionato che sta facendo?
Seguo sempre con affetto il Catanzaro e credo che quest’anno stia facendo un cammino stratosferico verso la Serie B. La società è stata molto brava nel capire che la scorsa stagione stava nascendo un’ottima squadra e con molta abilità ha puntellato la rosa con elementi forti e adatti per il pensiero tecnico e tattico di mister Vivarini. Così è nata una macchina perfetta che, trasportata dall’entusiasmo della piazza, ha cavalcato l’onda giusta.
Intervista esclusiva
di Aurelio Fulciniti