Il campionato di Serie A 1980-81 per il Catanzaro è quello dei pareggi: ben 17, su 30 partite. Ma con i due punti a vittoria e un campionato a sedici squadre (che ci vorrebbe anche oggi) potevano bastare per portare alla fine una tranquilla salvezza. E così fu. Ma la squadra, che ad inizio stagione – secondo gli addetti ai lavori – avrebbe finanche rischiato di non salvarsi, invece si rivelò molto più forte di quello che poteva essere. E alcuni risultati, fra cui i troppi 0-0 contro squadre decisamente più abbordabili e capitomboli clamorosi come quello con la neopromossa Pistoiese per 1-3, portarono a molte critiche dirette all’allenatore, anche se il tecnico era Tarcisio Burgnich. Terzino destro, stopper e libero della “Grande Inter” di Helenio Herrera, vincitore di quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali con i nerazzurri e Campione d’Europa e vicecampione del Mondo (con tanto di gol decisivo in Italia Germania 4-3) con la Nazionale azzurra, come allenatore era al suo esordio assoluto in Serie A. Ma il suo passato glorioso lo esponeva ancora di più alle critiche, perché il gioco troppo sparagnino non era giudicato all’altezza delle qualità e soprattutto del passato personale, sia pure da calciatore, di colui che era stato chiamato a guidarlo.
Ma ci fu un’occasione in cui Burgnich volle dimostrare che la squadra poteva giocarsela a viso aperto, contro tutti, e arrivò il 1 febbraio 1981, ultima di andata. Il “palcoscenico” fu non a caso San Siro, la Scala del Calcio, e la partita Inter-Catanzaro.
Al 17’ la gara si sblocca con un lungo cross di Massimo Mauro che pesca in piena area Claudio Ranieri il quale crossa al centro per l’autogol praticamente al volo del difensore nerazzurro Nazzareno Canuti. Al 30’ arriva il pari interista con Altobelli che serve di tacco l’assist all’austriaco Herbert Prohaska, che batte Mattolini da pochi passi. E al 35’ raddoppia Beccalossi con un colpo più di capelli che di testa, tanto è vero che nel suo commento alla Domenica Sportiva Beppe Viola sottolinea come Altobelli con il suo cross abbia invitato l’estroso “Bec” a “rovinare la permanente”. Ma da lì in poi il Catanzaro entra in cattedra e fa la partita. Prima è Valerio Majo a impegnare severamente Ivano Bordon, costringendolo a mettere in angolo su una gran conclusione ed anche con una certa fortuna, mentre i difensori nerazzurri Bini e Canuti risultano, sempre a giudizio di Beppe Viola “latitanti in attesa di giudizio”. E al 78’ arriva puntuale il pareggio giallorosso, con il solito sinistro tagliato su calcio d’angolo di Palanca su cui arriva il giallorosso Giorgio De Giorgis lestissimo a mettere in rete di testa sul primo palo. E in fin della licenza, Palanca sfiora lui personalmente il gol della vittoria, impegnando Bordon in un altro difficilissimo intervento. E il 2-2 resta immutato. “Milano per i vecchi interisti come Burgnich ha sempre il cuore in mano”, chiosa Beppe Viola, sottolineando come “contro un Catanzaro combattivo e disinvolto l’Inter ha steso la sua moquette più preziosa”.