Analisi della metamorfosi giallorossa: i numeri e le scelte tattiche che hanno trasformato una squadra “scolastica” in una macchina da punti
“Eravamo un po’ scolastici. Sembrava che fosse tutto facile, ma in realtà poi non lo è”. Basterebbe questa frase, pronunciata da Alberto Aquilani nel post-gara di Catanzaro-Avellino, per fotografare la metamorfosi delle Aquile.
Dimenticate l’estetica fine a sé stessa o il possesso palla sterile che spesso, in Serie B, è anticamera della beffa. Il Catanzaro delle tre vittorie consecutive è una creatura nuova: meno vanitosa, forse, ma terribilmente concreta.
I 19 punti raccolti nelle ultime 8 gare ne sono la prova inconfutabile. La squadra ha imparato a badare al sodo, abbandonando i fronzoli per abbracciare un pragmatismo che sta facendo la differenza in classifica.
L’intuizione Cisse e il rischio calcolato
La chiave di volta tattica dell’ultimo periodo ha un nome e un cognome: Alphadjo Cisse. Aquilani lo ha trasformato: non più solo attaccante, ma un “tuttocampista” moderno, una mezzala di strappo capace di spaccare le partite.
Il mister è stato chiaro: “Secondo me lui è un calciatore che può diventare una mezzala forte se capisce che deve migliorare anche un po’ la fase difensiva”. Un’intuizione che ricorda percorsi illustri di attaccanti trasformati in interni di centrocampo.
Contro l’Avellino, la scelta di arretrare il raggio d’azione di Cisse partendo però con tre punte di ruolo (insieme a Pittarello e capitan Iemmello) ha pagato dividendi altissimi.
Cisse garantisce quell’imprevedibilità tra le linee che manda in tilt le marcature avversarie: ha il passo per l’inserimento e la tecnica per gestire palla nello stretto. È il rischio calcolato da parte del tecnico giallorosso: perdere qualcosa in filtro puro per guadagnare in pericolosità costante.
Dalla “scolastica” al bunker: la nuova maturità del Catanzaro di Aquilani
Se l’attacco inventa, la difesa ora conserva. Il Catanzaro ha imparato a “sporcarsi le mani” e le amnesie difensive sembrano un lontano ricordo. Il mister ha voluto sottolineare pubblicamente i meriti del reparto arretrato e di un Mirko Pigliacelli sempre più decisivo.
“Son contento che parli della difesa perché bisogna elogiarli… sono ragazzi seri, compreso Pigliacelli, che lavorano bene e ci stanno dando grosse grosse certezze”.
Non è solo questione di singoli, ma di blocco squadra. La vittoria contro l’Avellino, arrivata anche grazie alla buona sorte ma soprattutto alla tenuta mentale, ne è l’esempio. Quando il Catanzaro decide di abbassarsi, ora lo fa con ordine, chiudendo le linee di passaggio centrali.
Il vero salto di qualità è nella gestione dei momenti. Aquilani ha parlato della necessità di “riconoscere le partite”. Il Catanzaro di inizio stagione avrebbe probabilmente continuato a spingere sull’1-0, esponendosi ai contropiedi.
Quello attuale sa gestire i ritmi: sa quando accelerare e quando uscire “alla distanza”. In vista della trasferta di Bari, questa nuova pelle è l’arma in più: non servirà il fioretto per 90 minuti, ma la sciabola. E questo Catanzaro sembra aver imparato a maneggiarla alla perfezione.
