Il microfono si accende e Alberto Aquilani non cerca effetti speciali. Parla piano, sceglie le parole, rimette tutto nel perimetro del campo. “Questa sosta ci è servita per inserire i nuovi e per ricaricare le batterie”, dice. In sala stampa si sente il rumore delle penne, al Ceravolo torna l’aria di vigilia: domani c’è Catanzaro-Carrarese. Il tecnico giallorosso mette in fila i pensieri: condizione, idee, scelte. Poi un passaggio che resta: Rémi Oudin ha “qualità superiori anche alla categoria”, ma qui “la qualità da sola non basta”. È la sintesi del suo calcio: estetica sì, ma dentro un collettivo che corre, duella, si aiuta.
Sosta utile, idee più solide
La fotografia della settimana è nitida: “Abbiamo messo benzina e cementato l’idea. È stata una settimana molto utile, soprattutto per i ragazzi arrivati alla fine del mercato: qualcuno veniva da situazioni particolari, c’è chi non si allenava in gruppo, chi ha fatto solo lavoro di corsa. È normale che siano indietro fisicamente e che serva tempo per pareggiare il livello”. L’eccezione è Davide Buglio, “si è presentato in maniera ottimale”, mentre Oudin – che piace, eccome – “porta qualità, personalità e spessore”, ingredienti che il tecnico cercava per alzare l’asticella tecnica del gruppo. Una chiosa su Federico Di Francesco: non sarà della partita, “l’unico indisponibile”.
Dentro questa cornice c’è una verità semplice: il mercato è finito, ma il campionato non “inizia” adesso. “Siamo alla terza partita, non alla prima. Ne abbiamo fatte due, diverse tra loro, e abbiamo portato a casa due punti importanti. I nuovi ci aiuteranno, ma vanno accompagnati”.
Abbondanza sulle fasce, concorrenza vera
La rosa si è allargata, soprattutto tra esterni e trequartisti. Aquilani non la vive come un problema: “Il numero è in eccesso da un certo punto di vista, ma le regole non sono cambiate: giocano in undici e in panchina entra un numero definito. Qualcuno sarà più felice, qualcuno meno. L’ho detto chiaramente a tutti: chi è rimasto deve accettare la competizione e mettermi in difficoltà. L’unico modo è essere più bravo di chi gioca in quel momento”. Tradotto: allenamenti forti, gerarchie dinamiche, merito come bussola.
Il ragionamento si incastra con la gestione di Pietro Iemmello. Nelle prime due uscite il capitano ha agito tra le lineealle spalle di Pittarello. Questione di gusto e di letture: “Se guardiamo la sua storia recente, Pietro ha abbassato il baricentro. Gli piace legare il gioco, partecipare, stare nel vivo. Non è più solo l’uomo d’area. Per questo un’altra punta accanto a lui è una soluzione che ritengo fattibile: ecco perché è arrivato Pandolfi. Poi dipende da condizione e avversario: valuterò quando schierarlo più davanti e quando più dietro”.
L’avversario: Carrarese in salute, gara da fare “seria”
Niente retorica, zero trappole da vigilia: la Carrarese di Antonio Calabro è letta per quello che è. “Gioca bene, è allenata bene, viene da due risultati ottimi. Ha entusiasmo, blocco consolidato e principi chiari. Per portare a casa il risultato dobbiamo fare una gara seria”. In conferenza qualcuno gli snocciola i numeri: Catanzaro prima per palle recuperate e duelli vinti, toscani all’ultimo posto. Il tecnico non si scompone: “I numeri ci sono, anche a nostro sfavore ce ne sono da migliorare. Sono una parte della fotografia, non tutta”. Il sottotesto è chiaro: intensità sì, ma dentro un ordine che protegga la squadra nelle due fasi.
Dentro al pacchetto “attenzione ai dettagli” spuntano anche i nomi rinnovati: Iemmello, Pigliacelli, Petriccione. Aquilani applaude: “Contento per loro, se lo sono meritato. Sono cardini dentro e fuori. È un segnale che deve far pensare: siamo nel posto giusto. E questi contratti danno forza e appartenenza”.
Scelte, equilibrio, identità
Il tema vero della settimana è l’equilibrio tra ambizione tecnica e sostenibilità fisica. Aquilani continua a parlare di apprendimento e passaggi, come se avesse in testa una linea continua da percorrere senza strappi. “Già vedo tante cose che mi rispecchiano – ammette – positive e negative. Anche nelle cose negative mi rivedo, so cosa migliorare. Quando diventerà la mia squadra? Mi auguro il prima possibile. Ma prima ancora deve essere una squadra forte, tosta, che dia filo da torcere a tanti”. È la frase che, più di altre, definisce il presente giallorosso: nessun manifesto, solo una rotta.
Sul centrocampo, parola a chi sporca la partita nei dettagli. A chi gli chiede se domani possa essere una gara da Jacopo Petriccione, il mister lascia la porta aperta: “Può essere sempre la sua partita. È un giocatore che stimo, importante per questa squadra”. Non è un indizio di formazione, è un principio: il Catanzaro di Aquilani vive anche nell’ordine e nella pulizia del primo passaggio, nel peso dei duelli e nel ritmo con cui sa recuperare palla alta.
Il quadro clinico
Una riga, netta, a chiudere: tutti a disposizione, tranne Di Francesco. “Qualcuno sta meno bene – chiarisce – e sono i nuovi che devono pareggiare la condizione. Ma il gruppo sta bene”. Il tono è lo stesso dall’inizio: misurato, concreto, zero giri di parole.
Alla fine della conferenza resta la sensazione di una squadra che sta crescendo nel modo giusto, senza cercare scorciatoie. C’è più qualità tra le linee, c’è più concorrenza sugli esterni, c’è un capitano che sa indossare due maglie nella stessa partita – rifinitore e finalizzatore – e un allenatore che non ha paura di decidere. Domani toccherà al campo fare il resto. Gara seria, l’ha chiamata. È un promemoria perfetto per il ritorno al Ceravolo.
