Il calcio delle Nazionali giovanili è un acceleratore: mette addosso minuti veri, alza l’asticella dell’attenzione, ti costringe a giocare forte contro pari età già pronti per i grandi. È il caso di Ervin Bashi, classe 2005 del Catanzaro, che in questa finestra ha messo in fila due gare da 90’ con l’Albania Under 21. Tre giorni fa la sconfitta 0-2 contro la Germania U21, oggi un altro test di livello, perso 2-1 con la Svizzera (reti elvetiche di Chipperfield e Shehu, più l’autogol di Jukaj). Per il difensore arrivato in estate sui tre colli dopo l’annata da protagonista in Serie C con la Pro Patria, è la conferma di una crescita che passa dal campo, dalla continuità e dal confronto internazionale.
Doppio test, doppio segnale: ritmo partita e personalità
Le amichevoli ravvicinate raccontano due elementi utili anche in chiave giallorossa. Primo: condizione. Fare 180 minuti in quattro giorni, contro avversari “pesanti” come Germania e Svizzera, significa rimettere giri al motore, curare tempi d’uscita e riaggressione, lavorare sul corpo a corpo. Secondo: personalità. La maglia di una Nazionale giovanile pesa; tenerla addosso dall’inizio alla fine è un atto di fiducia di uno staff tecnico, ma anche un’assunzione di responsabilità del calciatore. Bashi ha risposto presente, allungando a sei le sue presenze con l’U21 albanese e presentandosi a Catanzaro con le spalle più larghe.
Dentro le partite, quello che conta è la capacità di stare “giusti” negli episodi: con la Germania l’Albania ha sofferto l’onda lunga di una scuola abituata a dominare il ritmo; con la Svizzera si è vista una gara più sporca, fatta di duelli e ripartenze, decisa da dettagli. Anche qui, per un difensore centrale, è palestra: marcature in area, gestione della profondità, letture preventive sulle seconde palle. Sono tasselli che Bashi porta a casa e rimette sul tavolo di Alberto Aquilani.
Dal biennio alla Pro Patria all’occasione Catanzaro: perché questi 180’ contano
Chi ha seguito il percorso di Bashi sa che l’etichetta di “giovane” regge fino a un certo punto. A Busto Arsizio, in Serie C, il centrale albanese ha fatto la gavetta: categorie vere, campi complicati, attaccanti esperti che ti misurano ogni palla alta. Poi la chiamata giallorossa, la B come salto di qualità e un reparto in cui la competizione è serrata. Fin qui il minutaggio in campionato è stato nullo, e va bene così: il processo d’inserimento richiede tempo, conoscenza dei compagni, automatismi di linea.
Ecco perché due partite intere in quattro giorni non sono un dettaglio. Aquilani potrà ritrovare un ragazzo con ritmo gara, pronto a tenere il passo degli allenamenti “rossi” della settimana e a giocarsi spazi e gerarchie con ancora più convinzione. La Serie B è un campionato che non perdona: chiede solidità, chiede duelli vinti, chiede pulizia nel primo passaggio. Bashi torna con una risposta sul piano fisico e con qualche certezza in più sul piano mentale.
Gerarchie, identità e opportunità: lo sguardo di Aquilani
Nel pensiero di Aquilani, la linea difensiva è un organismo unico. Conta la coordinazione dei movimenti, la sintonia con il mediano, la capacità di scappare insieme o tenere il blocco alto senza fratture. Bashi porta in dote strutture fisiche e abitudini da centrale “moderno”: impatto nel corpo a corpo, verticale rapido quando c’è l’uscita pulita, coraggio nell’anticipo. La sfida, ora, è rimettere a terra ciò che ha costruito in Nazionale: intensità, attenzione, massimo dettaglio.
La stagione è lunga, il calendario serrato, gli impegni si concentrano: ci saranno momenti – fisiologici – in cui servirà ruotare. È lì che un profilo come il suo può diventare una carta preziosa: cambio “pari ruolo” quando servono energie fresche, oppure soluzione in un sistema a tre con compiti di aggressione sulla palla e copertura dell’area sul lato debole. Più opzioni per lo staff, più possibilità per il ragazzo.
Un messaggio alla città: pazienza operosa e fame buona
In città si respira sempre una “fame buona” di giovani che si fanno strada. Catanzaro è un luogo che ti abbraccia se sudi la maglia e accetta i tempi di crescita se vede lavoro e serietà. Bashi rientra nel profilo: arrivato in punta di piedi, umile nei toni, ambizioso negli obiettivi. Il suo oggi è fatto di allenamenti ad alta intensità, video-analisi, disponibilità a mettersi al servizio del gruppo; il suo domani dipenderà dalla capacità di trasformare le occasioni in minuti buoni, quelli che restano negli occhi dei compagni e nelle scelte dell’allenatore.
Intanto, l’esperienza internazionale gli ha regalato un carico emotivo utile: l’inno, l’impatto con stadi e avversari diversi, l’idea di dover essere affidabile subito. È il tipo di sostanza che poi ti ritrovi la domenica, quando la palla scotta e non puoi sbagliare il primo duello.
Il punto, adesso
Oggi ha chiuso 90’ contro la Svizzera; tre giorni fa aveva timbrato il “badge” contro la Germania. Domani si torna al Ceravolo, si rientra nel ritmo di Aquilani, si ricomincia a costruire. Per il Catanzaro, l’ennesima buona notizia di una settimana in cui le Aquile hanno portato in giro per l’Europa la loro vocazione: costruire, crescere, competere.
