La partita ce l’hai già in testa: sabato, ore 17:15, Ceravolo pieno, aria di rientro dalla sosta e quell’odore di calcio che a Catanzaro riconosci a occhi chiusi. Arriva la Carrarese, squadra con quattro punti in saccoccia (2–0 a La Spezia, 0–0 col Padova) e piglio da matricola che non si guarda allo specchio; dall’altra parte i giallorossi di Aquilani, due pareggi di sostanza (1–1 col Südtirol, 0–0 al “Picco”) e la voglia di far scattare il tassametro delle vittorie proprio davanti alla propria gente. Non è una sfida qualsiasi: lo raccontano i numeri, ma soprattutto lo dicono le partite che hanno disegnato questa rivalità.
Catanzaro-Carrarese: Un bilancio in equilibrio (tirato dalla parte giallorossa)
Tra Catanzaro e Carrarese i conti parlano chiaro: 11 precedenti ufficiali, con un bilancio che pende appena verso le Aquile: 4 vittorie giallorosse, 3 dei toscani e 4 pareggi. Nel totale reti, il 22–18 racconta gare quasi sempre aperte, spesso giocate sugli episodi, quasi mai banali. Insomma, una storia corta ma densa. E quando il quadro è così, ogni dettaglio pesa: il fattore campo, la giornata buona del tuo riferimento offensivo, quel rimbalzo che alle 17:15 può cambiare umore a un intero weekend.
Gli incroci recenti, quando il Ceravolo batte forte
Gli ultimi capitoli sono freschi di memoria. Al “Ceravolo” la scorsa stagione è finita 3–1: la firma è stata del tridente cattivo, Biasci, Iemmello e Pontisso, con Bouah a tenere in vita la Carrarese solo per qualche minuto. Al “Dei Marmi” invece è uscito un 2–2 con i timbri giallorossi di Compagnon e Pittarello: partita elastica, ritmi alti, il classico confronto in cui se abbassi la guardia un attimo sei fregato. Due cartoline che spiegano bene perché, quando si affrontano queste due, convenga sedersi comodi e allacciare la cintura.
Le radici: dal 1953 alla Coppa Italia, perché questa sfida “pesa”
Se tiri la linea indietro, trovi un capitolo che vale quasi un romanzo breve: la poule scudetto di Serie D del 1953. Andata 2–2 in Toscana, ritorno 2–1 Catanzaro ai Tre Colli, titolo dilettanti in bacheca e un primo, robusto mattone nell’identità del club. Sono partite che non vedi, ma senti: nelle parole dei più anziani allo stadio, nel modo in cui certe sfide diventano “tradizione” senza bisogno di dirlo.
Salti avanti di sessant’anni e inciampi in una Coppa Italia di quelle da raccontare al bar: 5 agosto 2012, primo turno, Carrarese–Catanzaro 5–4. Gol a pioggia, difese allegre come a Ferragosto, e quell’idea che tra queste due, quando parte la giostra, fermarla non è semplice. Pochi mesi dopo, Lega Pro 2012/13: 2–2 allo Stadio dei Marmi (2 dicembre 2012), 2–3 al Ceravolo (14 aprile 2013) con i toscani più cinici sotto porta (Orlandi doppietta, Bregliano), e per i giallorossi Masini e Bugatti a tenere in equilibrio fino all’ultimo. Anni diversi, allenatori diversi, ma un filo comune: equilibrio, ribaltamenti, punteggi larghi.
Oggi: classifica corta, dettagli larghi
Ed eccoci al presente. La Carrarese di Calabro ha iniziato con passo sicuro: clean sheet in due su due, fisico quando serve e un 2–0 a La Spezia che in categoria fa rumore. Sa stare bassa senza vergogna, sa accelerare sulle corsie, sa sporcare le linee di passaggio: il mestiere delle neopromosse intelligenti. Il Catanzaro ha disegnato un’altra fotografia: squadra corta, fase di non possesso in crescita, lavoro sporco degli attaccanti a protezione del centrocampo e l’idea – chiara – che il gol per sbloccarsi sia questione di tempo e sincronismi.
Con i precedenti in tasca e la classifica che chiede un colpo, il Ceravolo può diventare la leva. Qui la scorsa stagione, contro questa avversaria, i giallorossi hanno mostrato presenza e profondità di soluzioni. Qui giocatori come Iemmello hanno l’intesa con lo stadio, qui gli inserimenti da dietro – Pontisso docet – hanno spesso trovato luce. E qui la gestione dei momenti, tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo, ha fatto la differenza più di una volta.
Cosa ci dicono i numeri (e cosa non dicono)
Undici sfide non fanno una vita, ma bastano a fissare un profilo: Catanzaro leggermente avanti, Carrarese sempre dentro la partita. La forbice delle reti (22–18) spiega che non è mai stata una storia di catenacci: domani, con le difese ancora oliate dal lavoro di settembre, potremmo assistere a un confronto più tattico nei primi 20–25 minuti. Poi conterà chi trova per primo la spizzata, la seconda palla, il corridoio giusto tra le linee. Come spesso è stato.
Domani non è una partita qualunque
Perché arriva dopo la sosta, quando le squadre si rimettono in bolla e devono ritrovare ritmo-gara. Perché incrocia un avversario imbattuto che sa farti giocare male e portarti dove preferisce. C’è da dire che per il Catanzaro vale più dei tre punti: significa tornare a casa con la sensazione di aver ingranato, mettere in fila prestazione e risultato e mandare un messaggio a tutto il campionato. E perché i precedenti – quelli veri, quelli che pesano – dicono che in questa sfida, al Ceravolo, il colpo lo hanno spesso assestato i giallorossi.
Domani pomeriggio non basterà l’album dei ricordi. Servirà l’ordine visto a La Spezia, un pizzico di cattiveria in area avversaria e la lucidità nei cambi di passo. Il resto lo farà la gente: perché quando il Ceravolo si mette di traverso, anche le statistiche prendono la strada di casa. E in un confronto con 4 vittorie giallorosse, 3 toscane e 4 “X” distribuite con parsimonia, può essere proprio il rumore dei Tre Colli a spostare l’ultima virgola.
Non c’è bisogno di proclami. C’è una storia corta ma viva, ci sono numeri che non tradiscono e un presente che aspetta solo di essere scritto. Il fischio è alle 17:15: il resto lo fa il campo. Qui, più che altrove, di solito non mente.
