Mancano sette giorni all’esordio del Catanzaro in Serie B contro il Sudtirol. Una settimana che, nel calcio, vale un piccolo eternità: il tempo sufficiente per limare i dettagli, tirare il fiato dopo il Mapei e fissare a fuoco le priorità. Il test di Coppa Italia con il Sassuolo ha consegnato segnali contraddittori – personalità nella ripresa, difficoltà fisiologiche all’inizio – ma soprattutto ha reso nitido il perimetro del cantiere Aquilani. Cinque domande guida accompagnano il conto alla rovescia: vice-Pompetti, terzino polivalente, minutaggio under, chiavi del “10” (Petriccione) e contro-pressing. Ecco perché, e dove, si deciderà il primo passo della stagione.
1) Chi sarà il “vice-Pompetti”? La regia che manca e l’equilibrio da costruire
L’infortunio di Marco Pompetti ha tolto al Catanzaro un profilo che faceva da cerniera: piede educato, distribuzione verticale, fisicità diversa rispetto agli altri interpreti del reparto. Senza di lui, al Mapei la squadra ha alternato soluzioni: Pontisso più ancorato, Petriccione a gestire tempi e uscite, con un giovane come Rispoli (2006) accanto per dare corsa e gamba. L’idea di Aquilani – «coraggio, personalità, umiltà» – chiede però una regia stabile che assicuri il primo passaggio pulito e sappia resistere alla pressione.
Le strade sono tre. Interna, valorizzando la coppia Petriccione-Pontisso con compiti chiari (uno a legare, l’altro a schermare). Evolutiva, accelerando la crescita di Rispoli come mezzala di pressione e appoggio: gli errori ci stanno, ma la personalità non gli manca. Di mercato, quella più probabile e meno rischiosa, perché lo stesso Aquilani ha riconosciuto l’esigenza di un centrocampista aggiuntivo: se arriverà, dovrà alzare l’asticella e non soltanto colmare un numero. La scelta condizionerà tutto: baricentro, aggressività, qualità media del primo possesso.
2) Serve un terzino polivalente: perché è la chiave tattica che apre due sistemi
Un altro bisogno dichiarato. Il 4-2-3-1 visto a Reggio Emilia ha funzionato meglio quando la squadra ha potuto spingere sulle corsie; ma la rosa, oggi, chiede un innesto capace di giocare a destra e a sinistra, forte in entrambe le fasi, utile anche in una linea a tre. Frosinini ha mostrato personalità e margini, Di Chiara resta una certezza di esperienza; Favasuli è l’ibrido moderno che parte esterno e si accentra da centrocampista aggiunto (come già praticava a Terni e Bari), ma proprio per questo la squadra necessita di un pari ruolo che garantisca copertura quando il classe 2004 sarà avanzato.
Con un polivalente di livello, Aquilani avrebbe libertà di oscillare tra 4-2-3-1 e 3-4-2-1 senza cambiare uomini: esterno “alto” in spinta, terzo di difesa in non possesso, e la possibilità di costruire con tre, attirando pressione e liberando il lato debole per le ricezioni di Nuamah e D’Alessandro, o chi per loro.
3) Minutaggio under: progetto tecnico e sostenibilità possono camminare insieme
Otto dei nuovi arrivi sono under: non è un vezzo, è strategia. Crescita tecnica, plusvalenze, energia. Ma perché gli under incidano davvero bisogna proteggerli nelle scelte e nei contesti. A Sassuolo, ad esempio, il 2006 Rispoli è sembrato più pronto del 2007 Liberali, semplicemente perché ha già alle spalle un anno di battaglie in Serie C: tempi d’ingresso, letture, errori “buoni” che insegnano. Non è un processo lineare: lo stesso Liberali resta un talento evidente – lo ha detto il tecnico, «lasciamolo crescere» – ma va sostenuto con dosi e compiti giusti, senza sovraccaricarlo di responsabilità da trequartista totale in pieno agosto.
La B di oggi premia i giovani che corrono bene (non solo tanto), che sanno “stare” nelle due fasi e che accettano il duello. La sfida per il Catanzaro sarà trasformare i minuti in competitività reale: ruoli chiari, staff che accompagna, compagni esperti (vedi Iemmello, Brighenti, Petriccione) a fare da corrimano nelle settimane delicate.
4) Le chiavi del “10”: il cervello è Petriccione, ma il ruolo è un sistema
Nel glossario giallorosso, il “10” non è (solo) un numero sulle spalle: è la zona in cui si decide la qualità del possesso. Jacopo Petriccione ne è il custode naturale: visione, ritmo, calcio piazzato (la punizione parata da Turati lo conferma), capacità di palleggiare sotto pressione. Attorno a lui, Aquilani ha due strade per accendere la trequarti:
- “Dieci diffuso”, con Pontisso che attacca l’area da inseritore (lo ha fatto, eccome) e le ali – Nuamah, Liberali – che stringono per creare superiorità dietro Iemmello.
- “Dieci di collegamento”, sfruttando un secondo palleggiatore tra le linee (all’occorrenza D’Alessandro tra esterno e punta) per cucire la rifinitura e alzare il numero di combinazioni corte.
In entrambi i casi, il capitano resta l’epicentro: deve ricevere meglio e con più continuità. La squadra, nel secondo tempo del Mapei, ha prodotto tanto (21 tiri complessivi, 8 corner), ma ha peccato nel penultimo passaggio. Far arrivare la palla a Re Pietro nel giusto tempo sarà la cartina di tornasole già contro il Sudtirol.
5) Contro-pressing: da concetto a identità, il passo che porta punti
Se c’è un tratto che Aquilani ha trasmesso subito, è la voglia di recuperare alto: organizzare la perdita, risalire in cinque secondi, schiacciare l’avversario dopo palla persa. A Reggio Emilia, nella ripresa, il Catanzaro ha vinto 46 contrasti e recuperato più di 50 palloni nella metà campo rivale, costringendo il Sassuolo a difendere l’area (le 5 parate di Turati non sono casuali). È la strada giusta, ma comporta due corollari:
- Transizioni “pulite” quando il pressing viene rotto (serve il famoso terzino polivalente per accorciare in corsia e un mediano con senso della posizione da “freno a mano”).
- Rifinitura veloce dopo il recupero alto: a Mapei sono mancate una o due scelte “semplici” dentro l’area (l’occasione Iemmello docet). La differenza tra un pressing coraggioso e uno vincente sta nel trasformare il guadagno territoriale in xG reali.
Una settimana per le scelte: equilibrio, coraggio, lucidità
Sette giorni, appunto. Basteranno per mettere un punto (almeno provvisorio) alle cinque domande che contano. Il Catanzaro che si presenterà al Ceravolo contro il Sudtirol dovrà essere coerente con il manifesto annunciato dall’allenatore: giocare la partita, accettare i rischi calcolati, salire di qualità nel dettaglio. Il resto – mercato, gerarchie, chilometri nelle gambe – seguirà per inerzia se la squadra continuerà a riconoscersi in ciò che fa.
La B è una maratona che spesso si vince nelle prime dieci curve. Lì si fissano convinzioni e automatismi. Il Catanzaro ha già delineato le proprie priorità: una regia che regga l’urto, un esterno duttile che apra le varianti, minuti “buoni” per gli under, un “10” che sia più ruolo di squadra che maglia, un contro-pressing che diventi marchio. Adesso conta stringere. Perché il bello, davvero, comincia tra una settimana.