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mercoledì 24 Settembre 2025

Catanzaro, dalla Serie D sfiorata all’élite della B: otto anni per tornare grande

Dal playout per non retrocedere nei dilettanti alle due semifinali playoff di Serie B in due anni. Una metamorfosi sportiva e societaria che racconta meglio di ogni slogan cos’è diventato oggi il Catanzaro

Il calcio, spesso, è più di una questione di gol, tattiche o statistiche. È una faccenda di identità, di memoria, di ferite che bruciano e di cicatrici che diventano stemmi d’orgoglio. E quella del Catanzaro è una storia che merita di essere raccontata. Perché in appena otto anni è passata dal rischio della sparizione calcistica al sogno di un ritorno nella massima serie che, a questo punto, non sembra più utopia.

Da una salvezza disperata al nuovo corso

Era la primavera del 2017 e il Catanzaro si trovava a un passo dal baratro. Il club giallorosso chiudeva la stagione regolare al 18º posto con 38 punti in 38 giornate, reduce da un’annata logorante, segnata da ben cinque cambi in panchina, un presidente – Giuseppe Cosentino – poi travolto da vicende giudiziarie, e una tifoseria stanca e depressa, dopo l’umiliazione dello 0-3 nel derby contro il Cosenza alla prima giornata. Eppure, nonostante tutto, quei tifosi erano lì, a sostenere la squadra nei playout contro la Vibonese, prima riempiendo il “Ceravolo”, poi invadendo il settore ospiti del “Luigi Razza” di Vibo Valentia. Il calcio, in fondo, è appartenenza. E Catanzaro non ha mai smesso di appartenere ai suoi colori.

Quella salvezza conquistata sul campo fu solo l’inizio. A cambiarne davvero il destino fu però l’intervento della famiglia Noto, imprenditori catanzaresi con una visione solida e concreta. Subentrati ufficialmente il 6 luglio 2017, rilevarono il club e diedero il via a un processo di ricostruzione graduale, fondato su programmazione, stabilità e identità territoriale. La presidenza di Floriano Noto, con il supporto iniziale di altri soci e poi in solitaria, si è dimostrata il punto di svolta.

Gli anni della ricostruzione: passo dopo passo

Il 2017-18 è un anno di transizione: dopo un avvio con Alessandro Erra, il timone passa a Davide Dionigi, con la squadra che chiude al 13º posto. Ma la svolta arriva nella stagione successiva, con l’ingaggio di Gaetano Auteri e del ds Pasquale Logiudice: è il Catanzaro del bel gioco, di FischnallerD’Ursi, di un terzo posto che riporta entusiasmo, pur sfumato nei playoff contro la Feralpisalò al 90’ del ritorno. Una ferita amara, ma anche un segnale: la squadra stava tornando a far paura.

Il biennio 2019-2021 è turbolento ma prezioso. Si alternano Auteri, Grassadonia e poi Calabro. Arrivano altri playoff, altre delusioni, ma cresce l’esperienza. Cresce anche la struttura dirigenziale, con l’arrivo nel 2020 del dg Diego Foresti e del ds Massimo Cerri, figure fondamentali nella modernizzazione del club, affiancati nel lavoro sui social e comunicazione da Cristiano Politini, artefice di un’immagine fresca e credibile.

Il 2021-2022 è la stagione del “quasi”. Il Catanzaro chiude secondo in classifica e arriva fino alla semifinale playoff, dove viene beffato dal Padova nei minuti di recupero del ritorno. Ma è lì, tra le lacrime, che si cementa il patto che porterà al trionfo dell’anno successivo.

La stagione dei record

Il 2022-2023 è l’anno perfetto. Il Catanzaro domina il girone C con 96 punti, 102 gol segnati, solo 21 subiti. Vince il campionato con cinque giornate d’anticipo, batte ogni record possibile: differenza reti, miglior attacco, miglior media punti, più vittorie in un singolo torneo. Pietro Iemmello segna 31 gol, e da capitano trascina la squadra verso il ritorno in Serie B dopo 17 anni, chiuso con la vittoria della Supercoppa di Serie C.

Un’esplosione di gioia culminata nell’esodo di 10mila tifosi all’Arechi di Salerno, per la gara decisiva contro la Gelbison. Non era solo una promozione: era una rinascita.

L’impatto con la Serie B: stupire ancora

La stagione 2023-2024 si apre con la conferma di Vincenzo Vivarini e del ds Giuseppe Magalini, artefice della promozione. Il Catanzaro si presenta in cadetteria senza timori reverenziali. Chiude al quinto posto, accede ai playoff, batte il Brescia nel turno preliminare, poi sfida la Cremonese in semifinale: 2-2 all’andata, sconfitta 4-1 al ritorno. Si ferma lì, ma l’entusiasmo è alle stelle. Dopo appena un anno, i giallorossi sono già tra le migliori della Serie B.

Nel frattempo, la società continua a crescere, anche sul piano infrastrutturale e giovanile. Nasce una nuova Primavera, che conquista in un anno la promozione in Primavera 2. Un segnale forte: il Catanzaro non costruisce solo per l’oggi, ma anche per il domani.

Caserta e Polito, il nuovo corso

Con l’addio di Vivarini, nell’estate 2024 arriva Fabio Caserta. Con lui, anche il nuovo ds Ciro Polito e il dg Paolo Morganti, per una rifondazione dirigenziale nel segno della continuità. Il campo dà ragione alla società: il Catanzaro chiude sesto, affronta lo Spezia in semifinale playoff. L’andata al “Ceravolo” è difficile: 0-2 e molti rimpianti. Al ritorno, i liguri vincono 2-1 in una gara approcciata benissimo dai giallorossi. Ma ancora una volta, il Catanzaro è tra le protagoniste.

Da sopravvissuti a modello

Oggi il Catanzaro è l’unica calabrese in Serie B. Ha tifosi in ogni provincia della regione. È rispettato, solido, con un’identità chiara e ambizioni credibili. Dall’orlo della Serie D nel 2017 alle due semifinali playoff di B consecutive nel 2024 e 2025: è una delle più sorprendenti storie di riscatto del calcio italiano contemporaneo.

Merito di una società che ha investito con criterio, di una tifoseria che non ha mai abbandonato, di un gruppo che ha sempre creduto. E forse, a pensarci bene, è solo l’inizio.

Perché se è vero che in otto anni si è risaliti dall’inferno fino al paradiso dei sogni, allora costruendo passo dopo passo, con serietà e visione, anche la Serie A potrebbe presto smettere di essere un miraggio.

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