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martedì 26 Agosto 2025

Catanzaro, il fattore vento: da alibi a vantaggio competitivo

Catanzaro il vento non è un dettaglio meteo: è identità. Le tre V che raccontano la città – Vento, Velluto e Vitaliano – non sono soltanto folklore. Al “Nicola Ceravolo” l’aria taglia il campo, piega le traiettorie, sporca il palleggio. E, storicamente, i giallorossi non sono mai riusciti davvero a farne un alleato. La prima di campionato con il Südtirol lo ha ricordato a tutti: partita spezzata in due dal soffio che cambiava direzione e intensità, build-up complicato, lanci che tornavano indietro, seconde palle perse. È il momento di trasformare il vento da condizionamento a vantaggio competitivo: si può, ma serve metodo.

Un vantaggio che oggi diventa alibi (e perché non deve più esserlo)

Il vento incide su tre piani del gioco: tecnicaspazi e decisioni. Tecnicamente, riduce la finestra d’errore di stop e passaggio; tatticamente, accorcia o allunga il campo; nelle scelte, induce a forzare il lancio o a rifugiarsi nell’ovvio. Negli anni il Catanzaro ha spesso subito questi effetti invece di governarli: costruzione dal basso insistita anche “controvento”, baricentro che non si adegua, palle inattive battute come se ci fosse bonaccia. Il risultato è noto: possesso sterile quando si ha il vento in faccia, campo alle spalle esposto quando lo si ha a favore. Eppure proprio qui si può costruire un’identità casalinga riconoscibile, cucita sul “microclima” del Ceravolo.

Piano A e Piano B: come cambiano i principi del Catanzaro di Aquilani col vento

L’idea di Alberto Aquilani è chiara: principi, non numeri. E i principi – ampiezzarotazioni internepazienza nel palleggio – vanno tarati sull’aria.

Controvento (1° tempo o frazione in sfavore):

  • Uscita bassa “protetta”: portiere (Pigliacelli) corto su braccetto o mediano con appoggi ravvicinati, niente palle alte centrali. Linea di passaggio prediletta: diagonale “corta-corta-lunga” sulla mezzala che viene incontro.
  • Punta di riferimento per la seconda palla: se serve andare lungo, si va lungo laterale (canale tra terzino e centrale avversario) per Pittarello o per la corsa profonda di Nuamah, non dritto per dritto. La squadra sale in blocco: la seconda palla va programmata, non sperata.
  • Pressing mirato: riaggressione feroce subito dopo la rifinitura avversaria. Controvento, riconquistare alto vale doppio.

A favore di vento (frazione in favore):

  • Ritmo alto e verticalità selettiva: con l’aria alle spalle, il primo passaggio verticale diventa più “lungo” e letale. È il tempo di palle tagliate dietro la linea per Iemmello che viene incontro e scarica, o attacca il mezzo spazio.
  • Tiro da fuori e cross tesi: il vento “schiaccia” la palla; conclusioni da 18-22 metri e cross a mezza altezza acquistano valore. D’Alessandro e gli esterni devono cercare il primo palo, non il campanile.
  • Linea difensiva viva: occhio alle transizioni subite; col vento a favore si tende a spezzare la squadra. Regola: cinque dietro la linea della palla quando si perde possesso.

Palle inattive: laboratorio Ceravolo

Le palle inattive sono il terreno dove il vento può spostare punti. Protocollo semplice, da provare il giorno-gara nel riscaldamento:

  • Corner inswing/out-swing in base alla direzione. Con vento a favore dalla bandierina di sinistra, Petriccione (o Rispoli) può cercare il primo palo “sporco” con taglio sul portiere; con vento contro, battuta tesa a uscire sul dischetto per l’attacco di Antonini.
  • Punizioni laterali: palla che parte alta e “cade” violentemente sul secondo. Sequenza attacco: blocco sul primo, traccia arretrata sul secondo per il colpo in corsa.
  • Rimesse dal fondo: con controvento, niente lanci centrali; gioco corto codificato su terzino interno che entra e scarica; con favore, diagonale lunga verso lato debole.

Un progetto di dati “nostro”: misurare il vento per imparare a vincere

Per smettere di parlarne a sensazione, serve un overlay vento-eventi fisso al Ceravolo. Strumenti semplici: anemometro bordocampo (direzione/intensità al 1’, 15’, 30’, 45’, 60’, 75’, 90’), mappa eventi con tag “vento a favore/contro/laterale” per perdite palla, lanci, tiri, corner, recuperi alti. Metriche chiave da pubblicare ogni gara:

  • % lanci riusciti e seconde palle vinte per frazione;
  • altezza media del recupero e PPDA con/contro vento;
  • xG da fuori area quando si ha favore, xThreat generato in conduzione quando si è contro. Nel medio periodo si ottiene una banca dati locale che guida scelte e training: sessioni dedicate a controllo orientato su palla “viva”passaggi rasoterra colpendo la parte bassa e calci piazzati “intelligenti”. È qui che una società fa la differenza: istituzionalizzare il “Piano V” dentro lo staff di analisi e performance.

Una cultura del vento: identità giallorossa

Il vento, a Catanzaro, non deve più essere una scusa. Deve diventare linguaggio comune tra panchina e campo: da Aquilani che decide campo e direzione al sorteggio con un criterio, ai leader – IemmelloBrighenti – che “allenano” la squadra a leggere in fretta cosa concede la partita, agli esterni che cambiano altezza in base alla folata, ai giovani (da Liberali a Cissé) che apprendono presto quando rischiare e quando consolidare. Sfruttarlo significa riconoscere che il Ceravolo non è uno stadio qualunque: è un ambiente che trasforma il gioco.

La chiamata è semplice: misurare, codificare, allenare. Solo così la città del Vento, del Velluto e di San Vitaliano vedrà le sue Aquile cavalcare l’aria e non subirla. Il giorno in cui il vento di Catanzaro diventerà parte del piano partita e non una variabile capricciosa, il Ceravolo tornerà a essere – davvero – un valore aggiunto.

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