C’è un passaggio, tra le righe, che dice tutto del momento giallorosso: “Sponsor, sempre ben vengano. E un applauso al nostro settore marketing e a Umberto De Stefano.” È il modo con cui Floriano Noto ha scelto di entrare nel tema che oggi, più del modulo o della rifinitura, tiene banco nelle chiacchiere da bar e nei corridoi del Ceravolo: come si costruisce un club competitivo e sostenibile, qui e adesso. Il presidente non ha cercato giri di parole. Ha parlato da imprenditore, prima ancora che da numero uno di una squadra di calcio. E il messaggio è arrivato chiaro: la porta del Catanzaro è aperta, a patto che l’ingresso porti in dote visione, struttura, responsabilità.
Ex area marketing della Reggina, De Stefano ha messo al servizio della società la sua esperienza maturata nel mondo del calcio. I servizi offerti dalla figura del responsabile marketing sono consulenze, consulenza didattica, Lead Generation, pubbliche relazioni, assistenza amministrativa di direzione, supporto clienti, event marketing e pubblicità.
Si è occupato con successo dei “Match Experience” in cui gruppi di tifosi hanno potuto fare esperienza degli spogliatoi, del campo e degli ambienti giallorossi presenti nello stadio prima delle gare interne del Catanzaro. Due anni fa, insieme a tutto lo staff della società, è stato premiato presso la Gioielleria “Megna” per la stagione strepitosa dei giallorossi che hanno raggiunto le semifinali playoff per la serie A.
Sponsor e marketing: benzina buona, non fuochi d’artificio
Noto parte dalla base. Gli sponsor. Non come figurine da mettere sulla maglia, ma come mattoni di un edificio che regge per dodici mesi, non per dodici ore. Il grazie al dipartimento marketing e a De Stefano non è una formalità: è il riconoscimento del lavoro invisibile che porta aziende locali e nazionali a legarsi ai colori giallorossi. “Ben vengano” è la formula scelta dal presidente. Traduzione: ogni accordo commerciale serio è ossigeno per il bilancio e margine per il campo, perché libera risorse per investire su giovani, staff, infrastrutture. Non a caso, da settimane, la società spinge sul concetto di struttura: se ti organizzi bene, non devi inventare colpi di teatro; ti basta programmare e mantenere la rotta.
“Soci? Sì, se alzano l’asticella”. L’esempio Lecce e la disponibilità personale
Il punto successivo è quello che fa rumore: apertura ai soci. Noto la mette giù diritta: “Soci, sì, ma per fare una squadra sempre più forte. A Lecce ci sono quattro imprenditori.” Il riferimento, molto concreto, sposta il discorso sul piano della governance moderna: ormai in Serie B e ancor più in Serie A vince chi mette insieme competenze e capitali, non chi fa tutto da solo. E qui il presidente sorprende per disponibilità: “Se c’è da mettermi da parte, sono a disposizione.” Non è una resa, è l’esatto contrario: è la dichiarazione di chi antepone il club all’ego, consapevole che aprire il capitale – quando serve e con le persone giuste – significa allungare l’orizzonte, non snaturarsi.
Aprirsi “a tutti, per avere una vista più lunga possibile” — un’altra frase chiave — vuol dire costruire un progetto pluriennale, con schiena dritta sui conti e idee chiare su dove andare. Perché la parola magica, nel calcio di oggi, non è spesa: è sostenibilità.
Bilanci in chiaro: quanto costa far crescere un’idea
Noto lo dice senza filtri: “I bilanci sono facilmente riscontrabili e vedrete quanto la famiglia Noto ha perso in questo bellissimo giocattolo.” Non c’è vittimismo, c’è trasparenza. Il calcio a Catanzaro, in questi anni, è stato investimento emotivo e finanziario. Un investimento che ha riportato il club a una stabilità che mancava da troppo, costruendo reputazione, settore giovanile, e una prima squadra che oggi compete con ambizione ma senza perdere lucidità.
Parole che valgono doppio in una B dove la forbice tra chi ha alle spalle fondi e chi vive di impresa territoriale si è allargata. Da qui l’insistenza del presidente sul metodo: struttura, controllo dei costi, scelte tecniche coerenti. È l’unico modo per tenere dritta la barra e al tempo stesso restare attrattivi. Perché, ed è l’ultimo passaggio, “se siamo strutturati in un certo modo, questo attira anche capitali da fuori.” Non promesse, ma un invito: il Catanzaro non cerca scorciatoie, cerca compagni di viaggio.
