Il cammino percorso dal Catanzaro al momento, con sei pareggi ed una sconfitta, apre diversi interrogativi. Il principale è quello dell’identità e della convinzione del gruppo rispetto alle direttive e “convinzioni” del tecnico. I calciatori hanno assimilato e accettato quello che gli viene richiesto dallo staff tecnico? Da quello che finora si è visto sembra proprio di no.
La squadra è priva di identità e nei momenti difficili delle partite sin qui disputate, non ha mostrato di poter contare su una convinzione di base cui potersi aggrappare. Le reazioni a svantaggi di punteggio ci sono state, ma prodotte più che altro da una motivazione nervosa e volitiva. Fermo restando che tanto è stato cambiato, qui nessuno vuole fare il fenomeno e palesare delusioni o critiche affrettate.
Si e’ ampiamente consapevoli che il tempo per amalgamare compiutamente una squadra di calcio molto rinnovata, ci voglia tutto. Il problema è che la contraddizione tra quello che si vorrebbe fare in campo e quello che si fa con gli uomini a disposizione, è assai palpabile.
La rosa è pletorica in generale e se questo in alcuni reparti crea confusione, in altri si avverte la coperta un poco corta. Ci riferiamo alla difesa, dove manca un centrale capace nella corsa in velocità e in campo aperto, quando c’è da recuperare su avversari lanciati verso la porta. E ancora di un terzino sinistro per la difesa a quattro che abbia potenza, tecnica e gamba per fare anche il quinto.
In questo senso abbiamo potuto ammirare il brasiliano Azzi contro il Monza, come esempio più ravvicinato e fulgente. Ma potremmo tranquillamente parlare di Augello del Palermo o più alla nostra portata di Piscopo della Juve Stabia, o ancora di Cicconi della Carrarese. Ce ne sarebbero anche degli altri, ma pensiamo di aver reso l’idea e che i nostri Verrengia e Di Chiara non rispondano alle caratteristiche dei calciatori menzionati.
Verrengia è un prospetto molto interessante che eccelle come centrale di sinistra o braccetto, ma non certamente come terzino di fascia o addirittura quinto. Di Chiara in passato ha fatto con autorità e dinamismo entrambi i ruoli, ma adesso non ha più freschezza e forza fisica per interpretarli compiutamente, risultando ancora arruolabile solo come braccetto di sinistra.
A destra invece ci troviamo con ben tre elementi che possono fare sia i terzini di fascia che i quinti e ci riferiamo a Frosinini (ora infortunato), Favasuli e Cassandro, il quale può anche agire da braccetto destro.
Perché non è stato preso uno specialista mancino di ruolo a sinistra, mentre se ne contano addirittura tre sulla fascia opposta? Non è dato sapere, mentre assistiamo talvolta all’impiego di Favasuli a sinistra come forzatura dettata da esigenze ampiamente prevedibili e non soddisfatte in sede di campagna acquisti.
Perché Favasuli è vero che può essere adattato a sinistra, ma essendo un destro naturale, se impiegato tutta fascia perde un tempo di gioco per rientrare nella fase del cross o del passaggio, oltre a trovare più difficoltà nella conduzione della palla in velocità e progressione. A piede invertito si può concepire l’impiego di un esterno alto, non quello di un difensore di fascia nella fase offensiva.
Ci sarebbe anche Nuamah, ma non è dato sapere se può agire da quinto e comunque anch’egli destro naturale con propensione ad agire da quarto di centrocampo o esterno alto. Lo stesso dicasi per il molto promettente Sayha Seha e per calciatori non esattamente in perfette condizioni come D’Alessandro o il fresco infortunato Di Francesco, mentre Buso non viene mai utilizzato.
Alesi e Liberali sono mancini, ma centrocampisti avanzati, non certamente esterni di fascia. E a centrocampo privi di Pompetti, elemento completo in entrambe le fasi, si soffre in fase di interdizione e copertura.
Infatti Favasuli deve immolarsi facendo la doppia funzione e Cisse deve, in fase di non possesso, arretrare con ripiegamenti molto profondi. Come mai l’unico centrocampista in rosa mancino, preso per sostituire il suddetto Pompetti (seppur diverso), non è stato mai impiegato per nemmeno un nano secondo?
Eppure Buglio era leader, trascinatore e anche capitano della Juve Stabia, possedendo le chiavi di quel centrocampo. I moduli non sono decisivi, decisiva é la mentalità dei calciatori e soprattutto il realismo del tecnico ad impiegarli nel migliore dei modi.
E se tali caratteristiche richiedono l’attuazione di un modulo diverso da quello che si ha in testa, bisogna prenderne atto. Ma al momento, quale sia questo modulo più o meno tendente a dare una giusta identità, non è dato sapere.
In campo si è visto tutto e il contrario di tutto, in prospettiva valuteremo work in progress, SENZA PREGIUDIZI, ma con dovuta attenzione. Si è potuto constatare che in difesa si costruisce a tre, ma giustamente si difende anche a cinque se costretti.
Si è iniziato con i doppi esterni, due arretrati e due più avanzati, per poi virare su due da doppia fase e alcuni adattamenti. In attacco con la doppia punta punta, ma ultimamente due trequartisti come Cisse e Oudin, agiscono alle spalle di Iemmello.
Questo non dà profondità alla squadra ed aumenta la confusione tra le linee avversarie, quando anche Iemmello torna, come sua abitudine, a cucire il gioco. Due come Cisse e Oudin in quella posizione sono troppi, ci vorrebbero almeno due palloni se si aggiunge Iemmello quando arretra.
In determinate fasi di alcune partite o contro particolari avversari, può anche essere produttivo, ma certamente non può essere una soluzione definitiva. Un attaccate è necessario che stia quasi sempre in campo e a tal proposito Pandolfi dovrebbe dare immediate risposte al suo nuovo pubblico.
Di Pittarello conosciamo pregi e difetti. Il suo impiego alternativo a Pandolfi, si rende necessario per liberare Iemmello da asfissianti marcature, con attacco della profondità costante e sacrificio nel giocare per il compagno più dotato tecnicamente e in fase realizzativa.
Questi sono i rilievi che ci permettiamo di far emergere prima della gara. Stasera con il Padova ci aspettiamo sorprese in positivo rispetto alle ultime uscite, sia come atteggiamento costante in campo che come singole scelte.
Il modulo o i moduli adottati in partita, li vedremo e li analizzeremo compiutamente dopo. Per ora ci siamo “limitati” a rilevare, esaminare criticità ed incongruenze ai nostri occhi palesi.
Non ci permettiamo di ipotizzare o indicare la formazione che andrà in campo. Quello che abbiamo indicato, dà di per sé l’idea di cosa auspichiamo e crediamo necessario, come correttivi immediati con gli uomini a disposizione.
A gennaio la rosa sarà sfoltita dove già detto risulta pletorica e corretta in entrata dove non risulta all’altezza. Intanto testa alla partita di stasera.
Il Padova di mister Andreoletti, è squadra molto dinamica e riconoscibile nell’atteggiamento. Il suo 3-5-2 non è consolidato, in quanto lo scorso anno in Lega Pro il tecnico ha adottato un 3-4-3 molto offensivo ma al contempo equilibrato.
Quest’anno si è iniziato con un 4-3-2-1 o 4-3-1-2 per poi adottare nelle ultime uscite il “nuovo” e più realistico 3-5-2. Certo con esterni come lo squalificato Capelli, il sostituto ex genoano Ghiglione e Barreca, l’approdo a questo assetto tattico è più che comprensibile.
Contro il Catanzaro dovrebbe quindi schierarsi con il seguente undici: Fortin tra i pali; Faedo, Sgarbi e Perrotta nella linea difensiva a tre; due tra Favale, Ghiglione e Barreca come quinti; Fusi, Crisetig e Varas nel centrocampo a tre; Bortolussi e Buonaiuto in attacco.
Particolare attenzione a quest’ultimo per la rapidità e i calci piazzati. I temi affrontati sono stati diversi, ora parola al campo, consapevoli che nonostante tutte le criticità presenti, c’è della qualità innegabile in squadra.
E SOPRATTUTTO, Pietro Iemmello ce lo abbiamo solo noi. Cuciamo intorno a LUI un vestito offensivo ma equilibrato ed esaltiamo il suo immenso talento nel determinare i risultati. Iniziando dalle 19,30 di oggi.
PS I vergognosi attacchi sui social nei confronti di Bettella sono una pagina da dimenticare e che in passato ha riguardato e a volte ancora riguarda Cassandro, Pittarello o anche altri. Ma non si era mai toccato il fondo come questa volta.
L’unica consolazione è che trattasi di una minoranza da isolare, presente in parte anche allo stadio. Intanto da queste pagine troviamo doveroso porgere le scuse più sentite all’uomo Davide Bettella e alla sua famiglia.