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lunedì 25 Agosto 2025

Iemmello dopo Catanzaro-Sudtirol: “Basta accontentarsi dei miei gol. Possiamo alzare l’asticella”

Il pareggio 1-1 con il Südtirol lascia in eredità al Catanzaro un punto e un messaggio forte dal suo capitano. La perla di Pietro Iemmello, un sinistro d’autore all’incrocio che ha rimesso in carreggiata una gara complicata, non basta a placare l’inquietudine del numero 9: lo dice senza giri di parole, a fine partita, nella sala stampa del Ceravolo. «Mi sono stufato di essere contento per i gol, ho 33 anni e qui ogni anno si rincorre. Dopo due semifinali playoff di fila dobbiamo alzare l’asticella, tutti». È la fotografia più sincera di una serata che ha visto il Catanzaro soffrire nella prima parte, salire di tono nella ripresa e trovare nel colpo del suo leader il salvagente per non cominciare in salita la nuova Serie B.

Il gol-capolavoro e la lettura della gara: «Punto che fa bene, partita sporca»

Nessuna autocelebrazione, anzi. La descrizione della partita da parte di Iemmello parte dal contesto e dai meriti altrui: «Loro sono una squadra sgorbutica, ti fanno giocare male. A tratti vanno uomo su uomo, poi allungano il campo con i palloni diretti: non riesci a star corto e fai fatica a costruire». Il primo tempo, sottolinea il capitano, è stato marchiato da un fattore ambientale che al Ceravolo si fa sentire: «Il vento a sfavore rendeva dura la nostra uscita bassa. Noi vogliamo giocare palla a terra e, se l’avversario ti prende a tutto campo, o trovi la giocata individuale o devi cercare profondità. Ma col vento la palla si fermava in aria». Da qui la scelta – obbligata – di cercare più diretto Pittarello, “povero” per i molti duelli spalle alla porta: non un ripiego ideologico, chiarisce Iemmello, quanto una necessità tattica.

La ripresa cambia volto. Con il vento a favore, con qualche metro in più di campo da attaccare e linee più corte, il Catanzaro ritrova coraggio e compattezza. La svolta arriva al minuto 61, quando Cissé recupera alto e Iemmello, dal limite, disegna la traiettoria che vale il pari. È l’ennesimo sigillo pesante del capitano, ma il suo sguardo resta severo: «È un punto che fa bene perché non partiamo con una sconfitta, però non basta. Serve di più, subito».

La chiamata del capitano: «Serve una crescita quotidiana. Non restiamo “la squadretta che vivacchia”»

Il cuore dell’intervento di Iemmello è una chiamata alla responsabilità condivisa. Non un j’accuse, ma una direzione: «Il club si sta strutturando, anche sul piano delle infrastrutture, e quest’anno abbiamo inserito tanti giovani bravi che vanno aspettati. Ma alzare l’asticella non riguarda solo il mercato: significa migliorarsi ogni giorno, individualmente e come gruppo. Se pensiamo di fare “come l’anno scorso” rischiamo di restare una squadretta che vive di alti e bassi». L’asticella, per Iemmello, è una questione culturale prima che tecnica: «Mentalitàdedizione, cura dei dettagli: è così che si cresce. E quest’anno partiamo con molto più entusiasmo, dobbiamo amalgamarci prima rispetto alla scorsa stagione».

C’è poi un passaggio sul rapporto con la piazza, che il capitano sente addosso come una seconda pelle: «Stadio pieno oggi: non deve essere un’eccezione. Capisco che per rivederlo così servono risultati e prestazioni. Tocca a noi trasformare quell’energia in costanza». Le parole pesano perché arrivano dopo un gol che vale punti, ma valgono ancor di più come manifesto d’intenti: l’ambizione non è uno slogan, è una pratica quotidiana.

Moduli, vento e spazi: “la mappa” del ruolo (ibrido) di Iemmello

Nella ripresa, il 9 ha occupato una zona elastica, venendo spesso incontro per cucire trame con RispoliPontisso e – a cambio avvenuto – Cissé, provando a manipolare le scalate della linea tirolese. «Sì, questa è la mia posizione. Oggi mi sono mosso molto perché loro chiudevano bene e dovevamo trovare gli spazi tra le loro uscite aggressive», spiega. È una conferma della duplice valenza del suo ruolo nel 4-2-3-1 di Aquilani: da regista offensivo quando la squadra sale, da finalizzatore quando lo sviluppo prepara la conclusione dal limite. Anche qui, nessuna deriva estetica: «A volte può non essere bello, ma conta essere efficaci». Efficacia che, come ricorda lo stesso Iemmello, passa anche dall’adattarsi ai vincoli della gara: se c’è vento contro e marcature a uomo sull’uscita, il piano B deve essere pronto e allenato.

Giovani da tutelare, peso da condividere

Tra le righe affiora un messaggio paterno verso i nuovi: «Quest’anno abbiamo tanti ragazzi forti. Vanno aspettati, accompagnati, senza pressioni eccessive». L’equilibrio è quello di sempre: valorizzare il talento, pretendere lavoro, distribuire le responsabilità. La proiezione sul medio periodo è chiara: un Catanzaro che regga l’urto contro squadre “pratiche” come il Südtirol e che alzi la qualità del proprio possesso contro blocchi aggressivi e verticali. Per farlo servono tempi e gerarchie sicure; il capitano, nel frattempo, indica la rotta.

«Coraggio e continuità, così il Ceravolo ci spingerà tutta la stagione»

Non c’è vittimismo, c’è presa d’atto. «Il vento qui conta, è un fattore. Ma non deve essere un alibi», ribadisce Iemmello, tornando su un dettaglio che ha condizionato più volte le partite al Ceravolo nelle ultime stagioni. Il monito finale è operativo: «Partire forti, con coraggio e determinazione, far capire subito all’avversario che trova un ambiente e una squadra importanti». È l’unico modo per trasformare il calore del pubblico in vantaggio competitivo stabile, non episodico.

Il racconto della serata finisce dove era iniziato: con un sinistro che s’infila all’angolo e con un capitano che, dopo l’esultanza, si volta verso la squadra. Il gol vale un punto; la presa di posizione vale una stagione. Adesso sta al Catanzaro fare propria la richiesta del suo leader: alzare l’asticella, insieme, giorno dopo giorno.

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