La vigilia di Catanzaro-Venezia non è soltanto attesa sportiva. È anche una questione di principio. A quarantotto ore dal fischio d’inizio al “Nicola Ceravolo”, la società giallorossa ha comunicato un provvedimento senza precedenti recenti in Serie B: sospensione del gradimento per undici anni, con conseguente divieto di accesso allo stadio, nei confronti di un tifoso ritenuto responsabile di comportamenti gravi al termine della gara contro il Palermo del 25 ottobre. Il club ha parlato di condotte lesive nei confronti di un proprio calciatore e del servizio d’ordine, in violazione del Codice Etico e del regolamento d’uso dell’impianto. “US Catanzaro 1929 condanna con fermezza ogni forma di violenza, fisica o verbale, e ribadisce il proprio impegno a garantire un ambiente sportivo fondato sul rispetto, sulla sicurezza e sui valori autentici del tifo giallorosso”, si legge nella nota ufficiale della società.
Questo passaggio ha un peso che va oltre la singola sanzione. Non è solo la fotografia di un episodio. È una scelta culturale nel momento più delicato dell’anno, perché arriva mentre la squadra di Alberto Aquilani si prepara a una partita pesante contro il Venezia, formazione che staziona stabilmente in zona playoff e che arriva in Calabria con ambizioni alte e identità definita. Il messaggio del club è chiaro: il Ceravolo deve restare un fattore competitivo, non diventare un problema di ordine pubblico, né offrire alibi a chi aspetta l’occasione per colpire la piazza dal punto di vista disciplinare o reputazionale.
Catanzaro-Venezia e il Ceravolo
La parola chiave qui è “vantaggio”. Il “Nicola Ceravolo” è storicamente un valore aggiunto per il Catanzaro: calore, appartenenza, continuità emotiva tra curva e campo. La cornice di domenica pomeriggio, con calcio d’inizio fissato alle 15:00, promette un impatto sonoro e visivo degno delle grandi giornate del campionato cadetto. La vigilia racconta una città che risponde ancora una volta in massa, perché la sfida con il Venezia non è classificabile come una gara qualsiasi: è uno scontro diretto per rientrare nella scia della parte nobile della classifica, contro una squadra che sta viaggiando a ritmo playoff.
Ecco perché il club lega la questione disciplinare al contesto sportivo. Il Catanzaro rivendica il diritto a uno stadio caldo, organizzato, feroce sul piano del tifo, ma ribadisce che quell’energia deve restare dentro i confini del sostegno e non debordare nella minaccia personale. Il provvedimento di sospensione del gradimento, che va tenuto distinto dal DASPO disposto dalla Questura (cinque anni), è uno strumento interno della società: significa che quel tifoso, per decisione del club, non è più persona gradita all’interno dell’impianto per un arco temporale di undici anni. È un messaggio diretto alla base: il Catanzaro difende il proprio patrimonio sportivo ed emotivo, ma non tollererà che questo patrimonio venga usato come scudo per aggressioni fisiche o verbali, neppure a caldo dopo una partita ad alta tensione come quella contro il Palermo.
In questa prospettiva, Catanzaro-Venezia diventa anche un banco di prova collettivo. Dentro il campo, Aquilani chiede qualità tecnica e lucidità mentale, concetti che abbiamo analizzato nel nostro approfondimento sulla svolta psicologica della squadra dopo il successo di Mantova, dove i giallorossi hanno saputo gestire la partita con maturità nei momenti chiave. Fuori dal campo, la società chiede la stessa lucidità al pubblico: passione totale, ma controllo. È una sovrapposizione quasi speculare. Quando un club collega il comportamento della tifoseria al progetto tecnico, sta dicendo che la squadra, per restare competitiva, ha bisogno di uno stadio rumoroso e non intimidatorio, partecipato e non pericoloso.
Tolleranza zero, identità giallorossa
C’è poi un punto etico che riguarda direttamente l’immagine del Catanzaro in Serie B. Da neopromossa prima, da realtà ormai stabilizzata poi, la società giallorossa si è costruita in questi anni una reputazione precisa: ambizione, organizzazione, senso di appartenenza. Dai risultati sul campo allo stadio pieno, fino alla capacità di tenere alta la competitività anche contro club storicamente più strutturati, tutto racconta un’identità che vuole essere riconosciuta al livello nazionale.
La sospensione del gradimento per undici anni, a ridosso di un appuntamento come Catanzaro-Venezia, è coerente con questa linea. Non è un gesto “per far vedere che qualcosa si è fatto” davanti alle telecamere. È un atto politico interno, che segnala all’intera Serie B che il Ceravolo è un teatro di calcio, non un’arena di intimidazione privata. Il riferimento esplicito nel comunicato alla violazione del Codice Etico e del regolamento d’uso dell’impianto non è casuale: significa che il club pretende che lo stadio venga vissuto con responsabilità condivisa, come bene comune, e che chi lo mette a rischio mette a rischio l’interesse sportivo di tutti. La stessa Lega Serie B, nelle sue linee generali sulla sicurezza degli impianti, lega ormai in modo strutturale la tutela dei tesserati, degli steward e degli altri lavoratori dello stadio alla credibilità complessiva del torneo.
Dentro questo quadro c’è anche un elemento pratico, che incrocia direttamente il campo. Con il Venezia arriva una squadra intensa, fisicamente aggressiva in mezzo, abituata a sporcare le partite sul piano dei duelli e delle seconde palle, con profili come Adorante e Busio capaci di alzare la pressione sulla trequarti avversaria. È il tipo di partita in cui possono nascere scintille, soprattutto se il risultato resta in equilibrio fino agli ultimi minuti. In altre parole, è esattamente il contesto in cui la febbre della curva può fare la differenza tecnica, aiutando il Catanzaro a restare corto, concentrato e feroce nei contrasti, ma è anche il contesto in cui una singola scintilla fuori posto può trasformare il dopo gara in un dossier disciplinare. Per un club che compete per confermarsi nella parte medio-alta della classifica di Serie B, ogni distrazione extra-campo è un regalo all’avversario, e questo Aquilani non può permetterselo.
Nel comunicato ufficiale viene messo nero su bianco che le condotte contestate al tifoso punito hanno coinvolto non solo un calciatore giallorosso, ma anche il personale addetto alla sicurezza interno all’impianto. Questa è una linea rossa per chiunque lavori nel calcio professionistico: toccare i tesserati e toccare gli steward significa mettere in discussione la sicurezza di chi è in campo e di chi garantisce che la partita si giochi. Il Catanzaro sceglie di espellere in modo preventivo chi supera quella soglia, e di farlo non per una giornata, non per un girone, ma per un arco temporale che copre praticamente un’intera generazione sportiva, undici anni. Il club lega così la difesa dei propri calciatori alla tutela anche di chi opera nell’ordine interno, sottolineando che rispetto e protezione valgono per tutti.
La fermezza arriva inoltre dopo una gara, quella contro il Palermo, ad alto coefficiente emotivo. Partite così lasciano sempre scorie, perché il confronto diretto con una rivale dichiarata, il peso dell’atmosfera del Ceravolo e la tensione degli ultimi minuti spesso spingono i toni oltre il semplice sfottò. Il club sceglie di spezzare una tradizione tossica del calcio italiano: giustificare l’eccesso con la passione. Qui la passione non è usata come attenuante, ma come responsabilità. Il messaggio è chiaro: la maglia giallorossa merita protezione anche nei momenti più caldi, soprattutto quando le telecamere sono ancora puntate addosso e gli occhi della Lega sono lì a misurare ogni gesto.
Identità e responsabilità
Il Catanzaro, alla vigilia di Catanzaro-Venezia, chiede al Ceravolo di essere quello che è sempre stato nelle giornate importanti: un alleato tecnico. Significa soffocare l’avversario col rumore, influenzare ritmo e coraggio nei momenti chiave, dare fiato a chi è in campo quando le gambe iniziano a pesare. Ma significa anche assumersi l’onere di rappresentare il club e la città con un livello di maturità che oggi fa parte del pacchetto per restare stabilmente nella parte alta della Serie B.
Il prossimo match dirà se l’equilibrio tra passione e controllo è diventato davvero un tratto strutturale del progetto giallorosso. Dentro il campo lo misureremo nei duelli con il Venezia, fuori lo vedremo sugli spalti del Ceravolo. È una partita di campionato, certo. Ma è anche, dichiaratamente, un esame di responsabilità collettiva.
