Dopo due giorni da Sassuolo-Catanzaro – primo atto ufficiale della stagione, chiuso 1-0 per i neroverdi grazie al mancino di Josh Doig – arriva la lettura di un tecnico che il calcio italiano l’ha annusato da vicino per decenni. Serse Cosmi, nuovo opinionista di SportMediaset, ha commentato la gara elogiando il lavoro di Fabio Grosso e riconoscendo al Catanzaro la forza di essere restato in partita fino all’ultimo. Parole riportate da SassuoloNews.it, che illuminano il confine sottile tra differenza di categoria e densità competitiva mostrata dalle Aquile al Mapei Stadium.
“Grosso ha fatto ciò che ci si aspettava”: la lettura di un ex maestro
Cosmi parte dalla cornice generale, che è poi la traiettoria recente del Sassuolo: “Grosso ha condotto un campionato di grandissimo livello, non è semplice tornare subito in Serie A anche se la società del Sassuolo è strutturata benissimo. Ha fatto quello che tutti pensavano potesse fare”. Un’investitura che vale doppio, perché arriva da chi Grosso lo ha avuto alle proprie dipendenze ai tempi del Perugia: un riconoscimento di metodo e continuità, non soltanto del risultato. L’1-0 di Coppa Italia, per Cosmi, è figlio di un primo tempo “da squadra già formata”, con i neroverdi capaci di imbastire più situazioni da rete e di legittimare il vantaggio con qualità e ritmo.
Catanzaro, rispetto guadagnato sul campo
Il passaggio che interessa da vicino la platea giallorossa riguarda però la considerazione nei confronti della squadra di Alberto Aquilani. “Il Catanzaro ha fatto un grande campionato e ha fatto di tutto per pareggiare, ha avuto un’occasione alla fine con Iemmello. Però credo che la vittoria del Sassuolo sia meritata”, ha sottolineato Cosmi. Dentro questa frase c’è la chiave della serata giallorossa: equilibrio tattico nella ripresa, coraggio nel provare a manipolare la pressione neroverde, fino alla palla che Pietro Iemmello non è riuscito a trasformare nel pari. La fotografia è corretta: il Catanzaro ha sofferto la superiorità tecnica e fisica di chi milita in Serie A, ma non ha mai rinunciato alla propria identità, accelerando nella seconda metà di gara e fruttando i cambi per alzare il baricentro.
Tra differenza di categoria e segnali utili: cosa resta al gruppo di Aquilani
Le parole di Cosmi, al netto dell’ovvio merito neroverde, suonano come un promemoria utile per il micro-ciclo che conduce all’esordio di campionato: il Catanzaro è già competitivo nella tenuta mentale e nella fase di protezione dell’area – bene Antonini negli accoppiamenti individuali, personalità di Brighenti – ma deve aumentare la qualità dell’ultimo passaggio e la pulizia nell’esecuzione quando si entra nella “zona rossa” dei 25 metri. La capacità di restare nella partita contro una rivale di rango, sottolineata da Cosmi, è un capitale tecnico ed emotivo da spendere subito nel torneo: riannodare la confidenza con il gol, stabilizzare gli equilibri in mezzo – dove la regia di Jacopo Petriccione e le corse di Simone Pontisso dovranno crescere di tono – e alimentare la connessione tra il nove (Iemmello) e la batteria di rifinitori chiamati a supporto.
Un complimento che responsabilizza
Quando un allenatore abituato ai campi “veri” dice che il Catanzaro “ha fatto di tutto per pareggiarla”, il messaggio non è soltanto consolatorio. È, semmai, una responsabilizzazione: la Coppa Italia ha mostrato che la squadra può già competere per intensità e spirito; ora tocca al lavoro settimanale – e agli ultimi movimenti di mercato – convertire questa competitività in punti e continuità. Perché il rispetto guadagnato, come ricorda la chiosa di Cosmi, non sostituisce la sostanza dei risultati ma è spesso il primo mattone per ottenerli.
Nel bilancio firmato Serse Cosmi c’è tutto: il merito del Sassuolo di Grosso, la struttura di un club pronto alla Serie A, ma anche il valore del Catanzaro che resta in partita e costruisce l’occasione per riaprirla. È la miglior notizia possibile per le Aquile: se a metà agosto un tecnico navigato riconosce spessore e coraggio, significa che la strada è quella giusta. Da qui in avanti, trasformare l’apprezzamento in performance misurabili diventa la vera sfida.