Non resterà al Catanzaro, non tornerà realmente al Torino, e con ogni probabilità dovrà ricominciare da capo, altrove. La parabola di Demba Seck nella stagione 2024/25 si chiude con un bilancio amaro, ben lontano dalle attese con cui era stato accolto in Calabria lo scorso agosto. Il club giallorosso, che detiene su di lui un diritto di riscatto, ha deciso di non esercitarlo. E neppure il Torino, club proprietario del cartellino, sembra intenzionato a reintegrarlo nel proprio progetto tecnico.
Un doppio addio senza appello, che certifica il fallimento di un’annata vissuta ai margini, tra presenze sporadiche, rendimento altalenante e impatto nullo. Seck saluterà il “Ceravolo” senza lasciare traccia.
Il bilancio a Catanzaro: presenze senza peso
Arrivato a Catanzaro in estate con l’ambizione di ritrovarsi e rilanciarsi dopo le difficoltà in maglia granata, Seck ha chiuso la stagione con 18 presenze e un solo assist, quello servito nella gara casalinga contro il Mantova, pareggiata 2-2. Numeri freddi, ma che fotografano un impiego tutt’altro che continuo. Soltanto una volta ha giocato tutti i 90 minuti – proprio contro i virgiliani – mentre nelle altre occasioni è stato utilizzato da subentrante o sostituito anzitempo, segnale chiaro di una fiducia mai realmente guadagnata.
Le prestazioni offerte dal classe 2001 non hanno mai convinto né lo staff tecnico di Fabio Caserta, né la dirigenza. Nonostante le sue doti fisiche e atletiche, il calciatore non è mai riuscito ad entrare negli ingranaggi del gioco corale del Catanzaro, apparendo spesso fuori ritmo, poco coinvolto e privo di incisività. Un vero peccato, soprattutto considerando le aspettative iniziali.
Il diritto di riscatto? Una formalità mai presa in considerazione
Il contratto prevedeva la possibilità per il Catanzaro di riscattare Seck a fine stagione. Una clausola teorica, mai diventata realmente oggetto di valutazione. Le prestazioni dell’esterno senegalese non hanno mai fatto ipotizzare una permanenza. A oggi, non esiste alcuna trattativa per la sua conferma e da ambienti vicini al club filtra un’indisponibilità totale a discuterne. L’intenzione del club giallorosso è chiara: voltare pagina, liberare spazio e investire su profili diversi, più funzionali e coinvolti nel progetto.
Seck si prepara dunque a tornare a Torino, ma anche lì le porte non sembrano spalancate. Anzi. I granata lo hanno di fatto accantonato da tempo, e nonostante la giovane età (24 anni), non sembrano intenzionati a concedergli altre occasioni. Il Torino cercherà una cessione definitiva o un nuovo prestito, nella speranza che qualcun altro possa credere ancora in un talento mai sbocciato davvero.
Demba Seck, un passato che illudeva: dalla SPAL al Toro, passando per promesse mai mantenute
Arrivato in Serie A a gennaio 2022 dopo una stagione promettente alla SPAL (30 presenze, 2 gol, 4 assist), Seck sembrava un colpo futuribile per il Torino. Giocatore di gamba, dotato di discreta tecnica e con ampi margini di crescita. Ma la realtà è stata ben diversa: in due stagioni e mezza in granata, ha totalizzato 38 presenze senza mai segnare né fornire assist. In Serie A, il talento del ragazzo non è mai esploso, e la maglia granata è sembrata spesso troppo pesante da indossare.
Il prestito a Catanzaro avrebbe dovuto rappresentare un’occasione di riscatto, in una piazza ambiziosa e appassionata, perfetta per chi cerca rilancio. Eppure, anche qui il copione non è cambiato: Seck ha faticato a imporsi, ha sofferto la concorrenza e non ha mai davvero inciso nelle rotazioni offensive di Caserta.
Catanzaro guarda avanti, Demba Seck resta indietro
Il Catanzaro, nonostante un finale amaro nei playoff contro lo Spezia (doppia sconfitta per 0-2 al “Ceravolo” e 2-1 in Liguria), ha chiuso la stagione con grande dignità, confermandosi tra le realtà più solide e spettacolari della Serie B. Un contesto competitivo, organizzato, dove ogni interprete è chiamato a dare un contributo concreto. E proprio per questo, chi non riesce a inserirsi con continuità, è destinato a restare indietro.
Per Seck, il futuro resta incerto. Le qualità non mancano, ma a 24 anni servirebbe molto di più della potenzialità. Serve una svolta mentale, caratteriale e tecnico-tattica. Perché se è vero che ogni stagione può essere quella giusta, è anche vero che il tempo – soprattutto nel calcio – non aspetta nessuno.