Il bello della Serie B è che non ti lascia mai tranquillo. Un attimo pensi di aver trovato le gerarchie, l’attimo dopo ti accorgi che erano illusioni. E quando a dirlo è uno che la categoria la conosce, e la vive ogni settimana da dentro, vale la pena fermarsi ad ascoltare. Davide Dionigi, allenatore della Reggiana, ieri sera ospite del format 11 in Campo su LaC TV, ha offerto un’analisi lucida non solo del suo avvio di stagione, ma anche del percorso del Catanzaro. Parole riportate da lacnews24.it, che hanno il peso di chi sa che la Serie B è un campionato di resistenza e intelligenza più ancora che di fiammate.
Dionigi, un avvio che racconta già molto
«Considero il nostro inizio positivo», ha detto Dionigi, «soprattutto se guardiamo le squadre affrontate: Palermo, Empoli, Juve Stabia e Catanzaro». Non sono sfide qualsiasi, ma test veri, contro avversari che hanno ambizioni da protagonisti. E proprio contro il Catanzaro è arrivato quel 2-2 al Mapei che, al di là del risultato, ha mostrato il carattere della sua Reggiana e la qualità della squadra giallorossa.
Il Catanzaro, agli occhi di Dionigi, non è una comparsa. «È una squadra costruita per i quartieri alti», ha spiegato senza giri di parole. E lo ha detto con la naturalezza di chi, conoscendo il calcio, sa riconoscere quando una rosa ha dentro i mezzi per competere davvero. Però ha aggiunto un punto cruciale: «Per sviluppare determinate idee e un gioco specifico ci vuole tempo».
Catanzaro tra presente e futuro
Le sue parole hanno toccato un tasto che i tifosi giallorossi sentono ogni giorno: la pazienza. Un concetto che nel calcio moderno sembra diventato un lusso. Ma in Serie B – Dionigi lo sa bene – è l’unica strada per costruire davvero. Il Catanzaro ha un gruppo giovane, guidato da un tecnico che sta provando a cucire addosso alla squadra un vestito tattico che richiede movimenti coordinati, attenzione e coraggio.
Non bastano quattro giornate per tirare le somme. Perché questa B, più che mai, è un campionato che scombina le carte ogni settimana. Lo dimostra la classifica: Modena, Palermo e Cesena in vetta a quota 10 punti, un terzetto che nessuno avrebbe pronosticato così solido alla partenza. E dall’altra parte, in fondo, piazze pesantissime come Sampdoria, Bari e Spezia: chi avrebbe mai immaginato di trovarle laggiù, dopo appena un mese di campionato?
Il valore della continuità
Dionigi ha insistito su un concetto: «La differenza la fa la continuità». Non c’è frase più vera. In Serie B non ti salvi con tre partite buone o con un colpo di mercato azzeccato. Servono equilibrio, gestione delle forze, capacità di attraversare i momenti negativi senza crollare. Per il Catanzaro, che vive il ritorno in cadetteria con l’entusiasmo di una piazza che sogna in grande, sarà fondamentale ricordarlo ogni volta che arriverà un inciampo.
Le basi ci sono: giocatori interessanti, un’idea di calcio chiara, un pubblico che non fa mancare il proprio sostegno. Ma servirà tempo perché tutto giri con la fluidità necessaria per restare stabilmente nelle zone alte.
Dionigi e i maestri del mestiere
La lucidità di Dionigi non nasce dal nulla. È figlia di una carriera da calciatore vissuta con maestri veri. «Fabio Capello è stato per me un grande maestro – ha raccontato –. Al Milan mi ha insegnato cosa vuol dire dedizione, cultura del lavoro. Anche Malesani, ai tempi della Fiorentina, mi ha lasciato molto: esperienza, capacità di gestione, attenzione ai dettagli».
Sono tracce che si ritrovano oggi nel suo modo di allenare: pragmatico, mai sopra le righe, sempre concentrato sull’insieme più che sul singolo episodio. E quando parla del Catanzaro lo fa con la stessa chiarezza: vede una squadra forte, ma sa che la Serie B ti costringe a costruire pezzo dopo pezzo, senza scorciatoie.
Alla fine, l’impressione è questa: Dionigi non ha solo fatto un complimento al Catanzaro, ha lanciato un messaggio. La squadra c’è, il progetto pure. Ma la sfida è non avere fretta. Nel calcio di oggi, dove tutto viene divorato nell’immediato, parlare di pazienza è quasi rivoluzionario.
Ed è questo il punto che i tifosi devono tenere a mente. Il Catanzaro può davvero dire la sua nei piani alti, ma dovrà saper gestire il tempo, accettare i momenti difficili e crescere strada facendo.
In fondo, il boato del Ceravolo non ha bisogno di essere spiegato: sa riconoscere la passione e la determinazione. Quello che resta da vedere è se la pazienza saprà diventare la compagna di viaggio giusta per accompagnare questa squadra verso il traguardo che merita.