La morte di Domenico Ivan Lauria, detenuto di 28 anni, ha scosso il carcere di Catanzaro e suscitato profonda indignazione tra i familiari. Dopo aver ricevuto la drammatica notizia del decesso del figlio, la madre si è trovata di fronte a un corpo che presentava ematomi, ferite da taglio e sanguinamenti, elementi che sembrano incompatibili con un semplice malore. Ora, la famiglia chiede verità e giustizia. La Procura ha avviato un’indagine per fare luce su quanto accaduto, e l’autopsia rappresenta il primo passo per accertare le cause della morte.
Una telefonata che cambia tutto
Il dramma ha avuto inizio la sera del 15 novembre 2024, intorno alle ore 23, quando la madre di Domenico, residente a Messina, ha ricevuto una telefonata dal carcere di Catanzaro:
“Signora Lauria, suo figlio si è sentito male ed è deceduto.”
La famiglia si è immediatamente recata a Catanzaro per vedere il corpo di Domenico, ma ciò che hanno trovato li ha lasciati senza parole. “Aveva ematomi e tagli su tutto il corpo,” ha raccontato una parente. “Abbiamo scattato oltre 60 fotografie e presentato una denuncia, perché quelle condizioni non possono essere compatibili con un semplice malore.”
Il giorno seguente, la madre ha formalizzato un esposto presso le autorità competenti, allegando le fotografie che documentano i segni di presunte violenze. Secondo l’avvocato della famiglia, Pietro Ruggeri, il sospetto è che il giovane sia stato vittima di percosse che potrebbero aver provocato l’arresto cardiocircolatorio.
Chi era Domenico Ivan Lauria?
Domenico Ivan Lauria aveva compiuto 28 anni poco più di un mese prima della sua morte. Era una persona fragile, con un passato difficile segnato dalla tossicodipendenza, riconosciuto come invalido civile al 75% per gravi problemi di salute mentale. Nel corso degli anni, la sua famiglia aveva ripetutamente chiesto che fosse trasferito in strutture adeguate alle sue condizioni, ma tali richieste sono rimaste inascoltate.
Nel 2023, il Tribunale di sorveglianza di Palermo aveva respinto una richiesta di differimento dell’esecuzione della pena. Domenico era stato trasferito in vari istituti penitenziari (Palermo, Rossano, Catanzaro), sempre più lontano dalla sua famiglia. “Non sapevamo neanche che fosse stato trasferito a Catanzaro,” ha dichiarato una parente. “L’ultima volta che la madre lo aveva sentito era il 2 novembre.”
L’autopsia: un passo verso la verità
A seguito della denuncia presentata dalla famiglia, la Procura di Catanzaro ha aperto un’inchiesta e disposto l’esame autoptico, previsto per oggi. “Secondo i certificati medici, Domenico sarebbe deceduto per tossicodipendenza inveterata da cocaina e oppiacei, insufficienza cardiocircolatoria criptogenetica e arresto cardiocircolatorio,” ha spiegato l’avvocato Ruggeri a Fanpage.
Tuttavia, le condizioni del corpo riportate dalla famiglia sollevano dubbi sulla reale dinamica della morte. L’autopsia avrà il compito di chiarire se vi siano stati segni di violenza compatibili con un’aggressione e, in tal caso, chi possa esserne responsabile.
Una morte annunciata?
La vicenda di Domenico Lauria riporta all’attenzione pubblica il tema delle condizioni dei detenuti con fragilità fisiche e mentali. La madre aveva più volte segnalato le sue gravi condizioni di salute e chiesto il trasferimento in strutture più adeguate, senza ottenere risposte concrete. L’ultimo trasferimento a Catanzaro sembra aver aggravato ulteriormente il senso di isolamento del giovane, già provato da anni di detenzione in carceri lontane dalla famiglia.
Domande senza risposta
La vicenda solleva interrogativi inquietanti non solo sulle cause del decesso, ma anche sulle condizioni di vita all’interno del carcere. La famiglia chiede chiarezza:
• Perché il corpo presentava segni di ematomi e ferite da taglio?
• Sono state seguite le procedure mediche e di sicurezza previste per detenuti con gravi patologie?
• Perché le richieste della famiglia per un trasferimento in una struttura adeguata non sono state accolte?
Il dramma umano dietro i numeri
Il caso di Domenico Lauria non è un episodio isolato. Secondo i dati del Garante nazionale dei detenuti, il tasso di mortalità nei penitenziari italiani è in aumento, con molte morti attribuite a cause non sempre chiaramente documentate. Le persone più vulnerabili, come i detenuti con problemi di salute mentale o dipendenze, sono spesso le più esposte.
Giustizia per Domenico Lauria
La famiglia Lauria attende risposte, mentre la comunità chiede maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione dei detenuti. L’autopsia sarà il primo passo verso la verità, ma resta il dolore per una morte che forse si poteva evitare.
Il caso di Domenico Lauria ci ricorda che ogni vita, anche dietro le sbarre, merita dignità e rispetto. La speranza è che questa tragedia possa portare a una riflessione più ampia sulle condizioni dei detenuti in Italia e su come evitare che simili episodi si ripetano in futuro.