A più di vent’anni dall’omicidio di Angela Petrachi, giovane madre di 31 anni trovata morta nel 2002, si riaccende il dibattito su uno dei casi più controversi della cronaca giudiziaria italiana. La Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto l’istanza di revisione del processo a carico di Giovanni Camassa, agricoltore salentino di 57 anni condannato nel 2012 all’ergastolo per l’omicidio. La decisione si basa su nuove prove emerse attraverso analisi avanzate del DNA, che potrebbero ribaltare la sentenza definitiva. La notizia, riportata dall’ANSA, apre uno spiraglio per fare chiarezza su una vicenda caratterizzata da errori giudiziari e incertezze.
Una tragedia lunga oltre vent’anni
La drammatica vicenda iniziò il 26 ottobre 2002, quando Angela Petrachi scomparve dalla sua casa di Melendugno, in provincia di Lecce. Il suo corpo venne ritrovato il 8 novembre successivo, in un boschetto di Borgagne, in condizioni che lasciavano poco spazio ai dubbi: la giovane era stata seviziata e uccisa. Angela, madre di due figli, aveva solo 31 anni. Il suo assassinio sconvolse la comunità salentina e portò a un’indagine che, dopo una prima assoluzione, si concluse con una condanna definitiva all’ergastolo per Giovanni Camassa.
Camassa, all’epoca dei fatti un agricoltore 35enne, fu accusato di omicidio volontario aggravato, violenza sessuale e vilipendio di cadavere. In primo grado, fu assolto per insufficienza di prove, ma la sentenza fu ribaltata in appello, e la Corte Suprema di Cassazione confermò la condanna. Tuttavia, il recente sviluppo delle indagini, basato su avanzate tecniche di analisi genetica, ha aperto la strada a un possibile nuovo processo.
La lettera ai figli: il grido di innocenza
Pochi giorni prima della decisione della Corte d’Appello di Catanzaro, Giovanni Camassa aveva scritto una lettera ai suoi figli, in cui ribadiva con forza la propria innocenza. “Un clamoroso errore giudiziario mi ha tolto la vita, la libertà, la dignità e l’onorabilità che meritavo e merito”, scriveva Camassa. Parole che sottolineano il senso di ingiustizia vissuto dall’uomo, rimasto in carcere per oltre un decennio, e che hanno trovato nuova forza nella recente scoperta di elementi probatori capaci di riaprire il caso.
La svolta del DNA: nuove tecnologie, nuove verità
Il punto cruciale che ha portato all’accoglimento dell’istanza di revisione riguarda le analisi del DNA condotte dal consulente della difesa sulle calze di nylon indossate dalla vittima al momento del delitto. Grazie a tecniche avanzate, non disponibili all’epoca del primo processo, è stato possibile isolare tracce genetiche appartenenti a un altro uomo, mentre non è stata trovata alcuna traccia riconducibile a Camassa.
La Corte d’Appello di Catanzaro ha riconosciuto l’importanza del ricorso a “metodi di indagine più moderni ed evoluti”, evidenziando come queste nuove tecnologie abbiano permesso di identificare profili genetici rilevanti nonostante il lungo tempo trascorso dal delitto. Tra le tracce individuate, emerge il DNA di un uomo inizialmente indagato e poi scartato come sospetto, con cui Angela Petrachi aveva avuto una relazione in passato.
Secondo i giudici, queste nuove prove “meritano di essere approfondite in contraddittorio nel giudizio di revisione”, una decisione che legittima la riapertura del caso.
Il contesto giudiziario: un percorso controverso
La vicenda giudiziaria di Giovanni Camassa è stata caratterizzata da molteplici fasi e numerose ombre. In primo grado, il tribunale lo aveva assolto “per non aver commesso il fatto”, ma la sentenza fu ribaltata in appello, portando alla condanna per omicidio aggravato, violenza sessuale e vilipendio di cadavere. La condanna definitiva all’ergastolo venne confermata dalla Corte di Cassazione nel 2012.
La difesa di Camassa ha sempre contestato la mancanza di prove concrete e l’assenza di tracce biologiche che lo collegassero direttamente al delitto. Ora, con le nuove scoperte, si apre la possibilità di rivedere completamente il quadro accusatorio.
Il nuovo processo si celebrerà davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro il prossimo 27 gennaio, una data cruciale per decidere il futuro di Giovanni Camassa e per fare luce su una vicenda che ha lasciato molte domande senza risposta.
La posizione della difesa e delle parti civili
Per l’avvocato Silvio Verri, che rappresenta i figli di Angela Petrachi, la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro era prevedibile: “La Corte si è conformata a quanto disposto dalla Cassazione. Riteniamo che gli accertamenti che verranno disposti non apporteranno elementi di novità sostanziale, tali da ribaltare l’esito del processo di Lecce”. Tuttavia, anche le parti civili sottolineano l’importanza di accertare la verità, a tutela della memoria della vittima e dei suoi familiari.
La difesa di Camassa, dal canto suo, esprime ottimismo riguardo alle possibilità offerte dalle nuove analisi del DNA, che potrebbero rappresentare una svolta decisiva nel caso.
Un caso che scuote il sistema giudiziario
Il caso di Angela Petrachi e Giovanni Camassa non è solo una tragedia personale e familiare, ma anche un banco di prova per il sistema giudiziario italiano. La possibilità di revisione del processo, a distanza di oltre vent’anni dal delitto, solleva interrogativi sulla gestione delle indagini e sull’uso delle prove scientifiche nei tribunali.
Se da un lato le nuove tecnologie offrono strumenti più precisi per accertare la verità, dall’altro evidenziano i limiti delle metodologie utilizzate in passato. La vicenda di Camassa è un monito sull’importanza di integrare le analisi scientifiche con un’indagine accurata e imparziale.
Verso la verità
La decisione della Corte d’Appello di Catanzaro rappresenta un passo importante verso la ricerca della verità, un obiettivo fondamentale non solo per Giovanni Camassa, ma anche per la memoria di Angela Petrachi e per la sua famiglia. Il nuovo processo offrirà l’opportunità di riesaminare le prove e di fare finalmente chiarezza su una vicenda che ha segnato profondamente la comunità di Melendugno e l’opinione pubblica.
Mentre la giustizia si prepara a scrivere un nuovo capitolo, resta alta l’attenzione sulle implicazioni di questo caso, che potrebbe ridefinire non solo il destino di un uomo, ma anche la fiducia del pubblico nel sistema giudiziario. Per Giovanni Camassa, il 27 gennaio rappresenterà una seconda possibilità di dimostrare la propria innocenza. Per la famiglia di Angela Petrachi, sarà un ulteriore passo verso la verità e la giustizia per una giovane donna la cui vita è stata spezzata troppo presto.