Chi conosce la Serie B sa bene che è un campionato che ti mette alla prova ogni settimana. Filippo Antonelli, direttore sportivo del Venezia, ospite a 11 in Campo su LaC TV – le sue parole sono riportate da lacnews24.it – lo ha spiegato con chiarezza: «Fino a marzo non sai mai se lotti per vincere o per non retrocedere».
Una frase che vale come un manifesto della cadetteria. In questo torneo non ci sono verità scolpite: bastano due partite storte per scivolare giù, due vittorie di fila per ritrovarsi a parlare di playoff. La classifica dopo quattro giornate lo dimostra: Modena, Palermo e Cesena in testa a quota 10, e in coda tre piazze pesanti come Spezia, Bari e Sampdoria. Un paradosso? No, semplicemente Serie B.
L’imprevedibilità della B
Filippo Antonelli non è nuovo a questo tipo di analisi. La sua carriera da dirigente gli ha insegnato che le prime giornate vanno prese con le pinze: «La classifica attuale dice poco», ha ribadito. E in effetti la B è una maratona, non uno sprint. Lo sa chiunque abbia vissuto stagioni in cui una squadra in zona playout a dicembre è poi volata in Serie A a maggio.
Filippo Antonelli, il Venezia e le difficoltà iniziali
Antonelli non si è nascosto parlando del suo Venezia. Una sola vittoria nelle prime quattro partite, con l’ultima sconfitta arrivata in casa contro il Cesena. «Le sconfitte fanno male, ma servono a crescere», ha detto. La squadra lagunare è reduce dalla retrocessione, ha cambiato tanto e sta cercando un nuovo equilibrio.
Un mercato complesso
«Il mercato estivo è stato lungo e complicato», ha spiegato Antonelli. Non solo acquisti e cessioni, ma anche la necessità di coniugare ambizioni e sostenibilità economica. Quasi tutti i giocatori oggi sono di proprietà del Venezia, un segnale di progettualità. L’obiettivo, nelle parole del ds, è chiaro: valorizzare la rosa senza perdere di vista i conti.
Il Catanzaro visto da Filippo Antonelli
Ma è sul Catanzaro che Antonelli ha speso parole interessanti. Non è un caso: i giallorossi, tornati in B con entusiasmo e un progetto ambizioso, sono già sotto i riflettori. «Posso dire che è una squadra molto giovane, ma costruita bene. Il blasone pesa e il ds Polito ha fatto un lavoro importante. Non mi sorprende che facciano un bel calcio», ha commentato.
Una squadra che gioca, sempre
In quattro giornate il Catanzaro ha collezionato solo pareggi, ma con un filo conduttore: la voglia di imporre il proprio gioco. Non si è mai vista una squadra rinunciataria, mai un atteggiamento da vittima sacrificale. Anzi, spesso i giallorossi hanno dato la sensazione di poter portare a casa l’intera posta.
Filippo Antonelli lo sottolinea: non è il risultato in sé a colpire, ma il modo in cui la squadra si esprime. «Non mi meraviglio che facciano un bel calcio», ha detto. E per chi segue la B da dentro, questa è una dichiarazione che pesa più di mille statistiche.
Giovani e identità, il valore aggiunto
Uno dei punti che colpiscono di più osservando il Catanzaro è il coraggio di lanciare giovani. In una Serie B spesso dominata da giocatori esperti e piazze che vogliono salire subito, i giallorossi hanno scelto di dare fiducia a ragazzi che possono crescere durante la stagione.
La differenza tra sopravvivere e lasciare il segno
In B ci sono squadre che si limitano a sopravvivere, puntando a 50 punti per salvarsi. E poi ci sono realtà che, pur senza il budget delle corazzate, vogliono lasciare un segno. Il Catanzaro sembra appartenere a questa seconda categoria. È la sensazione che si percepisce non solo a Catanzaro, ma anche fuori: quando un dirigente come Antonelli sottolinea la bontà del progetto, significa che il messaggio è arrivato.
Alla fine, le parole di Filippo Antonelli lasciano un messaggio semplice ma profondo: la Serie B si capisce solo con il tempo. «Fino a marzo non sai mai se lotti per vincere o per non retrocedere». È la verità nuda e cruda di questo campionato.
Per il Catanzaro, è anche una sfida: trasformare la qualità e il bel gioco in risultati concreti, farsi trovare pronto quando arriveranno i mesi decisivi. Antonelli ha dato un riconoscimento importante: questa è una squadra che può dire la sua. Ora tocca al campo confermare che le sensazioni non erano solo belle parole.
Perché in Serie B puoi galleggiare, oppure puoi provarci davvero. E il Catanzaro, oggi, dà l’impressione di non voler restare a guardare.