Alla fine della conferenza stampa non restano slogan, restano immagini. Floriano Noto che parla come in uno spogliatoio, senza giri di parole: il campionato è un viaggio a tappe, non una fuga. Prima si mette in cassaforte la soglia salvezza, poi – testuali – “ci divertiamo” e andiamo a caccia di traguardi veri. Zero retorica, molta sostanza. È la linea di un presidente che conosce il peso delle parole in una piazza che vive di pallone e sa fiutare quando c’è progettualità dietro alle frasi.
Un obiettivo alla volta, senza alibi
Noto lo mette giù semplice, col buon senso di chi il calcio l’ha capito: una stagione non si giudica a settembre e nemmeno a novembre. Si costruisce. “Il campionato è fatto a tappe: la prima è la salvezza. Raggiunta quella, non è che ci mettiamo comodi ‘a guardare gli uccelli volare’, anzi: si spinge per una classifica degna di questa città”. È un passaggio che vale più di molte analisi: niente voli pindarici, ma nemmeno il freno a mano tirato. Il messaggio ai giocatori è chiaro: identità, continuità, e la lucidità di capire che una B così va domata nel ritmo e letta giornata dopo giornata.
Dentro c’è anche un modo di guardare la pressione: alleggerirla senza spegnerla. Catanzaro deve restare ambiziosa, perché ambizione qui è ossigeno, ma con la disciplina di chi non scambia un buon periodo per una promessa d’eternità. È il “pragmatismo ambizioso” che ha guidato questa gestione dal ritorno nei professionisti: se vuoi restare in alto, costruisci fondamenta, non castelli di sabbia.
Giovani e senatori, un mix che sa di squadra
Il presidente si prende un minuto per fare un passaggio di merito. Gli “indirizzi” dati al direttore sportivo Ciro Polito erano chiari: alzare il tasso di gioventù senza perdere la spina dorsale di esperienza. “Siamo soddisfatti: abbiamo preso giovani molto validi. Quattro sono convocati in Nazionale, ma anche gli altri sono ragazzi di importanza e bravura, e si stanno inserendo in un gruppo di senior solidi”.
Tradotto: non è la collezione casuale di prospetti, è un incastro studiato tra chi porta entusiasmo e gambe fresche e chi regge la stanza quando si abbassa la luce. Perché poi la Serie B è esattamente questo: domeniche in cui contano i dettagli, gli ultimi dieci minuti con le idee chiare, la capacità di reggere le onde lunghe emotive. Il Catanzaro ha scelto di crescere mentre compete, e non è un paradosso: è l’unica strada in un torneo che premia chi sa mettere qualità e ritmo dentro la quotidianità.
C’è una frase che resta: “È un buon mix tra vecchi e giovani”. Detto così, sembra quasi banale. Ma qui dentro c’è l’architettura di un progetto tecnico. I ragazzi chiamati dalle Nazionali giovanili – segnale forte, perché non ti convocano se non hai talento e tenuta – tornano a casa con minuti pesanti e autostima. I senatori, nel frattempo, fanno da cornice e da guida. L’alchimia, adesso, sta nel tempo: farli diventare squadra ogni settimana, con Aquilani a cucire.
Centro sportivo: appartenenza, abitudini, salto di qualità
La parte più “strategica” di Noto è tutta qui: “Avere un centro sportivo di proprietà significa prima di tutto crescita dei ragazzi. Vivendo sotto un’unica casa si sviluppa senso di appartenenza, abitudini comuni, voglia di fare. Cominciamo a realizzare questo primo sogno e poi, lo sapete, l’appetito vien mangiando”.
Non è solo un discorso romantico. È management applicato al calcio. Un centro sportivo cambia la vita di un club: tempi di lavoro, qualità del recupero, condivisione degli spazi, metodo. Fa la differenza nelle micro-cose: una seduta in più quando serve, un video-analisi fatta bene, un giovane che resta mezz’ora oltre perché c’è il campo, c’è la palestra, c’è una stanza dove studiare. E per una società che vuole valorizzare i propri talenti, avere una “casa” significa diventare più credibili quando vai a bussare a una famiglia o a un agente.
Il sottotesto è chiaro: si continua a costruire infrastruttura oltre che rosa. Perché se vuoi stare stabilmente nelle parti alte del calcio italiano, e lì restare, devi mettere radici. Qui, da anni, si sta piantando. Adesso si comincia a vedere il verde.
