Quando si gioca un derby se ne parla per settimane, prima e dopo. Specie se si tratta del derby tra Cosenza e Catanzaro, che è tra quelli più sentiti in Italia, paragonabile solo a Pisa-Livorno, Bari-Lecce e pochi altri per capirci. Diverso discorso va fatto per le “stracittadine” tipo Juventus-Torino, Milan-Inter, Roma-Lazio e Sampdoria-Genoa. Qui si tratta di rivalità esclusivamente a livello calcistico, visto che i rispettivi tifosi sono concittadini e magari vivono spesso nello stesso condominio. Nei “derby” tra corregionali il discorso è nettamente diverso. Qui si incontrano realtà distanti tra di loro, dove primeggiare nella propria regione vuole significare molto, e primeggiare nel calcio, vero fenomeno sociale, può riscattare magari un ritardo in altri settori ben più importanti. Nel caso di Cosenza e Catanzaro esiste una rivalità anche a livello sociale, e sarebbe inutile negarlo, anche se in fondo siamo tutti calabresi e dovremmo volerci bene senza se e senza ma. Ma le rivalità rappresentano anche il “sale”del calcio. Ed è bello sfottersi a vicenda, magari ci stanno anche le sciarpe con scritte offensive, mettiamoci pure i cori contro le mamme (tipo bambini di scuola), ma mai e poi mai si dovrebbe trascendere in scontri fisici. E quello che è successo ieri a Rende è da condannare assolutamente.
Riassumiamo brevemente i fatti come raccontati da testimoni di entrambe le parti: i tifosi giallorossi dopo la partita salgono sui propri autobus per rientrare a casa. Uno di questi autobus, all’ altezza della rotatoria di Rende viene preso a sassate da alcuni vandali di fede rossoblù, come testimoniano le foto dei vetri frantumati. Gli occupanti dell’ autobus escono fuori dallo stesso in cerca di vendetta e inseguono gli autori che nel frattempo si sono dileguati nei pressi e all’ interno di un McDonald’s. Qualcuno riesce a entrare e ci fa le spese un genitore di un bambino che viene colpito in testa. I disordini continuano al di fuori della struttura ma fortunatamente senza particolari conseguenze per nessuno. Dopo circa un’ ora, forse poco più, i tifosi giallorossi risalgono sugli autobus per rientrare in città. Sui social si dice di tutto e dì più. Si parla di bambini feriti, addirittura di persone in coma. Tutto fortunamente si rivela falso. Non abbiamo difficoltà ad ammetterlo: scriviamo tutto ciò soprattutto per difendere la meraviglia tifoseria giallorossa, che specie in questa stagione sta riempiendo gioiosamente gli stadi dell’ Italia intera e uscendo sempre tra gli applausi per il comportamento esemplare ovunque osservato. I pochi facinorosi che, pur provocati, hanno cercato di farsi giustizia da soli li condanniamo senza indugi, ma per favore, non si macchi l’ immagine di un popolo appassionato e meraviglioso come quello giallorosso per gli episodi di ieri. Trasmettere in diretta televisiva testimonianze colte “a caldo” da magari chi si è trovato per caso coinvolto, e quindi dettate solo dall’ emotività del momento non è professionale. E ieri è successo anche questo.
Ribadiamo: ferma condanna per tutti coloro che si sono resi protagonisti dei disordini, sia da parte cosentina che da parte catanzarese, ma per favore i fatti siano raccontati con precisione e senza emettere sentenze azzardate, perché non è serio e può essere pericoloso in quanto potrebbe indurre ad aggiungere violenza a violenza. Serietà e professionalità sono un dovere imprescindibile per chi fa cronaca. E, per quanto ci riguarda, torniamo a goderci questo meraviglioso momento, noi possiamo.