Promo desktop
martedì 21 Ottobre 2025

Gratteri: “Tutto nelle mani della camorra”. Juve Stabia commissariata

Il calcio italiano si trova di fronte a uno scenario che va ben oltre i risultati del campo. La Juve Stabia, attualmente sesta in classifica con 13 punti dopo otto giornate di Serie B, è stata posta in amministrazione controllata dal Tribunale di Napoli per presunte infiltrazioni mafiose. Il provvedimento, richiesto dalla Procura della Repubblica di Napoli, dal Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo e dal Questore di Napoli Maurizio Agricola, rappresenta un punto di non ritorno per il club campano e accende i riflettori su una realtà troppo spesso sottovalutata: la penetrazione della criminalità organizzata nel mondo dello sport professionistico.​

Non si tratta di un caso isolato. Come ha sottolineato lo stesso Melillo durante la conferenza stampa convocata in Procura, la Juve Stabia è il terzo club professionistico italiano a finire sotto amministrazione giudiziaria dopo Foggia Calcio e Crotone Calcio. “Un quadro generale preoccupante, un caso scuola”, le parole del procuratore nazionale antimafia, che ha definito la situazione come una vera e propria “subordinazione” della società ai clan D’Alessandro e Imparato. Ma ciò che colpisce maggiormente è l’estensione capillare del controllo criminale: dalla sicurezza alla biglietteria, dagli spostamenti della squadra fino al settore giovanile, ogni aspetto della gestione societaria risultava compromesso.​

Tutto nelle mani della camorra

Le parole del procuratore di Napoli Nicola Gratteri non lasciano spazio a interpretazioni: “Gli spostamenti della squadra, la sicurezza, il beveraggio, la gestione dei biglietti: tutto era nelle mani della camorra”. L’indagine, avviata il 9 febbraio 2025 a seguito di un controllo durante una manifestazione sportiva, ha fatto emergere una rete di complicità che ha investito i settori più delicati della struttura societaria. La security dello stadio, affidata a personale riconducibile al gruppo criminale degli Imparato, rappresentava il primo anello di una catena ben più complessa. Ma è nella gestione della biglietteria che si celava uno degli aspetti più inquietanti: l’alterazione dei dati dei soggetti sottoposti a Daspo permetteva l’accesso allo stadio di individui legati ai clan, mentre una gestione opaca dei biglietti omaggio favoriva una massiccia infiltrazione di elementi malavitosi durante le partite​.

Il questore Maurizio Agricola ha rivelato che nella passata stagione agonistica sono stati emessi 38 Daspo, di cui ben 22 riguardavano i clan D’Alessandro e il gruppo Imparato. Un dato che da solo racconta la portata del fenomeno e la sistematicità con cui la criminalità organizzata aveva costruito il proprio controllo sulla società stabiese. Ma l’elemento forse più inquietante riguarda il settore giovanile, utilizzato, secondo quanto emerso dalle indagini, “per acquisire consenso tra i minori e formarli a elementi di disvalore”. Una strategia di lungo periodo che rivela l’intento di radicare culturalmente i valori della camorra attraverso lo sport, trasformando un’opportunità educativa in uno strumento di condizionamento sociale.​

Serie B sotto esame

Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha lanciato un monito che va ben oltre il caso specifico della Juve Stabia: “Il mio ufficio ha la convinzione profonda che analoghi provvedimenti riguarderanno anche altre società in futuro. Il quadro è davvero allarmante e non riguarda solo le regioni dove tipicamente sono radicate le mafie e non riguarda solo il calcio”. Parole che inevitabilmente fanno riflettere sull’integrità dell’intero sistema calcistico italiano e sulla capacità delle istituzioni sportive di garantire trasparenza e legalità. Il riferimento alla tragedia di Rieti, dove ha perso la vita un autista che trasportava i tifosi del Pistoia Basket, sottolinea come la degenerazione delle logiche che regolano le manifestazioni sportive possa avere conseguenze drammatiche.​

Il prefetto di Napoli Michele Di Bari ha definito il provvedimento come “uno spartiacque nella gestione di questa società”, annunciando che in prefettura è già al lavoro un gruppo interforze per ulteriori provvedimenti. L’obiettivo dichiarato è “bonificare la società”, accompagnandola in un percorso di legalità attraverso la nomina di un pool di professionisti che assumeranno la gestione. Non è esclusa la possibilità di chiedere alla Federcalcio il rinvio di alcune gare casalinghe per consentire la riorganizzazione dei servizi contaminati dalla criminalità organizzata. Una misura straordinaria che, se attuata, rappresenterebbe un precedente significativo per il calcio italiano.​

Sul fronte sportivo, la squadra allenata da Ignazio Abate continua il proprio cammino in Serie B, occupando posizioni di rilievo in classifica con tre vittorie, quattro pareggi e una sola sconfitta. Tuttavia, il procuratore federale della Figc Giuseppe Chinè ha già annunciato che chiederà gli atti alla Procura di Napoli per valutare eventuali profili di competenza federale. Una vicenda destinata quindi ad avere sviluppi anche sul piano disciplinare sportivo, con possibili ripercussioni che al momento rimangono difficili da prevedere.​

Questa storia, che oggi coinvolge la Juve Stabia, rappresenta un campanello d’allarme per l’intero movimento calcistico. La Serie B, spesso considerata un campionato di provincia lontano dai riflettori della massima serie, si trova improvvisamente al centro di una questione che tocca le fondamenta stesse dello sport: il rispetto della legalità e la tutela dei valori che dovrebbero caratterizzare ogni competizione. Il percorso verso la bonifica annunciato dalle autorità sarà lungo e complesso, ma necessario per restituire dignità a un club e credibilità a un sistema che non può più permettersi zone d’ombra. La domanda che resta aperta è se questo caso rappresenti davvero un’eccezione o se, come suggerito dal procuratore Melillo, sia solo la punta di un iceberg destinato a emergere nei prossimi mesi.

Articoli correlati

Ultimi articoli