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sabato 21 Dicembre 2024

L’Amarcord del giovedì, di Aurelio Fulciniti: Intervista a Edi Bivi

Benvenuti alla terza puntata della rubrica dedicata ai protagonisti e alle partite più significative nella storia dell’US Catanzaro. In questa occasione, rivivremo momenti chiave attraverso la testimonianza di Edi Bivi, con la riproposizione di un’intervista di qualche anno fa.

Quando si parla dei bomber più amati dal pubblico giallorosso – e soprattutto da parte di chi ha vissuto gli anni della Serie A – dopo Massimo Palanca c’è quasi sempre Edi Bivi. Friulano del litorale, trapiantato da anni a Pescara, Edi Bivi è nato a Lignano Sabbiadoro (Udine) l’11 gennaio 1960. Dopo la classica “trafila” nelle giovanili della Fiorentina, passa nel 1978 in Serie C/2, alla Mestrina. Nelle file dei nero-arancio, in tre campionati gioca 81 partite e segna 29 gol. E, puntuale, arriva la grande occasione.

Un triplo salto di categoria, dalla Mestrina al Catanzaro in Serie A, che Bivi, da noi intervistato, ricorda così: “Il passaggio in giallorosso ha iniziato a prendere forma nel novembre 1980, quando il Catanzaro va a giocare ad Udine e viene a Mestre per disputare un’amichevole. In quel Catanzaro c’era anche Braglia, che conoscevo dai tempi in cui ero nelle giovanili della Fiorentina. Faccio una bella partita e segno anche. C’è un incontro fra i dirigenti e qualche mese dopo, alla fine del campionato, passo al Catanzaro proprio negli ultimi giorni di calciomercato”.

Edi Bivi in azione

Se poi chiediamo a Bivi quale è stato il momento più emozionante delle sue tre stagioni in giallorosso (due in A e una in B), la risposta è praticamente quasi scontata: “Di sicuro l’esordio al San Paolo di Napoli alla prima giornata di campionato. Per me che venivo dalla C/2 non era cosa di tutti i giorni, ed è stato emozionante. E ho anche segnato il gol del pareggio. Avevo dei compagni di squadra molto bravi, come Sabadini, Borghi e Massimo Mauro, ma nessuno se la sentiva di tirare il rigore. Mi sono presentato io, ho tirato ed è andata bene”. È il 13 settembre 1981, prima giornata di campionato. Napoli-Catanzaro finisce 1-1 e all’87’ Edi Bivi segna il suo primo dei suoi 12 gol stagionali, che gli permetteranno di essere vicecapocannoniere del torneo, a tre reti di distanza dal romanista Roberto Pruzzo

Bivi anticipato da Castellini che è protetto da Bruscolotti – Napoli Catanzaro 1-1 esordio con gol di Bivi in Serie A

Edi Bivi non è stato un giocoliere come Palanca. Punizioni magiche e colpi ad effetto non facevano parte del suo repertorio, ma al contrario risultò decisivo come infallibile “uomo d’area”. Se c’era un pallone da mettere dentro, lui era sempre al posto giusto nel momento giusto. E in una squadra dal gioco tutto basato sulla velocità e sul movimento incessante delle fasce laterali, il suo contributo fu decisivo. Da ricordare, in questo senso, è il gol del definitivo vantaggio giallorosso che Bivi segna il 20 dicembre 1981 in Torino-Catanzaro 1-2: dopo una sgroppata sulla fascia destra di Borghi, che surclassa in velocità il pur esperto terzino granata, Luigi Danova, sul fulmineo cross radente Bivi interviene con perfetta scelta di tempo.

Ma il suo gol preferito è un altro: “Ne ho fatti tanti, ma sicuramente è quello contro la Roma, in casa, nella famosa partita di recupero. Come dinamica e come azione, con la triangolazione dopo la rimessa laterale, secondo me è il più bello, almeno tra quelli che ho fatto in Serie A”. Il 13 gennaio 1982 si rigioca la partita Catanzaro-Roma, sospesa per vento esattamente un mese prima. E finisce 1-1. Una partita mitica, rimasta nella memoria anche per merito di Alberto Sordi, che la utilizzò come filo conduttore del suo film “Io so che tu sai che io so”. Finché gli italiani ricorderanno un grande come Sordi – e noi ci auguriamo che continuino a farlo il più a lungo possibile – è sicuro che non scorderanno nemmeno quel gol di Edi Bivi.

Torino Catanzaro 1-2 Bivi batte Terraneo e segna il gol del definivo vantaggio

A fine campionato, un’altra grande soddisfazione per Bivi: l’essere inserito nel “listone” dei 40 della Nazionale con la partecipazione al raduno nel quale poi furono selezionati gli “eroi” del trionfale “Mundial” spagnolo del 1982. Cosa ricorda Bivi di quell’esperienza? “È stata una bella soddisfazione, ma sono capitato in un periodo dove convocavano sempre gli stessi. Se facevano una selezione, preferivano scegliere qualcuno con una maggiore esperienza. E così è stato. Con Bearzot non posso dire di aver avuto un grande rapporto, al di là del discorso della Nazionale. Essendo entrambi friulani mi è capitato di incontrarlo un paio di volte in altre occasioni, ma niente di più”. Non volendo convocare Pruzzo, perché aveva già intenzione di puntare tutto su Paolo Rossi, fra Edi Bivi e Franco Selvaggi Bearzot scelse quest’ultimo (che in anni successivi allenerà anche il Catanzaro).

Catanzaro, Bari, Triestina, Cremonese, Monza e Pescara sono le tappe più significative della carriera di Bivi fra Serie A e B. 93 presenze e venti gol nella massima serie, 274 partite e 92 reti in cadetteria. Una bella carriera, o è mancato qualcosa? “No, nessun rammarico. Ho fatto quello che ho potuto e ritengo di avere una buona carriera di calciatore alle spalle. Ho avuto delle richieste importanti in Serie A, tra cui quella della Roma, ma all’epoca la società era proprietaria del mio cartellino e la mia quotazione era molto alta, intorno ai 4-5 miliardi, ragion per cui non era per niente facile acquistarmi. Ma ovunque sono andato ho fatto degli ottimi campionati e non ho rimpianti, anche a distanza di anni”.

E attualmente cosa fa? Allena? “Per il momento no. Io continuo a muovermi nell’ambiente del calcio e aspetto che mi capiti qualche proposta interessante”.

Segue ancora le sorti dei giallorossi? “Continuo a seguire il Catanzaro e anche molte delle squadre in cui ho giocato. Le seguo attraverso i giornali e la televisione, perché da Pescara logicamente non ho la possibilità di essere presente in tutti gli stadi. Ma sono sempre attento. E non dimentichi di portare i miei saluti a tutti i miei amici di Catanzaro”. Già fatto. E anche di più.  

AURELIO FULCINITI

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