Benvenuti alla trentaduesima puntata della rubrica dedicata ai protagonisti e alle partite più significative nella storia dell’US Catanzaro. In questa occasione, rivivremo momenti chiave attraverso la testimonianza di Gaetano Fontana, con la riproposizione di un’intervista del 2015
Gaetano Fontana, un ragazzo prodigio dal cuore giallorosso. Trequartista di talento, nato a Catanzaro il 21 febbraio 1970, da calciatore si è tolto diverse soddisfazioni. Da allenatore è stato meno fortunato e si è ritrovato in una situazione assurda che ne ha frenato l’immagine e la carriera e di cui sta scontando ancora le conseguenze, dal punto di vista sportivo e disciplinare. Ma come persona non si arrende e aspetta la fine della disavventura che gli è cascata addosso per risorgere, meglio di prima. D’altronde è nelle difficoltà che si vede l’uomo, e per uno che da calciatore non si è mai tirato indietro sarebbe strano il contrario.
La sua vicenda personale da ragazzino, come tutti sanno, è l’inizio reale di un sogno:”Un avvio semplice. All’età di 8 anni sono entrato nella Kennedy, dove hanno mosso i primi passi, come sappiamo un po’ tutti, anche Gregorio e Massimo Mauro, oltre a Pino Lorenzo. Ho fatto la trafila sotto la guida di Franco Teti, che in quella società era praticamente tuttofare, onnipresente, dal ruolo di allenatore a quello di dirigente, per non parlare di tutto il resto. A 16 anni passo al Catanzaro. Con la Kennedy facevamo tanti tornei in giro per l’Italia e avevano chiesto di me grossi club come il Milan e l’Inter, ma passare in giallorosso era il sogno di tutti noi. Ricordo quando, da ragazzino, andavo allo stadio con la mia mamma, perché mio padre era occupato. In quegli anni, da giovanissimo aspirante calciatore ho avuto l’onore di vedere giocare da vicino squadre come la Juventus e il Napoli e calciatori come Platini e Scirea. Idoli, senza dubbio, ma quello vero era Massimo Palanca. Ho giocato in prima squadra negli anni meno felici del Catanzaro, e questo mi dispiace, anche se ho fatto la Serie B”.
Dopo tre stagioni in prima squadra a Catanzaro (45 partite e 4 gol) dal 1988 al 1991, Fontana passa al Padova per l’Inizio di una carriera longeva e costante, a cui è mancata solo una maggiore presenza in Serie A, limitata a poche apparizioni con Padova e Ascoli: “Sì, per le mie caratteristiche da calciatore avrei potuto fare di più, ma non sono abituato a parlare di fortuna o sfortuna. Semplicemente, ho avuto quello che ho meritato. Nel passaggio dal Catanzaro al Padova ho faticato un po’, perché in quegli anni, con l’avvento di Arrigo Sacchi e dei suoi schemi, la figura del trequartista classico stava sparendo. Inoltre, la mia maturità dal punto di vista calcistico non era consona a quello che mi si chiedeva”.
Ascoli, Fiorentina e Napoli, le tappe più importanti della carriera di Gaetano Fontana: “Ad Ascoli è stata la svolta della mia carriera, perché il lavoro fatto diede i suoi frutti. E anche dopo la promozione in Serie B mi confermai, insieme alla squadra, nella serie cadetta. Con la Fiorentina fu un bel campionato, ma i due anni di Napoli, anche se era C/1, li considero come un “premio alla carriera”, perché, ben oltre i trent’anni, giocare davanti a 60.000 spettatori del San Paolo è una soddisfazione non da poco, per un calciatore”.
Da allenatore, dopo qualche tappa nei dilettanti, non è stato tutto rose e fiori, per usare un eufemismo: “Un po’ di esperienza ci vuole, anche per valutare le possibilità che ho di fare l’allenatore. Basta vedere un po’ le varie situazioni. Ho avuto qualche problema di troppo nell’organizzazione, ma per ciò che riguarda il lavoro di campo sono soddisfatto. Ho vissuto situazioni al limite, ma nel complesso penso di aver fatto bene. Mi è sfuggita qualche occasione importante, e poi con la Nocerina è successo quello che ormai sanno tutti…”. La mattina del 10 novembre 2013 si gioca allo stadio Arechi di Salerno l’incontro di calcio Salernitana-Nocerina. Ai tifosi rossoneri viene negata la trasferta e i supporter si fanno sentire nei confronti dei giocatori, minacciandoli seriamente se fossero partiti per Salerno. Le squadre entrano in campo, ma nel giro di 22 minuti succede l’incredibile: diversi giocatori della Nocerina fingono di infortunarsi e costringono l’arbitro a concludere la gara, per l’assenza del numero minimo di calciatori. Dal punto di vista sportivo, un episodio a dir poco deprecabile, che determina l’esclusione della Nocerina dal campionato e varie squalifiche per molti giocatori e per lo stesso Fontana, che sta scontando tuttora 3 anni e sei mesi di inibizione.
Un episodio che avrebbe potuto stroncare qualsiasi carriera, ma Gaetano Fontana sta lavorando per farsi trovare di nuovo pronto: “Sto seguendo le evoluzioni del calcio e mi sto tenendo aggiornato soprattutto dal punto di vista tattico, vedendo allenatori che danno un’impronta alla propria squadra, per portare avanti il lavoro a prescindere e trovarmi pronto a decidere ogni tipo di attività. Dal punto di vista mentale, infatti, da allenatore mi sono trovato in grosse situazioni di disagio personale, che poi di conseguenza hanno inciso sugli atleti”.
Fontana, inoltre, ci tiene a fare dei doverosi ringraziamenti: “Devo ringraziare tutti per i tantissimi attestati di stima che ho ricevuto. Da quella tragica domenica sono passati più di due anni, ma ho avuto numerose testimonianze di incoraggiamento da tutti i settori”.
Oggi Fontana vive ad Ascoli Piceno e spesso ha modo di confrontarsi con Carletto Mazzone, il mitico allenatore, che vive anche lui da decenni nella bella città marchigiana: “Lo vedo spesso e parliamo anche della mia situazione. Anche Mazzone è convinto che ai miei danni è stata commessa una grossa ingiustizia. È rimasto legato ai nostri colori giallorossi e delle volte mi diverto a prenderlo in giro, lui che è romanista, chiedendogli quali sono i “veri” giallorossi. E lui risponde: “Ah, bè: quelli del Catanzaro”. Quando giocavo nella Fiorentina voleva portarmi a Bologna, in Serie A, ma i viola non vollero cedermi”.