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martedì 14 Ottobre 2025

L’Amarcord del giovedì, di Aurelio Fulciniti: Intervista a Pierluigi Busatta

Benvenuti alla quarta puntata della rubrica dedicata ai protagonisti e alle partite più significative nella storia dell’US Catanzaro. In questa occasione, rivivremo momenti chiave attraverso la testimonianza di Pierluigi Busatta, con la riproposizione di un’intervista del 2014.

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Pierluigi Busatta sulle figurine Panini 1971-1972

A Catanzaro sono passati ed entrati in campo centinaia di calciatori, come in ogni squadra che si rispetti. E molti hanno lasciato un bel ricordo. Ma quelli che hanno lasciato una traccia davvero indelebile sono i protagonisti della prima, storica promozione in Serie A, quella del campionato 1970/71. Ogni volta che si fanno rivedere, sono accolti come se avessero trionfato il giorno prima. E anche Pierluigi Busatta non sfugge a questo destino di gloria, tipico dei “miti intramontabili”. Nato a Marostica (Vicenza) il 9 settembre 1947, Busatta muove i primi passi da calciatore proprio nella “città degli scacchi”. Ma da attaccante. A Bassano del Grappa diventa mediano. Poi passa al Treviso e quindi, nel 1968, al Catanzaro: “Sinceramente, non sono mai riuscito a sapere con certezza come il mio nome fosse arrivato al presidente Ceravolo, forse dal selezionatore della Nazionale di Serie C, Todeschini. So che parlavano di Monza, ma un giorno mi chiamò la mia società e mi dissero di andare a Catanzaro. Fu così che, mentre stavo aspettando il treno alla stazione di Padova, arrivò il segretario del Treviso, che fra l’altro era pure siciliano, il quale mi disse che dovevo partire con lui in aereo il giorno dopo. E così facemmo”.

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30 agosto 1970 – Catanzaro-Roma 1-2 – Il gol di Busatta – Coppa Italia – Busatta segna il gol del momentaneo pareggio

Busatta nomina Paolo Todeschini, ex calciatore e poi allenatore del Milan, uno dei tanti personaggi importanti del calcio di quegli anni. Il tutto a dimostrazione della fitta rete di contatti che il presidentissimo Nicola Ceravolo riusciva a mantenere e consolidare rendendo il Catanzaro una realtà importante e autorevole del calcio nazionale. Storici, per esempio, furono i suoi rapporti d’amicizia e d’affari con il presidente del Bologna, Renato Dall’Ara, e quello del Torino, Orfeo Pianelli. Quest’ultimo lo stimava a tal punto da volerlo candidare a presidente della Figc, proposta a cui Ceravolo rinunciò perché altrimenti avrebbe dovuto abbandonare la guida della società giallorossa. Un presidente perbene, diplomatico e del Sud Italia sarebbe stato un caso rivoluzionario per un ambiente dove i nidi di vipere erano e sono spesso il pane quotidiano. Pierluigi Busatta come si ambientò a Catanzaro? “Quell’anno ci fu una rivoluzione poiché cambiarono 8-10 giocatori e al loro posto arrivarono anche molti giovani. Fra compagni di squadra ci siamo intesi subito e abbiamo fatto in breve tempo gruppo e amicizia essendoci trovati in molti, tra nuovi e vecchi, provenienti dal Veneto e dal Friuli. Oggi con molti dei miei ex compagni di squadra di allora i rapporti sono e spero che rimangano ottimi, anche se viviamo in paesi o città diverse; basta ritrovarci in qualsivoglia occasione al punto che sembra quasi di esserci lasciati ieri”. I ricordi più belli in maglia giallorossa? “Può sembrare strano ma sono state più avvincenti le prime due salvezze, entrambe acciuffate per i capelli. Ricordo che nel campionato 1969/70, quello che precedette la promozione, facemmo nelle ultime partite una serie di ben cinque pareggi e all’ultima giornata ci salvammo con uno 0-0 in casa con la Reggiana, che per rimanere in Serie B doveva solo vincere. Fu un incontro tiratissimo. Salvezze del genere le metto alla pari con la promozione in Serie A. Ma rimane scontato che la festa della promozione fu un evento indimenticabile per chi, come me ed i miei compagni, arrivava a completare il percorso intrapreso che vedeva come meta la massima serie per giocare in pianta stabile in Serie A e magari anche ad alti livelli”. 122 presenze e 9 reti in giallorosso. Un gol e una partita che ricorda di più? “Ricordo un gol in particolare, a Reggio Emilia, quando su una respinta corta nei venti metri della nostra metà campo partii palla al piede e riuscii ad arrivare a segnare con un diagonale da destra. Poi ci pareggiarono la partita al novantesimo ma per me quel gol resta indimenticabile. Mentre per quanto riguarda la partita fu, senza alcun dubbio, da parte mia, la vittoria per 1-0 a Livorno nella penultima giornata del campionato 1970/71. Riuscii, con una piccola astuzia, a recuperare un pallone rimesso in campo dal loro portiere, il quale mi permise di servire la palla gol decisiva a Braca. Mancavano tre minuti alla fine e quella partita diede la svolta al nostro finale di campionato, permettendoci di arrivare allo spareggio promozione”. Nel 1972, Busatta passa al Verona, dove gioca in sei stagioni 160 partite e segna 14 gol. E gli capita di incontrare il Catanzaro da avversario. Qualche aneddoto significativo? “Nella settimana pre-partita del Catanzaro a Verona, campionato 1974/75, ebbi modo di dire, visto l’ottimo campionato che i giallorossi stavano facendo, che forse non tenevano il ritmo fino alla fine. Di Marzio poi me lo fece notare ed io risposi che ero ben contento di essermi sbagliato, facendogli i complimenti assieme a tutta la squadra.

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Juventus-Catanzaro 4-2 – Claudio tallonato da Busatta

Ma non fu una polemica. Semplicemente Di Marzio voleva un riscontro del suo essere un “buon allenatore”. Infatti il Catanzaro si giocò la promozione allo spareggio di Terni, dove guarda caso il Catanzaro perse 10 proprio contro il Verona”. Di cosa si occupa oggi, Pierluigi Busatta? “In questi anni ho sempre vissuto alla periferia di Verona, in Valpolicella, occupandomi di calcio giovanile, con qualche digressione in altre professioni complementari. Ma mi auguro di poter continuare a lavorare nel mondo del calcio”.

AURELIO FULCINITI

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