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giovedì 7 Novembre 2024

L’Amarcord del giovedì, di Aurelio Fulciniti: Intervista ad Alessio Mariotti

Quando un calciatore ha fatto della propria passione un mestiere e gioca da professionista con lo stesso entusiasmo di un ragazzino, dando tutto in campo, non potrà mai dimenticare un ambiente nel quale il calcio viene vissuto con la sua stessa passione. Ed è questo il caso di Alessio Mariotti, terzino destro per vocazione e difensore centrale quando occorre, nato a Pescia, in provincia di Pistoia, la celebre “città dei fiori” toscana, il 23 gennaio 1984. Prima di farci raccontare del suo periodo a Catanzaro durato per una stagione e mezza, ma particolarmente intenso ed esaltante,  ci facciamo descrivere  – come è nostra felice consuetudine – lo scoccare della “scintilla” fra lui e il calcio: “Come la gran parte dei bambini sono cresciuto col pallone tra i piedi, sognando di poter diventare, un giorno, un calciatore professionista. Ho cominciato giocando nella squadra del mio paese, L’Uc Via Nova, per poi passare alle giovanili di Lucchese prima ed Empoli poi, dove sono stato convocato diverse volte anche in prima squadra, senza però mai esordire (rispettivamente in Serie B e Serie A). L’esordio, infatti, è avvenuto nella Massese, a 19 anni, e in quella prima stagione abbiamo vinto il campionato di Serie D, replicando l’anno successivo con la vittoria del campionato di C2”

Dopo undici campionati vissuti quasi sempre vicino casa, fra Massese, Lucchese e Carrarese, Alessio Mariotti arriva a Catanzaro nel 2011. E fin da subito è un feeling perfetto con ambiente e tifoseria: “Tutto fortissimo. Ho trovato persone fantastiche dal mio primo giorno a Catanzaro e un tifo davvero accorato, caloroso, coinvolgente. Il pubblico giallorosso vive il calcio con la stessa passione mia, perciò è stato per me come essere a casa sin da subito, anche se ero lontano svariati chilometri in realtà. L’amore, l’affetto e il  sostegno costante del pubblico mi hanno motivato ulteriormente a far bene, perché un campionato eccellente era il minimo che si meritasse, perciò essere riusciti a raggiungere l’obiettivo promozione è stato senza dubbio il giusto riconoscimento per loro, i nostri tifosi”. 

Con indosso la casacca giallorossa, Alessio Mariotti gioca 48 partite e segna un bel gol che sblocca il risultato nella vittoria in casa per 2-0 contro il Gavorrano. Ma se gli chiediamo quali sono stati i momenti più belli, ne cita due soprattutto: “Posso risponderti con una data,  il  6 maggio 2012, con la grande festa al Ceravolo dopo la partita con il Giulianova che ci ha dato la promozione, e quella grande fiumana giallorossa che si è riversata in campo per festeggiare con noi ma sarebbe troppo facile, anche se indubbiamente è un ricordo indelebile. Io però dico il derby contro la Vigor Lamezia di un  paio di giornate prima, perché lì abbiamo superato la Vigor in  classifica e abbiamo capito che eravamo davvero a un passo dall’obiettivo”. Ah, quel gol di Simone D’Anna al 90° quando la partita sembrava davvero stregata, nessuno mai lo dimenticherà. 

In quella squadra, allenata dal “ruspante” Ciccio Cozza, la vera arma vincente era la coesione dei giocatori, il “fare squadra” nel vero senso della parola. E Alessio Mariotti la sottolinea ancora oggi come una dote indispensabile: “Nella mia esperienza ho imparato che creare un buon gruppo è tanto difficile quanto fondamentale. Ma noi a Catanzaro non eravamo un gruppo, eravamo una famiglia”.

Quando il colore giallorosso ti entra nel sangue, non c’è niente da fare, ed è così anche per Mariotti, nel calcio come (in maniera simile ma differente)  nella vita privata: “Oggi gioco a Poggibonsi, in  Eccellenza toscana. Non riuscivo proprio a stare lontano dai colori giallorossi (e la mia compagna è della Roma) e quindi, non potendo tornare a Catanzaro, ho scelto di indossarli comunque”.

Giallorosso Mariotti lo è a tutto tondo e segue sempre il Catanzaro, non mancando di fare gli auguri per questa nuova stagione, personalizzati e non: “Seguo minuziosamente le vicende della squadra perché per me è come una seconda casa. Ho lasciato tanti amici là e tante persone con cui mi sento tuttora  e a cui voglio un bene dell’anima. Negli ultimi anni la società ha investito tanto per fare campionati di vertice e non è riuscita a raccogliere ciò che davvero avrebbe meritato, e che soprattutto i tifosi meriterebbero. Spero che questo possa essere l’anno giusto per festeggiare di nuovo, e quindi faccio il mio in bocca al lupo più grande a Maita, mio compagno di squadra ai tempi di quella fantastica stagione 2011/12, e a tutti i ragazzi”.AURELIO FULCINITI 

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