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martedì 22 Ottobre 2024

L’Amarcord del giovedì, di Aurelio Fulciniti: Intervista ad Alfredo Ciannameo

Centravanti, uomo coerente e calabrese vero come pochi. Così possiamo definire Alfredo Ciannameo, nato a Paola (Cosenza) il 25 novembre 1944. La sua storia è quella di un ragazzino che parte con un sogno (poi realizzato) di diventare calciatore sui campi polverosi della Calabria degli anni Cinquanta e Sessanta di tanto tempo fa: “A sedici anni ho esordito in Promozione – oggi sarebbe il campionato di Eccellenza – con la Paolana e siamo stati promossi in Serie D. Nella stagione successiva l’allenatore-giocatore era Lionetti, che guarda caso veniva da Catanzaro e ci aveva giocato per tanti anni. E con me giocavano altri due catanzaresi, Lotito e Sestito che oggi non è più tra noi. E a 17 anni vado in Serie A, nella Spal”.

A “scoprire” Ciannameo è l’allora presidente spallino Paolo Mazza, a cui è intitolato anche lo stadio di Ferrara, che in trent’anni di presidenza, dal 1946 al 1976, fu un “talent-scout” notevole, scoprendo numerosi giocatori che hanno lasciato un’impronta nel calcio italiano. Fabio Capello in primis, ma anche Armando Picchi, Albertino Bigon, e poi Gianni Bui, Edy Reja e Gianni Improta, fra gli altri.

Anche Ciannameo avrebbe potuto seguire le orme dei suoi colleghi, ad alti livelli, ma il suo carattere sanguigno e le doti di onestà intellettuale ed integrità morale lo hanno un po’ penalizzato, in un mondo del calcio fatto di compromessi d’ogni genere. Ed è lui stesso il primo ad ammetterlo: “Sin da ragazzo sono stato portato per la legalità e le cose giuste”. Nel Campionato 1962-63, Ciannameo gioca sei partite in Serie A e segna due gol, coincisi con altrettante vittorie casalinghe in due gare consecutive, rispettivamente contro la Sampdoria (1-0) e il Torino (2-0). Successivamente, Ciannameo passa in prestito all’Anconitana, alla Pro Patria in Serie B e al Carpi, ma la sua vena di goleador si affievolisce e la Spal lo cede a titolo definitivo al Trani, in C, dove torna a segnare con regolarità, andando anche in doppia cifra.

E dopo altre due stagioni abbastanza positive nel Brindisi, passa al Catanzaro. “Quando arrivai non mi conoscevano, anche se io avevo già giocato contro il Catanzaro in Coppa Italia, ma logicamente era passato troppo tempo”. La partita, per la precisione, fu Catanzaro-Spal 3-0, giocata il 9 settembre 1962, con gol al 1’ e al 30’ del centravanti veneziano Giovanni Susan detto “culu e chiumbu” (sedere di piombo) e terza rete all’87’ del mantovano Carlo Vanini, ben sei campionati in giallorosso. 

L’arrivo di Ciannameo coincise con la prima, storica promozione in Serie A e fu per lui una grande fortuna, come tiene a sottolineare: “Arrivammo io e Mammì e fu la nostra fortuna anche a livello morale. Accettai centomila lire al mese in meno di ingaggio, ma poco importava. La cosa essenziale è che salimmo con ben sei giocatori calabresi in squadra. Rimasi in Serie A e restai anche dopo la retrocessione. Me ne andai solo quando arrivò un allenatore inadeguato come Lucchi”.

Fra Serie A e B, le presenze sono state 32, con 3 gol segnati, tutti in B nella prima stagione. “A me non è mai interessata la categoria – prosegue – e sono uno dei pochi calciatori italiani che ha giocato in tutti i campionati, dalla Serie A alle più basse serie dei dilettanti, anche se in pochi lo sanno. Ma il calcio non mi piace più, è uno schifo. Oggi prendono un sacco di soldi: io ho lavorato più di loro e non ho neanche una pensione. Oggi ci sono squadre che prendono i giocatori di Sesto San Giovanni, tanto per fare un esempio, perché in Calabria esistono scuole calcio e istruttori “buoni” solo per fare emigrare i ragazzini. Ci sono tanti potenziali campioni calabresi, ma da noi non vengono valorizzati dalle società e vanno tutti via. Il calcio non è più quello che amo io”.

Tuttavia, di ciò che ha fatto nel mondo del calcio, Ciannameo non ha nessun rimpianto: “Ho rifiutato di giocare in Serie A per restare a Brindisi e non ho accettato di allenare nella massima serie per rimanere al Sud e guidare solo squadre nei dilettanti, con qualche fugace puntata in Serie C. Solo una volta ho detto al mio amico Fabio Capello: “Se vai all’Inter vengo anch’io a farti da collaboratore”. In quel periodo allenava la Nazionale inglese. Poi firmò il contratto con la Russia e mi chiamò ugualmente. In Russia ci vai tu, Fabio, gli risposi. E come lui sono amico da anni e lo sarò per sempre con Sandro Mazzola, Gianni Rivera e Gigi Riva. Oggi mi sento ancora più giovane di prima e quando Walter Veltroni ricordò di aver visto giocare uno che era molto più forte di Christian Vieri e si chiamava Ciannameo per me fu un’altra grossa soddisfazione”.

E anche oggi, nella sua Paola, il Catanzaro rimane sempre una costante della vita: “Pensi che quando c’è stata la cerimonia dei miei cinquant’anni di matrimonio il prete guarda caso era proprio di Catanzaro, per la precisione di Fondachello. C’è sempre qualcosa di giallorosso nella mia vita. Quando il Catanzaro gioca in casa, metto sempre “1” in schedina, perché prima o poi si deve sbloccare e tornare nelle categorie che merita”. 

Aurelio Fulciniti

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