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martedì 22 Ottobre 2024

L’Amarcord del giovedì, di Aurelio Fulciniti: Intervista ad Antonio Logozzo

Terzino destro, baffoni (che porta ancora oggi) e rendimento costante da mastino della difesa. Antonio Logozzo, nato a Gioiosa Ionica il 26 settembre 1954, è sempre felice di poter parlare fra calabresi e soprattutto delle squadre della nostra regione, in primis il Catanzaro, se non altro perché ci ha giocato.

Ed ha accettato la nostra intervista con entusiasmo, iniziando a raccontare la sua carriera da quando era un calciatore “in erba” ma già pronto a giocare titolare sui campi polverosi e “caldi” della Calabria degli anni Settanta: “Ho iniziato a giocare nel Gioiosa Jonica, in Prima Categoria. A neanche 15 anni ero già in prima squadra, con giocatori molto più grandi di me. Inizialmente giocavo nel ruolo di ala destra e non di terzino. Infatti in un campionato segnai 5 gol, di cui una doppietta alla prima giornata, in una partita vinta 4-2 con il Tropea. Il ruolo me lo cambiò l’allenatore ungherese Vörös alla Bovalinese, dove nel 1971-72 vincemmo il campionato”.

Nel giro di pochi anni, Logozzo bruciò le tappe, arrivando in breve tempo in Serie A, ovviamente da titolare: “Nel giro di pochi anni ho saltato tutte le categorie. Nel 1973-74 vado all’Acireale in Serie C, poi l’anno successivo all’Avellino in B e infine all’Ascoli in Serie A. Nel novembre del 1976 passo al Verona dove rimango per tre campionati e poi nel 1979 mi cedono alla Sampdoria in B. Era il primo anno del presidente Mantovani e stavano costruendo una squadra per vincere. Io però non volevo scendere di categoria, ma non esistevano gli “svincoli” che ci sono oggi e quindi dovetti accontentarmi della Samp. Nel 1981 passo in prestito al Cagliari in Serie A, mentre nel 1982 la Samp mi cede al Bologna come contropartita per l’acquisto di Roberto Mancini, insieme a Galdiolo, Roselli e quattro miliardi di lire. A Bologna rimango per tre campionati, segnando un gol su punizione contro la Sanremese che poi si rivelerà decisivo per la promozione in B nel 1984”. 

Nel 1985, chiamato dall’allenatore Pietro Santin, recentemente scomparso, che già lo aveva allenato per breve tempo a Bologna, Logozzo torna dopo tanti anni in Calabria e passa al Catanzaro: “Fu un campionato non eccelso che si concluse con la retrocessione, nonostante avessimo un’ottima squadra, con buoni giocatori. Ma quando si rimane agli ultimi posti della classifica poi si fa fatica a riemergere. E fu un grande rammarico, per me, come calabrese, dopo tanti sacrifici”. 

Oggi, dopo tanti anni, una domanda viene fuori spontanea: Logozzo è pienamente soddisfatto della sua carriera di calciatore? E lui, con molta semplicità, risponde:“Credo di aver fatto una carriera eccellente, con ben 450 partite giocate, di cui 126 partite in Serie A e quasi duecento in B. Se c’è stato un rammarico forse è quello di non aver giocato in una grossa squadra. All’apice della mia carriera potevo andare all’Inter ma il presidente del Verona Garonzi cedette Bachlechner, che fra le altre cose era di due anni più anziano di me”. 

Antonio Logozzo, con la sua passione nel raccontare le sue vicende ci calciatore, non poteva che rimanere nell’ambiente e sempre con il consueto entusiasmo: “Oggi sono presidente del Gioiosa Jonica. Siamo al terzo posto e stiamo in piena corsa per i playoff. Speriamo di farcela”.

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