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lunedì 21 Aprile 2025

Luca Lugnan a Passione Catanzaro: “Lì uno degli anni più belli della mia vita”

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Luca Lugnan, nato a Udine il 18 gennaio 1969, è certamente uno di questi, di quelli che valgono.
Muove i suoi primi passi nell’Udinese e nel campionato di Serie B 1987/88 arriva a torneo in corso un allenatore che è tuttora nella storia del calcio mondiale, per gli exploit ottenuti, di cui fra un attimo parleremo. Velibor Milutinovic, per tutti “Bora”, serbo, nato il 7 settembre 1944, regista di centrocampo nell’ex Jugoslavia, in Svizzera, Francia e Messico, inizia nei primi anni Ottanta la sua carriera di allenatore. E guida proprio il Pumas di Città del Messico. I successi ottenuti con il club, lo portano in breve alla guida della Nazionale messicana. Al Mondiale “di casa” del 1986, con la stella del Real Madrid, Hugo Sanchez, come autentica “punta di diamante”, fuoriclasse e bomber indimenticabile, il Messico di Milutinovic si ferma ai quarti di finale, eliminato solo ai rigori dalla grande Germania Ovest del ct Franz Beckenbauer, poi finalista contro l’Argentina dí Maradona, vincitrice del titolo. I traguardi di Milutinovic non si fermeranno qui, perché condurrà agli ottavi del Mondiale anche il Costarica nel 1990, gli Stati Uniti nel 1994 e la Nigeria nel 1998. Ci sarà poi anche la storica qualificazione della Cina nel 2002, eliminata però ai gironi con sole sconfitte e zero gol segnati.
Sono pochissime le squadre dí club allenate da Milutinovic e la sua unica esperienza italiana è stata proprio nell’Udinese. Ed è allora che Lugnan esce fuori, esordendo nella vittoria dei friulani contro il Barletta per 2-0, quando il giovanissimo attaccante entra al 67’ al posto di Ciccio Graziani. Seguiranno altre quattro presenze per Lugnan, di cui una in trasferta sul campo neutro di Nocera Inferiore contro il Catanzaro, che vincerà 1-0 con un bel gol di Walter Chiarella. Esonerato Milutinovic di lì a poco, con l’arrivo di Nedo Sonetti come tecnico, Lugnan non giocherà più in quella stagione, ma la sua carriera durerà quasi vent’anni fra qualche fugace apparizione nel campionato cadetto con la Lucchese, ma soprattutto tanta Serie C1, C2 e D.
A Catanzaro, Lugnan giocherà 23 partite e segnerà 8 reti. Da ricordare, la doppietta contro il Castrovillari e il gran gol in notturna, nel posticipo casalingo con il Campobasso.
A distanza di tanti anni, Lugnan non ha mai dimenticato i trascorsi in giallorosso e coglie l’occasione per parlarci di quel periodo e del calcio in generale.

“Ho passato a Catanzaro uno degli anni più belli della mia vita. Quattro anni al Sud, due a Catania, uno a Palermo ed uno a Catanzaro. Li ricordo veramente con grande passione. Mi sento un po’ triste a pensare a quel periodo, perché sono stati anni fantastici, indimenticabili”.

“Vedo con piacere che il Catanzaro è nelle posizioni alte di classifica, in zona playoff. Da allenatore sto guardando quelle che sono le statistiche e mi sono documentato un po’. Vedo i numeri e i tabellini. Sarebbe bastato migliorare la casella dei troppi pareggi, perché con qualche vittoria in più i giallorossi si troverebbero in una posizione di classifica sicuramente migliore. Mi sembra una squadra comunque solida, che perde poco, con un atteggiamento tattico abbastanza prudente. Magari, giocando a Catanzaro, con la passione e l’entusiasmo della piazza, si potrebbe anche pensare di schierare un giocatore in più fra il centrocampo e l’attacco per provare a vincere le partite, perché i tre punti ti fanno fare dei notevoli balzi in avanti. Ma è chiaro che in un campionato lungo ed estenuante la politica del “primo non prenderle e poi vediamo” con un Iemmello così, da capocannoniere, sta comunque pagando, perché si sta facendo un campionato importante. Ora però l’obiettivo è quello di riuscire a centrare la posizione migliore nei playoff per giocarsi una gara secca e quindi adesso c’è sicuramente bisogno di vincere qualche partita in più”.

“Il mio curriculum è abbastanza lungo, perché da Catanzaro, se non ricordo male, sono stato a Prato, San Marino e Como. Ho smesso a 37 anni e ho cominciato subito ad allenare. Ho fatto quattro anni da allenatore in seconda e poi l’ho fatto anche a Portogruaro, con Domenicali. Poi ho iniziato ad allenare in tutte le categorie, dai piccoli ai grandi. In Friuli, purtroppo, a parte l’Udinese e poi anche la Triestina, non ci sono squadre professionistiche e quindi i campionati che vanno per la maggiore sono quelli dilettantistici. Ho allenato per otto anni in Eccellenza, ho allenato la Rondinella Firenze e in Serie A il Tavagnacco femminile. Sono diciannove anni che faccio l’allenatore e ora sono qui, vicino casa, in Prima Categoria. Non ci sono state grosse opportunità per poter pensare di prendere e andare via dal Friuli e muoversi con la famiglia e perciò sono qui, dove faccio l’allenatore ad Aquileia, e sono anche direttore tecnico e responsabile del settore giovanile. Vivo a Grado, arrivo al campo in cinque minuti ed anche per la famiglia questa è una cosa buona”.

“Delneri è di Aquileia e ogni tanto passa a trovarmi. Sono stato anche suo giocatore nella Pro Gorizia. Sono in buoni rapporti”.

“La costruzione dal basso è un po’ la moda del calcio a livello mondiale. Anch’io, con la mia squadra, cerco, se possibile, di partire da dietro, cercando di uscire dalla prima pressione. Ma per fare questo devi avere dei giocatori che abbiano una buona proprietà di palleggio, perché una volta era difficilissimo chiedere ai difensori di uscire palleggiando, con il giro palla. Oggi sono più preparati e però sono meno bravi a marcare, rispetto ad una volta. Ormai lo fanno tutti. A me non piace andare a correre dei rischi, nel momento in cui l’avversario ti viene a prendere. Ci sono partite importanti in cui non è il caso di andare a correre troppi rischi ed in questi casi prediligo più un calcio verticale, per andare subito alla ricerca dell’attaccante e giocare sugli scarichi e gli inserimenti. Ci si allena in settimana, sicuramente, nella costruzione dal basso, ma oggi si conosce tutto degli avversari e sai come vengono a prenderti, sai che ti viene a prendere e ti prepari per uscire dalla pressione. Però si vedono, anche in televisione, dei pasticci imbarazzanti. Se ho un attaccante come Iemmello, ad esempio, devo cercare di fargli arrivare la palla nel più breve tempo possibile. Tutte queste marmellate difensive e questa costruzione estenuante dal basso non mi garbano troppo. La capisco, la insegno ai miei giocatori, ma io sono più per un calcio verticale”.

“Iemmello lo conosco di fama, ma non conosco tutte le sue caratteristiche come giocatore. È un bomber e fa gol. Mio figlio mi dice che ha le stesse caratteristiche di Ciro Immobile. Avendo avuto io le caratteristiche di Zamorano o di Lautaro, posso dire che un po’ mi assomiglia, per come giocavo io una volta”.

“Il fatto che la società non abbia stravolto il lavoro fatto negli scorsi anni è importantissimo. Così si mantiene l’identità, la coesione e si crea lo spirito di gruppo”.

“Sicuramente il gol che feci in notturna contro il Campobasso non me lo posso scordare. Dall’altra parte, purtroppo non posso scordare la sconfitta in casa con il Sora, perché eravamo a un passo dalla vittoria del campionato. Quel giorno ha cambiato anche la mia storia personale. Ero intenzionato a fermarmi ancora ed a restare. Vivevo a Soverato e Catanzaro la ricordo ancora con tanto affetto”.

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