... ...
mercoledì 18 Settembre 2024

Maurizio Raise: “Il Catanzaro di oggi come una squadra di altri tempi. E’ esploso un vero e proprio incendio di passione”

Condividi

Dire Raise è dire una passione e una militanza in giallorosso che si trasmette di padre in figlio sul campo, onorando la maglia per due generazioni. Entrambi, professione centrocampisti. Da una parte Stefano Raise, nato a Grado (Gorizia) l’8 agosto 1932 e scomparso nel 2008, che nel 1955 arriva dal Verona a vestire la maglia giallorossa per undici campionati con 312 presenze e 26 gol segnati, scegliendo poi la Calabria come terra d’adozione, Dall’altra c’è Maurizio Raise, il figlio, nato anche lui a Grado il 16 giugno 1959. A Catanzaro, fra Serie A, B e C2 disputa, in quattro stagioni differenti, 44 partite. Il suo esordio in maglia giallorossa porta la data del 15 gennaio 1978, Catanzaro-Rimini 1-0, entrando in campo al 69’ al posto di Alberto Arbitrio. Nello stesso campionato entra in campo dalla panchina altre due volte, coincise con altre due vittorie (Como-Catanzaro 1-2 e Catanzaro-Palermo 3-1). E nel successivo campionato di Serie A arriva un esordio da ricordare, a San Siro, la “Scala del calcio”, il 22 ottobre 1978 contro l’Inter, entrando al 55’ al posto di Adriano Banelli. E curiosamente, la seconda ed ultima presenza con il Catanzaro in Serie A capita proprio nella gara di ritorno contro i nerazzurri, il 18 febbraio in Catanzaro-Inter 1-1, subentrando a Pietro Michesi quando mancano due minuti alla fine. Dopo varie altre esperienze fra C1 e Serie B fra Rende, Matera, Taranto e Arezzo, Raise torna in giallorosso nella stagione 1983/84, con 29 gare disputate nella serie cadetta. Poi va al Lecce dove gioca per quattro campionati, con 103 presenze e 4 reti, ottenendo due promozioni in Serie A, nelle stagioni 1984-85 e 1987-88. Nelle ultime due stagioni ritrova il suo ex allenatore avuto a Catanzaro, Carlo Mazzone. E dopo altre annate in giro per l’Italia, conclude la carriera proprio in giallorosso, con 10 presenze nel campionato di C2 1991/92.  

Ma la passione è sempre il Catanzaro e lui ci tiene a sottolinearlo, anche a nome della sua famiglia: “Ho avuto sempre nel cuore questi colori e questa città, che mi hanno visto crescere fin da bambino. In qualsiasi società ho avuto la fortuna di militare nei miei anni di professionismo, alla fine di ogni gara il mio pensiero è sempre stato sapere il risultato del Catanzaro in qualsiasi categoria fosse, e non certo sapere i risultati delle big. Resterò sempre grato a questa città, che ci ha accolto con amore e passione. Grazie Catanzaro”. 

Hai seguito il Catanzaro in questo campionato e cosa te ne è sembrato? 

Io seguo il Catanzaro da sempre. Quest’anno è stata messa in campo una “macchina da guerra” perfetta, frutto anche di scelte oculate da parte di tutte le componenti societarie e di un team che ha saputo trasformare la rabbia dello scorso campionato in un unico intento.

Quali sono stati i punti di forza di questa squadra? 

La mentalità e l’amalgama che il tecnico ha mantenuto e sostenuto giorno dopo giorno con i ragazzi, lavorando tutti verso unico obiettivo. La dimostrazione è data dal fatto che chiunque venisse chiamato in campo, anche per pochi scampoli di gara, ha dimostrato la stessa intensità di chi veniva sostituito. A partire dai vertici della società, fino al magazziniere, meritano tutti un Grande plauso. Infine, vedere alcuni giocatori, in questa categoria, esprimersi con entusiasmo la dice lunga su quanto questo gruppo ha voluto con fermezza ogni    singolo punto conquistato.

Che differenza c’è e che punti simili fra questo Catanzaro e quello in cui tu sei cresciuto e hai giocato? 

La differenza è abissale. Allora si giocava veramente per la maglia che rappresentavi. Oggi il calcio è molto cambiato. Troppi soldi, troppi interessi di vario genere, troppi programmi televisivi dove si lascia spazio a persone che commentano senza aver mai vissuto uno spogliatoio o neanche giocato nel campo della parrocchia. Allora si entrava in campo anche con le caviglie gonfie, si lottava e si cercava il risultato a costo di tutto. Oggi, appena ti toccano sembra la fine del mondo. Posso tranquillamente dire che il Catanzaro di oggi ha dato la certezza di una squadra di altri tempi, perché si è cucita addosso la maglia, fiera di rappresentare una città, i colori, un popolo ed un’Intera regione giallorossa.

Che cosa ne pensi del pubblico che quest’anno ha seguito la squadra? 

Il tifoso giallorosso ha sempre avuto a cuore le sorti della propria squadra, sia nel bene che nel male. Troppe sofferenze e illusioni li avevano allontanati, ma in cuor loro hanno sempre amato questi colori. Bastava una piccola scintilla per far riesplodere quell’amore assopito. Ora davanti a codesta meraviglia di squadra, non solo è scoccata la scintilla, ma è esploso un vero e proprio incendio di passione, dopo tante e tante delusioni cocenti.

Da addetto ai lavori, cosa occorre a questa squadra per fare bella figura anche nel campionato di Serie B? 

Guarda, il meccanismo è ben collaudato. Purtroppo le regole della serie B impongono scelte diverse e dolorose. Il Catanzaro sarà costretto a salutare forzatamente qualche elemento. Sono certo che verrà allestita una squadra competitiva e che le scelte saranno nella logica di una continuità tecnica ben definita. La società, i dirigenti e tutto lo staff tecnico faranno la loro parte e tra qualche mese riavremo nuovamente davanti agli occhi un nuovo modello di “macchina da guerra”. 

Leggi altro

Ultimi contenuti