L’esordio in Serie B 2025-26 del Catanzaro di Alberto Aquilani si chiude con un pareggio che vale più di un punto. Al “Nicola Ceravolo” finisce 1-1 contro il Südtirol, al termine di una gara ruvida, spezzettata, per larghi tratti indirizzata dagli ospiti e rimessa in equilibrio dal colpo da campione di Pietro Iemmello.
In sala stampa il tecnico non ha cercato scorciatoie: «È stata una partita complicata, e dir poco. Il vento ha inciso più di quanto immaginassi, ma dobbiamo conviverci. Siamo una squadra nuova e giovane: queste gare ci dicono che dobbiamo crescere in qualità e personalità». L’avvio ha raccontato un Catanzaro impantanato nella pressione a uomo altissima disegnata da Fabrizio Castori: duelli continui, campo allungato, seconde palle spesso biancorosse e poche possibilità per i giallorossi di consolidare il possesso. Poi la ripresa, col baricentro più alto e un atteggiamento più coraggioso, ha restituito un fotogramma diverso e una squadra in grado di salire di tono.
La giocata del capitano e il peso delle individualità
Nel calcio dei principi, la qualità dei singoli resta uno spartiacque. Aquilani lo ha sottolineato con chiarezza: «Ci vuole anche chi salta l’uomo, chi inventa». È la cornice perfetta per la prodezza di Iemmello, che accorcia il campo, si apre il tiro e incastona all’incrocio la palla dell’1-1, riaccendendo il Ceravolo e ridando ossigeno a una squadra che fino a quel momento aveva faticato a risalire. Accanto al capitano, hanno inciso due scelte che hanno dato ossigeno al palleggio: la spinta della coppia di centrocampo con più coraggio in conduzione e l’impatto dei cambi, in particolare di Alphadjo Cissé. «Lo vedo da trequartista o seconda punta: più dentro al campo che fuori, ma con gamba per allargarsi», ha spiegato il tecnico. Segnale di una squadra che vuole essere fluida, capace di cambiare pelle in corsa, ma che per farlo con efficacia deve affinare tempi, distanze e letture.
Scelte, gerarchie e responsabilità: perché hanno giocato Verrengia e Rispoli
Le novità di Bruno Verrengia dal via e di Fabio Rispoli in mediana hanno acceso il dibattito. Aquilani ha motivato senza giri di parole: «Verrengia è stato preso per giocare, meritava spazio e ha fatto bene: avrà capito cosa significa la B. Rispoli mi sta dando risposte importanti ogni giorno. Jacopo Petriccione resta un perno, ma scelgo in base a ciò che vedo e all’avversario». Non sono mancati stimoli mirati agli esterni offensivi: «Da Patrick Nuamah e Marco D’Alessandro mi aspetto di più: hanno qualità per incidere, allungarci, puntare l’uomo e sbagliare meno».
Il filo conduttore è un’idea precisa: principi sopra i numeri, duttilità sopra gli schemi rigidi. Lo si è visto nelle micro-variazioni tra 4-2-3-1 e uscite a tre in costruzione, con compiti “ibridi” tra le linee. È un cantiere aperto, che ha bisogno di sedute, partite vere e decisioni coerenti per salire di livello nella gestione delle seconde palle, nella riaggressione e nella rifinitura quando gli esterni vengono ingabbiati.
Il Ceravolo, il mercato e i prossimi passi: cosa serve per alzare l’asticella
Sul contesto, Aquilani è stato sincero: «Bello, molto bello. Si vede che è uno stadio, un popolo che vive di emozioni e sta dietro alla squadra. Avremmo voluto regalare i tre punti». La spinta del Ceravolo dovrà diventare un’abitudine e non un’eccezione; la squadra, dal canto suo, dovrà meritarsela con prestazioni più continue, specialmente in casa, dove il vento – variabile non marginale – va assorbito tatticamente e trasformato in vantaggio competitivo.
Inevitabile lo sguardo al mercato: «Sono contento del gruppo: è giovane e può crescere. Ma mi aspetto qualcosa che pari un po’ di forza e di gamba rispetto alle squadre più strutturate. Se arrivano profili pronti subito, meglio; altrimenti andiamo avanti con questi ragazzi». Il calendario non aspetta: sabato trasferta sul campo dello Spezia, «squadra ferita» e quindi ancora più insidiosa. Un altro esame di maturità per consolidare gli automatismi, ripulire le uscite da dietro, leggere meglio i momenti in cui saltare una linea e imporre, con qualità e personalità, la propria traccia.
Il pareggio con il Südtirol è una base, non un traguardo. Resta la tenuta mentale – la capacità di restare nella partita – e il lampo del capitano; restano anche margini evidenti su cui lavorare: continuità nelle seconde palle, più pulizia nell’ultimo terzo, scelte più rapide quando l’avversario accetta la battaglia e alza la pressione. La chiosa del tecnico è già un programma: «Questo pari ci dice che dobbiamo fare di più. L’abbiamo raddrizzata con una giocata: per salire di livello servono qualità e personalità, ogni giorno. Lo Spezia arriverà forte: noi dobbiamo farci trovare pronti». È l’inizio del percorso: le Aquile hanno mostrato il carattere per raddrizzare la rotta; adesso serve trasformare i segnali in struttura.